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Comunali Foggia 2019

Dopo Ataf, "altre purghe in arrivo". Rino De Martino contro Landella: "Sei un dittatorello da strapazzo"

Il coordinatore del Movimento Puglia Popolare contro la decisione del sindaco di rimuovere il presidente Stefano Torraco. "Si muove come il padrone delle ferriere". E rivela altre azioni purganti

“La defenestrazione del presidente dell’Ataf in piena campagna elettorale, operata dal sindaco Landella con stupefacente tempismo, conferma lo stile amministrativo con cui si sono gestite le funzioni pubbliche nella Città di Foggia, rette  con incredibile  spregio della trasparenza e della correttezza,come se indossare la fascia di sindaco debba gioco forza equivalere a ritenersi il padrone delle ferriere,  al pari degli artifici del melodramma e del famoso romanzo d’appendice”. Così Rino de Martino, Coordinatore Provinciale del Movimento Puglia Popolare, bolla il provvedimento di revoca assunto dal sindaco di Foggia nei confronti dell’ingegnere Stefano Torraco “reo di conoscere Sergio Clemente"- aggiunge de Martino - che ha scelto di candidarsi,liberamente, sotto le insegne di Puglia Popolare che sostiene il candidato sindaco Pippo Cavaliere”.

Un comportamento gravissimo quello del sindaco, giuridicamente ed eticamente scorretto, posto che l’Ataf è una Società per Azioni, non un’arena politica dove  premiare o decapitare gli amministratori chiamati a svolgere solo compiti meramente tecnici e di gestione.  All’ingegner Torraco, professionista stimatissimo e di grande esperienza, viene così  riservato il trattamento della legge del taglione, posto che nessun addebito gli viene contestato se non il venir meno del rapporto fiduciario, evidentemente inteso da Landella come soggiacenza silenziosa ed osservante dei voleri del capo, di chi non governa ma comanda, ordina, caccia o promuove in barba a tutto e tutti, senza ritegno dei principi più basilari del rispetto delle persone"aggiunge de Martino.

Ho notizia anche di altre azioni purganti già in corso d’opera del nostro amato sindaco, capace di muoversi come un dittatorello da strapazzo in una Città chiamata proprio nei comportamenti istituzionali a ritrovare segnali di civiltà politica che dovranno riemergere con orgoglio, perché non staremo a guardare chi predica la legalità fuori dal Palazzo ma ne offende i teoremi basilari nelle stanze chiuse dove gestisce la cosa pubblica,nell’affannosa ricerca di una nuova investitura sempre arruffona e  lontana da ogni logica”.

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