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Vicino a Salvini e con la fascia tricolore: centrodestra spaccato su Landella

Parlano Vitali e Di Mauro. Gatta e Di Pasqua difendono il sindaco. Di Giuseppe: "Ho provato un certo imbarazzo". De Leonardis: "Non condividiamo parole utilizzate su quel palco sul tema dell'immigrazione"

Che nel centrodestra sia in atto una guerra intestina fortissima, rispetto alla quale ciascuno agisce come meglio crede, quantomeno fino al 4 dicembre, è fotografia restituita anche dagli ultimi accadimenti nazionali e, di riflesso, territoriali. La partecipazione del sindaco di Foggia, Franco Landella (e, con lui, di altri sindaci di Forza Italia), alla manifestazione organizzata a Firenze da Matteo Salvini, con tanto di autocandidatura a leader del centrodestra del segretario leghista, ha destato non pochi imbarazzi. Ben celati da alcuni, malcelati da altri. Tutti, ad ogni modo, accomunati da un certo livello di comprensione per il primo cittadino foggiano che, al pari di altri, sarebbe caduto in una sorta di trappola politica. "Perché una cosa è andare sapendo di partecipare ad una manifestazione sul referendum costituzionale, altro è ritrovarsi spettatori di una autoinvestitura". Scorretto Salvini, dunque. E però.

E però il segretario regionale di Forza Italia, Luigi Vitali, li aveva "avvisati" laddove aveva sconsigliato ai rappresentanti del Sud di prendervi parte. Inascoltato. "Sostengono (Landella e Giorgino, sindaco di Andria, ndr) di essere stati invitati da esponenti stessi di Forza Italia. Il sindaco di Foggia, pare, da Marcello Fiori, responsabile degli enti locali del partito". E quindi? "E quindi cosa posso dire io: ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Se non parla il nostro leader difficilmente posso aprire io un caso politico" dichiarava amaro Vitali ieri sera.

L'ON. VITALI: "FASTIDIOSO VEDERLO SU QUEL PALCO"

Perché nelle ultime ore Berlusconi ha parlato. E Stefano Parisi, autocandidatosi alla leadership del centrodestra in feroce contrapposizione a Salvini, sembra averlo scaricato. Consapevole,l'ex premier, di non poter fare a meno della Lega. Ma altrettanto consapevole che Forza Italia è altro, diversa da un partito a trazione leghista-lepenista. Carte in tavola cambiate, dunque, nel giro di qualche ora. Il momento è delicato in casa azzurra, dilaniato dalla guerra per la successione a Berlusconi e per la collocazione stessa del partito nel panorama politico. "Dopo il 4 dicembre si chiariranno molte cose" rinvia Vitali, che solo ieri affermava, convinto: "una parte di Forza Italia se ne andrà, sceglierà la Lega". Ma se è lo stesso Berlusconi a scegliere la Lega? Non si sa. Quel che è certo è che, al momento, per chi ha partecipato alla manifestazione di Salvini a Firenze sembra valere più valere la considerazione dell'incidente di percorso che della mossa tattica. Ma, da Bari, si resta in guardia.

Morbido e restio ad esporsi troppo il segretario provinciale Raffaele Di Mauro, sino ad ora rimasto in silenzio. "Non mi sento di condannare la presenza di Landella su quel palco. In fondo era stato invitato da Forza Italia ed era lì al pari di altri sindaci. Tra l'altro l'annuncio di Salvini lascia il tempo che trova: sarà l'esito del referendum a chiarirci il percorso da perseguire e le strade che ciascuno di noi intenderà intraprendere. È ovvio che noi ci poniamo su posizioni più moderate rispetto a Salvini. Ma prima di occuparci della leadership del centrodestra, dovremmo occuparci dell'unità del centrodestra e di quella di Forza Italia" afferma il segretario provinciale che, sul punto però, non sembra molto ottimista. E a chi fa notare (Civica per la CapitAmata è tra questi) che prima di inneggiare all'unità del centrodestra nazionale, il sindaco di Foggia dovrebbe "guardare in casa sua - dichiara il consigliere comunale Antonio Vigiano - e preoccuparsi anzitutto dell'unità della sua coalizione", Di Mauro difende: "A Foggia le rotture attengono a problemi personali degli interlocutori. Non c'è nulla di politico". Il riferimento è anzitutto al capogruppo dei Fratelli d'Italia, Giuseppe Mainiero, che non ha perso tempo, il giorno dopo la manifestazione di Firenze, a stigmatizzare la presenza di Landella a Firenze (con tanto di foto con Giorgia Meloni, leader del partito di Mainiero) come una "carnevalata". 

