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INTERVISTE | Amministrative 2014, Landella c’è: “Io portatore di consensi”. E valuta Di Gioia

Il segretario provinciale del Pdl si rialza dopo l'atto intimidatorio subito, non si nasconde e lancia la candidatura a sindaco. Allontana l'ipotesi primarie e non esclude Leo Di Gioia sintesi del centrodestra

E’ passato qualche giorno dall’attentato che ha coinvolto il vicepresidente del consiglio comunale, Franco Landella, al quale, lunedì’ sera, sotto casa, hanno bruciato l’automobile di famiglia. Che si tratti di atto intimidatorio o di semplice atto vandalico non è dato saperlo. Ciò che è certo è lo stato d’animo del segretario provinciale del Pdl quando lo incontriamo.

Landella, si è fatto un’idea di cosa ci sia dietro questa azione delinquenziale?

Non è facile. Mi auguro sia stata l’azione di un balordo e non la risposta alla mia azione politica. A più riprese, e con insistenza, mi sono fatto portatore della richiesta di un consiglio monotematico sulla sicurezza, soprattutto dopo la recente escalation di atti criminali in città. Spero non sia una risposta a queste mi iniziative. Perché, al contrario, sarebbe grave e pericoloso.

Non è la prima volta che resta vittima di attentati del genere. Successe anche durante l’amministrazione Ciliberti. Ha mai ricevuto intimidazioni o pressioni rispetto alla sua attività politica?

Sono fra i pochi che può camminare serenamente in città. Certo, sono cosciente del fatto che su alcuni temi delicati mi sono spesso sovraesposto, penso alle manovre edilizie, alle lottizzazioni abusive. In passato, per questo, sono stato anche ascoltato dalla magistratura. Ma sono tranquillo.

Tuttavia spesso l’opposizione, anche in questa consiliatura, ha cavalcato, in chiave elettoralistica, la pancia della città. Si tratta di un pericoloso boomerang, che torna indietro.

Non ho mai voluto strumentalizzare alcunché. Se la mia azione politica talvolta è apparsa populistica, chiedo scusa, non e’ mai stata intenzione fomentare. E spesso ho condannato  i colleghi che lo hanno fatto. Non sono un sobillatore di masse.

Lei è tra i papabili per l’imminente corsa a sindaco. Può essere anche questo? Una sorta di avvertimento?

L’ho pensato. Mi auguro non sia così, che il livello di conflittualità politica non degeneri fino a questo punto. Ricordiamo tutti quanto fu avvelenato il clima della scorsa campagna elettorale. Scontriamoci sul terreno politico o rischiamo di farci male. La sera dell’attentato era di ritorno dalla chiesa dell’Addolorata; avevo appena finito di pregare la Madonna affinché compia su Foggia lo stesso miracolo dell’800, quando liberò la città dal colera. Oggi ne compi un altro e la liberi dal degrado sociale, da questa aria pesante che si respira. In tutti i sensi. 

Landella, sarà lei il candidato del centrodestra alle prossime amministrative?

Non nascondo questa legittima ambizione ma prima di sacrificarmi -perché potrei optare anche per lidi più tranquilli- sul mio nome deve formarsi una convergenza diffusa, non solo da parte delle forze politiche ma sociali, imprenditoriali e sindacali. Se sarà il mio nome la giusta sintesi, io sono in campo.

E’ una risposta meno grintosa e risoluta rispetto alla determinazione che mostrava solo un paio d’anni fa. Toni molto più concilianti. Non è che in questo c’è lo zampino di Fitto?

Fitto si intromette se viene chiamato o laddove c’è confusione ed assenza di maturità politica. Non fu Fitto 4 anni fa a candidare Enrico Santaniello. Al contrario, fosse stato per lui, si sarebbe puntato su un altro nome.  Furono il parlamentare Antonio Leone, l’allora consigliere regionale Lucio Tarquinio ed il deputato e presidente della Provincia, Antonio Pepe, tre autorevoli esponenti del Pdl, a scegliere.

Ed oggi?

Oggi tocca alla gente. Alle recenti amministrative abbiamo perso comuni importanti per colpa di candidature sbagliate, frutto degli egoismi e dei personalismi dei parlamentari che ci hanno imposto il candidato. Non abbiamo ascoltato la percezione della gente.

E’ un’apertura alle primarie?

L’esperienza del centrosinistra ci insegna che le primarie non sono la panacea, anzi. Possono creare profonde fratture i cui strascichi si riverberano poi, sistematicamente, sull’azione di governo. Commissionerei dei sondaggi, invece. Come si fa a livello nazionale. Sto valutando. Ne parleremo più approfonditamente a settembre. Anche perché tutto è ancora in fieri, si parla di tornare a Forza Italia. Gli ex An sono molto preoccupati. Potrebbero consumarsi strappi importanti. So di incontri già avviati con La Destra di Agostinacchio e Longo.

E’ giusto secondo lei fare la primarie nel Pd-centrosinistra tra il sindaco uscente, Gianni Mongelli, ed un altro nome?

Non voglio intromettermi. Dico solo che è un’anomalia sostenere Mongelli fino all’ultimo giorno e poi confrontarsi con le primarie. Se non si condivide l’azione, si va via prima, non si arriva fino alla fine. Non rientra nella correttezza politica. Non si può chiedere a Mongelli di fare il “lavoro sporco” e poi scaricarlo, come si è fatto con Ciliberti.

Tornando ai  “lidi tranquilli”,  parla della Regione Puglia?

Se non sarò io il candidato sindaco, qualcosa farò. Sono un portatore di consensi, non me ne starò con le braccia conserte. In quanto a penalizzazioni ho già dato.

Avete avviato anche dei contatti con Scelta Civica? Potrebbe essere Leonardo Di Gioia l’uomo della sintesi?

Perché no, nessun rancore né preclusioni. Peraltro Di Gioia ha sempre condiviso con noi i valori del centrodestra. E’ incomprensibile la strada che ha imboccato. Ma, sia chiaro: sempre in un rapporto di parità. Non si abbia la pretesa di prevalere sull’altro.

E’ la volta del centrodestra a Palazzo di Città?

Se non ci dividiamo e individuiamo un candidato amato, questa città ha sempre dato i numeri al centrodestra.


 

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