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Di Gioia "trascurato" lascia e fa a pezzi Emiliano: "Io delegittimato, mi ha esposto al ridicolo"

Conferenza stampa dell'ormai ex assessore foggiano. Confermate le dimissioni annunciate qualche giorno fa, con la protesta dei gilet rossi. Ed esclude un'operazione tesa a candidarsi a sindaco

“Io con grande dignità, piuttosto continuare questo tipo di lavoro, perché è inutile avere un assessore se non con strumenti straordinari, rassegno le mie dimissioni, do al Presidente la delega, ma consegno ad Emiliano anche un piccolo testamento di quello che è assolutamente irrealizzabile se non con interventi furi dal comune: personale subito, chiarire se ci sono le risorse, subito due nuovi bandi, e guarnire il settore di dirigenti che abbiano la forza e il potere di firmare atti complicati. Cambiare la dinamica politica tra questo assessorato e gli altri: se è una priorità, che si faccia straordinariamente ciò che ad oggi non si è riusciti a fare”.

L'Editoriale, la sfida di Leo Di Gioia

Leonardo Di Gioia lascia. Lo ha appena confermato in conferenza stampa. E il j’accuse è lungo ed ha a che fare con anni di lavoro affannoso, sofferente, senza soldi, senza personale e con un Emiliano che “non può essere il passante sul corso che incontra gli agricoltori” per fornire soluzioni che non ci sono a problemi che” questa amministrazione regionale ha contribuito a creare”. Non può "delegittimarlo". La chiama operazione verità  e si prepara a tornare tra i banchi del consiglio regionale. “Io sono il particolare che Emiliano ha trascurato” dice. “E se uno devo fare il sindaco di Foggia,  lo dice e si candida. Non dà le dimissioni per fare il sindaco. Chiarezza e verità” replica ai cronisti. Della serie, non ho bisogno di fare operazioni politiche opache.

Ecco cosa ha appena detto l’ormai ex assessore foggiano. “Tre anni fa ho accettato la sfida dell’agricoltura vedendo in essa un riconoscimento del lavoro svolto per la Puglia (da assessore al bilancio, ndr) e in rappresentanza del mio territorio, un territorio a vocazione agricola, che spesso non ha avuto risposte.  Abbiamo portato avanti il nostro lavoro con ascolto ed equilibrio. Non c’è una verità assoluta, che possa accontentare tutti. La materia agricola è complessa, le posizioni spesso sono contrapposte, i territori sono contrapposti.  Ci è stato chiesto di sognare e guardare in grande. Molti errori sono stati fatti. E questa conferenza non vuol esser autoassolutoria. Un po’ per inesperienza, un po’ perché la materia è realmente complicata. Con tanta umiltà ho dovuto assumere in molti casi decisioni che non sempre hanno avuto effetti desiderati. Non è stato facile.

La vertenza PSR. "Gli errori però sono rimasti indelebili nel giudizio, il Tar ha segnato in maniera profonda il rapporto tra noi e i beneficiari del Psr. I colpevoli spesso sono diventati le vittime e viceversa, con un racconto ad uso e consumo ora politico, ora propagandistico

La  nostra decisione è stata quella di guardare ad un Psr competitivo. Il meccanismo prevede la valutazione delle perfomance, del rendimento. Questa costruzione è stata mal utilizzata da chi ha concorso ai nostri bandi. La Regione ha messo in campo tutte le opzioni per fare i controlli. Ma in presenza di migliaia di pratiche e centinaia di ricorsi al tar, ci siamo trovati a dover affrontare in maniera anche imprevista tutto questo. Siamo oggi al Tar, stiamo dimostrando che molti beneficiari hanno alterato le loro domande, e molti dei corretti si trovano in posizione non idonea Questa è una lesione nel rapporto tra noi e gli utenti, di cui abbiamo responsabilità oggettiva. L’Amministrazione è colpevole di non aver pensato che ci fossero molti disposti ad alterare la concorrenza.

Faremo di tutto per poter individuare fino all’ultimo quelli che hanno barato. Non è una criminalizzazione dei tecnici, ma ce ne sono alcuni che hanno furbescamente utilizzato la buonafede, non è criminalizzazione degli agricoltori ma ce ne sono alcuni che raccontano cose non credibili. Nel complesso il sistema è stato penalizzato”.

E poi, che si dica la verità: "Il psr non può essere per tutti gli agricoltori. Purtroppo le risorse non sono adeguate, 10mila domande, ne possiamo soddisfare 1000-1500. Forse si è creataun'aspettativa che è andata al di là” ammette Di Gioia, per il quale "siamo comunque in media con i profili delle altre regioni e molto si è drammatizzato, più in chiave politica”. Ma nel psr non si esaurisce il suo lavoro. “Abbiamo affrontato la riforma della pesca, del settore foreste e caccia, abbiamo prodotto più di 12 leggi specifiche per gli agricoltori, è questa la materia che più di tutte è stata coltivata. L’assessorato si è distinto per lavoro anche silenzioso”.

“Questa conferenza non è però né autoassoluzione né autocelebrazione. Serve a capire perché l’assessore decide di puntare i pedi e, in maniera clamorosa, di rassegnare le dimissioni. Si poteva continuare a soffrire, mantenendo il timone. Ma ho pensato che per una questione di dignità personale e di tutela del ruolo, fosse il momento di mettere un punto di chiarificazione tra l’assessorate e gli agricoltori e tra l’assessorato e il resto della giunta, e con Michele Emiliano.