C'è un aspetto, tuttavia, che pare accomunare la gran parte dei commenti: la fascia tricolore. Perché se Di Mauro non l'avrebbe indossata ("ma ciò attiene alla cultura istituzionale che ciascuno di noi ha" afferma), nessun problema per il capogruppo di Forza Italia Consalvo di Pasqua: "E dov'è il problema? Lo hanno fatto tutti e lo ha fatto anche il nostro sindaco" minimizza Di Pasqua, tra i pochi a schierarsi totalmente ed incondizionatamente dalla parte di Landella: "Ha fatto bene ad andare – dichiara - è stato invitato da Toti". Vitali si dispiace? "Ma Vitali si dispiace sempre - liquida il capogruppo-. Peccato però che in politica valgano gli eletti" affonda.

"Non ci trovo nulla di disdicevole" gli fa eco Gatta, vicepresidente del consiglio regionale. "Penso che Landella non sapesse delle intenzioni di Salvini. Forse sarebbe occorsa maggiore cautela - dice - ma mi sento di giustificarlo". E non si capisce, a questo punto, cosa sia meglio per Landella: passare per colui che ha messo in campo una mossa tattica (vista anche l'ultima mossa di Berlusconi) o, piuttosto, per colui che ha compiuto una ingenuità.

Anche perché, se di tatticismo si tratta, è bene che si scoprano subito le carte in tavola secondo Ncd, in maggioranza a Foggia con Landella. Alfano ha riaperto ad una intesa con Berlusconi, ovviamente senza Lega. "L'area popolare alla quale stiamo lavorando ha proprio questa finalità" dichiara Franco Di Giuseppe.

"Ma è chiaro che noi abbiamo altri valori, lontani anni luce dal populismo leghista. Meno difficile sarebbe una intesa sul nome di Parisi. Ergo, cosa vuol fare Forza Italia e, in loco, il nostro sindaco?". "Certo - gli fa eco il coordinatore provinciale e consigliere regionale Giannicola De Leonardis - non possiamo condividere le parole utilizzate su quel palco sul tema della immigrazione. I principi che ci ispirano sono quelli cattolici dell'accoglienza. Sicuramente – continua - è un argomento complesso, sul quale lavorare. Ma da qui a farne elemento di battaglia politica urlato al vento ce ne passa". "Non nascondo che ho avvertito un certo imbarazzo, morale anzitutto, a sentirlo parlare così. Non me lo aspettavo da una persona moderata come lui" aggiunge Di Giuseppe. "Vero è – continua - che una piazza ti porta adrenalina, procedendo effetti che vanno al di là del le intenzioni iniziali. Ma, a questo punto, io mi sarei astenuto dal prendere la parola. E dall'indossare la fascia tricolore". 

Nessun caso politico, comunque. Anche perché non ci sarebbe né la forza di affrontarlo né l'autorevolezza per farlo. Piuttosto la conferma della navigazione in alto mare del centrodestra tutto, che allo stato sembra aver mutuato lo slogan cinque stelle "Uno vale uno", andando addirittura oltre: uno vale uno. E ciascuno per sé. 

Regola che pare valga anche per il referendum del 4 dicembre rispetto al quale Forza Italia comincia a mostrare crepe. Diverse infatti le voci che vogliono alcuni consiglieri comunali azzurri a Bari, alla manifestazione del senatore Francesco Amoruso per il sì. Tra questi, da Foggia, Pasquale Rignanese.

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