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Comunali Foggia 2019

Una fondazione per i contenitori culturali foggiani, Giuliani replica al Teatro Pubblico Pugliese: "Propaganda"

L’assessore comunale alla Cultura uscente e candidata al Consiglio comunale nella lista DestinAzione Comune, Anna Paola Giuliani, risponde alla proposta del presidente del Teatro Pubblico Pugliese

“Il dibattito circa le strategie della città nel campo culturale è sempre positivo. Tanto più quando suggerisce scenari e formula proposte. A patto, però, di avere chiaro il quadro d’insieme, i risultati raggiunti ed anche la sostenibilità delle prospettive che si evocano. In assenza di tutto questo si corre il rischio di sconfinare nell’azione propagandistica e veteroelettorale più che nel contributo reale ed operativo finalizzato ad elevare un’offerta che mai come in questi cinque anni è stata ricca, qualificata, autorevole e diversificata".L’assessore comunale alla Cultura uscente e candidata al Consiglio comunale nella lista DestinAzione Comune, Anna Paola Giuliani, risponde alla proposta del presidente del Teatro Pubblico Pugliese (presidente Peppino D'Urso).
"Da questo punto di vista è difficile comprendere il senso, ma soprattutto i margini operativi, dell’appello lanciato dal presidente del Teatro Pubblico Pugliese in ordine alla volontà del Consorzio di centralizzare una serie di attività, mettendo insieme, in una fondazione regionale partecipata dagli Enti Locali, il teatro comunale, un teatro provinciale con l'Ente proprietario della struttura sprovvisto delle competenze in materia culturale ed un teatro privato inagibile e chiuso. In questa fotografia risiede tutta l’impraticabilità, innanzitutto finanziaria, della proposta. Tanto più perché la stessa Regione Puglia sta seriamente valutando l’abbandono delle fondazioni culturali di cui fa parte, in perdita economica per svariati milioni di euro, come espressamente previsto dal Piano Strategico della Cultura della Regione Puglia.
Un conto è immaginare un coordinamento istituzionale più stretto per eventi, stagioni e manifestazioni. Altro è costringere in un’unica cornice, anche in termini di governance, strutture che svolgono funzioni differenti e che hanno natura diversa. Il sospetto, proprio in quest’ottica, è che ha vera finalità di questo disegno sia esclusivamente quella di modificare la governance delle strutture, portandola dentro una dimensione prettamente regionale, e non di migliorare sinergie e collaborazioni.
D’altro canto Foggia, in questi ultimi cinque anni, ha dimostrato di poter essere una eccellenza nel panorama pugliese ed italiano. Le politiche culturali del Comune di Foggia, dopo decenni asfittici e privi di idee, hanno incrociato vari aspetti: valorizzazione dei beni comuni, raccordo tra le più brillanti e coraggiose professionalità nell’ambito delle industrie culturali e creative, individuazione di fondi propri ed esterni, per la realizzazione di progetti ambiziosi. riposizionamento dell’amministrazione comunale in un processo di sviluppo e crescita condivisa nel settore.

Nel 2014, precisamente nel mese di dicembre, dopo oltre 9 anni di chiusura al pubblico, il Teatro Umberto Giordano di Foggia ha riaperto, con l’ambizione di tornare ad essere l’epicentro di un processo di sviluppo culturale basato sulla valorizzazione della storia, delle relazioni con i territori e le comunità. Questa straordinaria culla di cultura è diventata rapidamente il cuore della progettazione e della riorganizzazione di una intera filiera che potremmo riassumere come industria culturale e creativa, in linea con il dettato strategico della S3 (smart specialization strategy della comunità europea).

Ciò che è stato immaginato e realizzato, dunque, ha ottenuto l’unico e vero riconoscimento necessario: quello della nostra comunità, di chi opera ai massimi livelli nel campo della cultura, a partire dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e il riscontro di un pubblico a cui non è sfuggito il valore della proposta culturale, come confermato dal numero di spettatori e di persone coinvolte negli spettacoli e nelle attività messe in campo.

