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La pista perde pezzi, il caso della ciclabile di Siponto finisce in Tribunale

Impossibile porre rimedio ai danneggiamenti segnalati dalla cittadinanza e rilevati dai tecnici comunali. La Giunta ha dato mandato al Sindaco per promuovere azione risarcitoria avverso la ditta realizzatrice

Un tragitto pianeggiante, in gran parte alberato, immerso in un paesaggio ricco di riferimenti storici e archeologici. Ma anche un rospo rimasto troppo tempo in gola. La Giunta Comunale ha autorizzato il Sindaco, Angelo Riccardi, a promuovere azione risarcitoria nei confronti della ditta che ha realizzato la pista ciclabile di Siponto.

Dopo l’infruttuoso tentativo bonario di addivenire ad una soluzione riparatoria si è deciso di procedere legalmente per vedersi riconosciuto il costo di ripristino dei tratti di pista ciclabile danneggiati, quantificato dall’Ufficio Ambiente del Comune di Manfredonia in circa 200mila euro. Somma che, se l’impresa non provvederà a ripristinare la pista come richiesto, dovrà essere corrisposta alla Città di Manfredonia a titolo “di ristoro dei danni effettivi subiti”.

Erano i primi giorni del 2009 quando, grazie ai finanziamenti previsti dalla Regione Puglia ed a cui ha concorso il nostro Comune, la gara fu aggiudicata all’impresa ora citata in giudizio. Era prevista la creazione di una pista ciclabile a Siponto, tre chilometri e mezzo la sua lunghezza, mediante “scarificazione del manto stradale esistente, posa in opera di bitume colorato, di binder e tappetino di usura”. A febbraio 2009 si è stipulato il contratto ed a maggio i lavori erano pressoché terminati.

L’Amministrazione Comunale, insediatasi da breve tempo, dispone un sopralluogo e la risultanza sui danneggiamenti al tappeto stradale dal quale cominciavano a staccarsene pezzi su pezzi, segnalati continuamente dai cittadini, è chiara: “inizio del fenomeno di disgregazione del conglomerato bituminoso colorato (rosso), che mostra chiazze disomogenee, a tratti completamente distaccate dal fondo stradale originario”, ciò che annotano i tecnici comunali su più di due chilometri di pista.

La ditta esecutrice dei lavori viene contattata ed invitata a rimuovere i vizi emersi. E’ così apparsa un tantino forzata la risposta, con il tentativo di aggrapparsi a considerazioni estemporanee quali “una pista ciclabile, per propria natura, deve essere percorsa da soli pedoni e biciclette e non anche sottoposta a transito, parcheggio e manovre di auto, camion, spazzatrici”.

Nonostante si sia fatto presente che la causa dei difetti lamentati e denunciati non poteva che essere attribuita a cattiva ed impropria qualità dei materiali utilizzati, ovvero a cattiva lavorazione, non si è riusciti ad addivenire ad un componimento che potesse trovare l’accordo delle parti. La vicenda si sposta ora nella aule dei tribunali competenti, dove l’avvocato Luigi Andrea Ardò, dell’Avvocatura Comunale, rappresenterà e difenderà questo Ente dinanzi all’organo giurisdizionale competente.

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