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Foggia tra eutanasia e testamento biologico: 1800 firme e un registro mai introdotto

Nel 2013 il tentativo di una proposta di legge di iniziativa popolare, ottenne 67mila firme, di cui 1800 in provincia di Foggia

Riuscirà il viaggio oltralpe di dj Fabo a smuovere realmente la coscienza civile e politica di un Paese, l'Italia, che, a più riprese, ha dimostrato di non avere la volontà (ed il coraggio) di parlare seriamente del complesso e delicato tema del fine-vita? O la morte del quarantenne in una clinica svizzera, lontano dal suo letto e dalle sue cose, altro non sarà che l'ennesimo caso da cavalcare per un po', sfruttandone la scia emotiva, per poi essere rimesso, opportunamente, in un cassetto? L'oggetto divide, è evidente. E però pare incontrare oggi una coscienza italica più matura. 

L’urgenza di una legge in materia viene testimoniata, infatti, da più fonti. I dati dell’Eurispes contenuti nel Rapporto Italia 2016 mostrano come il 60% degli italiani (+4,8% rispetto al 2015) sia favorevole a una legislazione sull’eutanasia. Quanto ai medici, quelli favorevoli (42%) al fine-vita superano i contrari (34%), secondo il Medscape Ethics Report 2014. Basteranno questi numeri e l'ennesima morte su un letto non italiano a convincere la nostra classe politica che probabilmente il fine vita necessita di una legge in materia?

LE PAROLE DI DON CIRO MIELE

In Parlamento giacciono sei proposte di legge sull’eutanasia che dovrebbero costituire un futuro testo unificato: cinque sono d’iniziativa parlamentare, la sesta è una proposta di legge di iniziativa popolare depositata il 13 settembre 2013, quattro anni fa, a seguito della raccolta firme di oltre 67mila cittadini organizzata dall’associazione Luca Coscioni. "Una proposta che i nostri politici hanno praticamente infognato nei meandri di Montecitorio" sbotta il segretario provinciale dell'associazione radicale Maria Teresa di Lascia, Norberto Guerriero, che spiega: "Il Parlamento la divise in due tronconi: una proposta sul testamento biologico (pare sia stata calendarizzata alla Camera per il 6 marzo), una seconda sulla eutanasia mandata praticamente a morire nonostante si tratti di iniziativa popolare e vi sia l'obbligo di discussione".

In provincia di Foggia, ricorda Guerriero, il tentativo del 2013 ottenne 1800 firme: non poche, secondo lui, se si tiene conto che la raccolta fu fatta con pochi banchetti nei centri più grandi, laddove si aveva a disposizione qualche risorsa umana in più. E, malgrado questo, "la gente si avvicinava con interesse, ritenendo fosse cosa buona e giusta legiferare sul tema, nonostante la forte e divisiva spaccatura ideologica".  

La proposta dell’Associazione fece molto parlare all'epoca e prevede che, per aver diritto all’eutanasia, la richiesta debba provenire da un paziente maggiorenne, affetto da una malattia che provoca gravi sofferenze e inguaribile, e che non si trovi in stato di incapacità di intendere e di volere. Inoltre il trattamento che porta all’eutanasia deve comunque rispettarne la dignità e non provocare sofferenze fisiche. La richiesta deve essere attuale e accertata, inoltre i parenti del paziente devono esserne informati.

Contestualmente, ricorda Guerriero, "proponemmo l'introduzione di un registro del testamento biologico nel Comune di Foggia". Amministrazione Mongelli a Palazzo di Città, governo e maggioranza di centrosinistra. Non bastò. Perché "sostenuta da una parte della maggioranza - rammenta il segretario provinciale -, la proposta venne di fatto bocciata e rimandata in commissione (che e come dire sine die, ndr) nel corso di un Consiglio comunale aspro e combattuto. Di fatto un fallimento per la città - si sfoga Guerriero -, silente sui temi civili ed il diritto di autodeterminazione". Solo a Manfredonia si riuscì ad istituirlo, il registro. Ma, a conti fatti, non avrebbe mai funzionato. 

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