Il Teatro Umberto Giordano, orgoglioso della sua solida storia, ha saputo diventare ‘Teatro 2.0’, dotandosi di un sito web e di una identità digitale fatta di profili social attivi, che oggi contano oltre 80 milioni di interazioni e di un nuovo rapporto con il pubblico che si esprime in una serie di iniziative dell’Assessorato alla Cultura che fanno leva sul teatro per poter raccontare una nuova storia.

Nel 2015 è nata la rassegna ‘Giordano in Jazz’, che ormai è giunta alla sua quinta edizione e che per ogni anno ha proposto 2 sessioni, quella invernale e quella estiva, con il riconoscimento della comunità jazzistica nazionale. E poi la stagione di prosa, che ha restituito la meravigliosa immagine delle file interminabili per l’acquisto dell’abbonamento. Senza considerare l’evento ‘Il Teatro Ha Classe’, il primo e ben riuscito esperimento di coinvolgimento della popolazione studentesca in un progetto di valorizzazione del teatro e della sua cifra stilistica, recuperando un rapporto lacerato dal tempo della velocità e del digitale, attraverso Visori VR, interazioni social, ed racconto condiviso utile a stabilire un nuovo contatto e coltivare la cultura dell’ascolto e della bellezza.

Le politiche culturali hanno saputo poi spaziare, sperimentando contaminazioni originali, come lo straordinario lavoro svolto per valorizzare il rapporto tra agroalimentare e cultura di ‘Libando’; una formula che ha portato in ogni sua edizione oltre 70.000 persone nelle strade della nostra bellissima città. Anche qui forse siamo stati precursori e avanguardisti, con l’avvio di un processo cruciale che intreccia turismo e cultura, come peraltro accaduto a livello nazionale, dove la competenza in materia di turismo è stata assegnata per l’appunto al MIBAC.

E come non parlare dell’anno giordaniano, con il lavoro che ha portato alla costituzione di quel comitato tecnico-scientifico che è riuscito a costruire un anno di eventi e manifestazioni coinvolgenti e affascinanti, che ha fatto conoscere e riconoscere la figura del grande compositore foggiano ai giovani e al pubblico internazionale. La produzione di opere come Andrea Chénier, Fedora e Giove a Pompei sono state il fiore all’occhiello di un cartellone che si è proiettato sul podio della lirica nazionale e internazionale. La stessa esecuzione di Giove a Pompei nella straordinaria cornice degli scavi archeologici in Campania, grazie ad una intesa tra segreterie delle Soprintendenze e del Ministero e l’accordo con Sky Classica HD, ha permesso di tagliare un traguardo epocale nel percorso che ha portato alla costruzione di una nuova coscienza della bellezza. Ed ancora la rinascita del Foggia Film Festival, il TedX, il Festival della Crescita, le manifestazioni della vigilia di Natale, del 2 luglio, del 15 agosto. 
Accanto a questo immenso lavoro, ha preso vita il progetto DAMA (aggregatore di soggetti pubblici e privati per una proposta integrata di arte e coinvolgimento), è nata Community Library (programma Smart in Puglia, POR FESR Puglia 2014-2020) con cui è stato realizzato l’ammodernamento degli spazi della Biblioteca rendendoli più completi ed adeguati ai tempi, si è messa Foggia nella condizione di avere accesso, per la prima volta nella sua storia, al FUS con una prima esclusione (inaccettabile visto il valore della progettazione realizzata) ed una successiva sospensiva del TAR che fa presagire un accoglimento del ricorso e quindi la assegnazione di risorse nel prossimo luglio 2019, è stato attivato l’ART Bonus. Ed ancora i Dialoghi di Archeologia, gli incontri Libri e Dialoghi, l’impegno per il sociale. 
Ho voluto dilungarmi in questo elenco, comunque addirittura sintetico, proprio per descrivere con i fatti quanto Foggia sia piena di cultura, idee, attività. Non c’è bisogno di cambiare nulla, come i cittadini ci dicono ogni giorno. Occorre soltanto proseguire sulla strada che questa Amministrazione comunale ha avviato, confermando l’immensa miniera di eventi e manifestazioni che animano la città. Amare la cultura significa sostenere questo sforzo e riconoscerne il valore, non invocare non meglio precisate cessioni di sovranità o suggerire correzioni di rotta. Perché la rotta, per la prima volta, è finalmente quella giusta”.

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