Il rapporto burrascoso con Michele Emiliano. Affonda duramente Di Gioia verso il governatore. “Penso che il presidente Emiliano abbia caratterialmente una vocazione ad entrare su tutte le materie. Io non ho posto il tema di essere autonomo, so bene di essere un delegato del presidente. Però penso anche che il presidente non può ergersi in corso d’opera a risolutore di situazioni che anche lui ha contribuito a creare. Non può essere il passante sul corso che incontra gli agricoltori in protesta. Credo che non sia onesto nei miei confronti né nei confronti degli agricoltori, né verso chi deve farsi un giudizio. Emiliano può occuparsi di agricoltura ma deve avere il garbo di venire in commissione e partecipare. Non può essere l’assessore colui il quale viene messo sullo sfondo come fosse parte del problema, invocando una capacità di soluzioni che in questi anni non si è palesata”.

L’operazione verità. “Emiliano ci dica: l’agricoltura è una priorità? Continuare a dirlo senza essere consequenziale negli atti, mi espone al ridicolo e forse espone anche lui".

Le risorse assenti. “Se continuiamo a raccontare agli agricoltori che chiediamo i soldi del Patto della Puglia al Ministro Lezzi come risorse aggiuntive ma poi non le mettiamo sull’agricoltura, di cosa stiamo parlando?. Questa situazione dei soldi va chiarita: la Regione è in grado di rimodulare i soldi del ‘patto per la puglia’ a casa sua e solo dopo chiedere soldi aggiuntivi, o questo equivoco deve continuare per troppo tempo? Chiarezza. Se non abbiamo i soldi del Patto per la puglia perché abbiamo fatto scelte diverse, diciamolo; altrimenti facciamo danno soprattutto a me e a chi si rapporta con gli agricoltori".

Personale assente. “Rafforzare la struttura con professionalità che non ci sono più. L’assessorato è sguarnito, possiamo ancora dire che siamo il fronte office? E normale una così consistente penalizzazione del nostro assessorato? L’assessore può fare tutti sforzi del mondo. Ma bisogna programmare un forte consolidamento di personale nelle strutture decentrate e centrali. Non c’è personale che può seguire tremila pratiche, e quindi ci si inventa un software, che poi si blocca perché non può contemplare tutte le variabili. In questo modo si rende servizio alla regione o è un problema dell’assessore? Il presidente deve intervenire. I dirigenti hanno pensato bene di migrare altrove. Dico al presidente: piuttosto che ascoltare gli agricoltori di là, venga qui e ci aiuti a trovare le soluzioni. Il problema è sapere cosa dire agli agricoltori". 

Personale, risorse, politica: “C’è una responsabilità politica nell’aver rallentato l’operatività di questo assessorato, ora serve un piano straordinario per rimettere in moto questo ufficio” dichiara Di Gioia, che chiama in causa le responsabilità politiche di Emiliano anche sul caso Xyella, Arif, Consorzi di bonifica: “questa maggioranza non può lasciare l’assessore al bivio, mezza riforma non trova soddisfazione finale perché una parte ritiene che quella riforma sia sbagliata. Serve un chiarimento politico definitivo: si capisca fino in fondo se la regione è in grado di chiudere questa vicenda. Dare 10milioni è la metà di quel che serve, e non si è capito bene se lavorano o non lavorano. Se chiediamo soldi agli utenti dobbiamo fornire servizi. Gli ultimi 14 milioni di euro dati ai consorzi commissariati erano anche per le cartelle esattoriali ma non le stiamo abbattendo”.

Il punto definitivo di Di Gioia. “Può un assessore che si trova dalla mattina alla sera a parlare con gli agricoltori e che ha ereditato situazioni difficili, essere onesto intellettualmente e raccontare le cose che si possono realmente fare? Oppure dobbiamo continuare a tirare la palla avanti per avanti? Basta, metto un punto definitivo.

Le mie dimissioni richiamano ad una responsabilità complessiva, ora che si diano soluzioni oggettive. Si può anche dire che alcune cose non sono in grado di essere risolte, si può anche dire che non ci sono più le risorse del Patto per la puglia. E’ più la parte estetica che ci impegna, rispetto al merito. Manca un anno e mezzo e molte cose si possono rimettere in piedi. Nn sto dando colpa a nessuno, non sono esente da responsabilità. Non sto dicendo che c’è tecnostruttura che ha colpa. Sto dicendo che forse sarebbe il caso di utilizzarla bene la nostra presidenza. L’amore di Emiliano per la Regione si trasformi in azioni coerenti. A mio avviso vincerà le elezioni anche la prossima volta, meglio averglielo detto con un congruo anticipo.

E chiederò di non essere inserito in commissione agricoltura. È igienico sapere fare anche gli ex assessori. A differenza di altri, che non riescono a lasciare i luoghi del potere. Questa agricoltura viene da tante scelte sbagliate ma anche da grandi intuizioni. E’ per queste che si deve lavorare, non per assumere visibilità impropria: si può essere ex, non degli alter ego per rimembrare fasti del passato di un ancien regime, che molto hanno di regime per lo scarso stile partecipativo”.

Di Gioia torna tra i banchi del consiglio. Troppo logoro ormai il rapporto, troppo sfiancante lavorare con un’amministrazione che si bea di annunci e poi lascia soli i suoi assessori, salvo mortificarne la dignità di fronte ad una protesta. E se Emiliano è fatto così, non bada molti ai particolari, “io sono il particolare che non ha considerato” sibila Di Gioia. Che resterà in maggioranza par di capire. E che “se voglio fare il sindaco di Foggia, lo dico”, non faccio operazioni opache par replicare a chi ha intravisto altre regie ed obiettivi. Ora il problema è tutto di Emiliano. Tornerà Di Gioia se Emiliano dovesse chiederlo? "Il futuro è nella mani del presidente. Sempre che ritienga che queste partite siano di pregio". 

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