rotate-mobile
Politica

Vendola apre a Leo Di Gioia e nel Pd nasce 'Capitanata Democratica'

Pezzano prepara il colpo in vista dei congressi. Continua il muro contro muro tra Pd e Sel. A Leonardo Di Gioia la commissione Bilancio?

Che larga parte dei maggiorenti del centrosinistra non abbia ancora compreso come il dato delle urne del 24 e 25 febbraio abbia seppellito definitivamente in Puglia quel laboratorio di modernità che era stata la “Primavera pugliese” e che la riflessione sul successo grillino sia ancora lontana da venire lo si riscontra dai redde rationem avviati in queste ore all’interno dei partiti e tra un partito e l’altro, con tentativi di smarcamento consegnati per lo più ai media.

Tra dichiarazioni al veleno e rese dei conti preannunciate o consumate ai vari livelli e che investono anche i centri istituzionali (Comune di Foggia, Regione Puglia, etc…), il centrosinistra arranca nel tentativo di riprendere un minimo di coesione. La verità è che si viaggia in ordine sparso, tra nomenclature sempre più improbabili e governi locali sull’orlo costante dell’incertezza, assaltati da chi, probabilmente, non ha più neanche i voti per farsi eleggere in una circoscrizione.

Peraltro pesa forte come un macigno sulla testa della classe dirigente pugliese, la responsabilità del mancato centramento dell’obiettivo di governo nazionale (stando all’analisi del prof. D’Alimonte è stata la debacle del centrosinistra in Puglia e Campania ad impedire al Pd ed alla coalizione di centrosinistra di avere i numeri oggi per governare con l’ “aiutino” dei centristi di Monti e a costringere Bersani a bussare, col cappello in mano, a Grillo). Ed è forte in queste ore lo scaricabarile delle responsabilità tra all’interno del partito di Blasi, chiamato anche a rimettere il mandato, e tra il Pd e il SEL di Vendola dal quale “ragionevolmente ci si aspettava un contributo maggiore”.

Il segretario provinciale democratico Paolo Campo, incontrando un gruppo dirigente ancora stordito venerdì scorso, non si sarebbe sottratto alle sue responsabilità esordendo con la disponibilità anche a rivedere il suo ruolo di guida provinciale. Proposta o provocazione che sia, fatto sta però che è caduta nel vuoto. Evidentemente per due ordini di ragioni: non esisterebbe al momento all’interno del partito alcuna personalità in grado di prenderne le redini; non è tempo di capri espiatori se è vero che le responsabilità sono diffuse. Il segretario annuncia, sin da subito, una profonda riflessione.

I congressi autunnali saranno evidentemente occasione propizia in tal senso; stagione alla quale guarda (e si prepara a dar battaglia) anche quell’area interna di voci dissidenti che dal voto delle urne sta traendo linfa e vigore: Capitanata Democratica, una realtà germogliata sottotraccia in questi mesi, attorno alla quale si ritrovano il consigliere provinciale Rino Pezzano, il sindaco di Orta Nova Iaia Calvio, il vicesindaco di Rodi, Pino Veneziani. E ancora, il GD Francesco Di Noia e, da San Giovanni Rotondo, Salvatore Mangiacotti. Obiettivo: i prossimi congressi.

E lì che si tenterà di svecchiare il partito, rottamando volti e gestioni stantìe ed arroccate, “aprendo all’esterno, alla società civile, ai movimenti civici e popolari”. Le riunioni “d’area” sono già partite da tempo, così come le iniziative con cui si è cercato di marcare distanza dal “vecchio PD”. Esiste anche un  documento, postato (volontariamente?) su Facebook e consegnato al segretario. La rassegna è impietosa e toglie il velo ai “mali” di quel sogno che era il Pd, ridottosi ad “una Comunità in cui la coerenza e la lealtà di tanti è oppressa e mortificata dall’egocentrismo e dall’ambizione sfrenata di pochi”.

Chiedono un nuovo “patto di cittadinanza” con gli iscritti ed i cittadini, attento al dialogo con il mondo dell’associazionismo diffuso. “Un Partito più coraggioso che consenta a quanti “vogliono impegnarsi” di avere una chance, aperto al contributo di tutti e che si dimostri realmente “contendibile”. “Valorizzazione dei circoli, rinnovamento, responsabilizzazione degli eletti e divieto di cumulare incarichi” i punti fermi dai quali ripartire perché “il Partito – scrivono - è di fronte a un bivio: invertire la tendenza o essere risucchiato dal violento tsunami dell’antipolitica”.

Ma che non si guardi solo al Pd. Le stoccate, in queste ore, sono soprattutto per Vendola, l’alleato "dal quale ragionevolmente ci si aspettava di più" e che ha fatto pagare evidentemente all’intero centrosinistra la percezione di una legislatura "precaria, a termine" atteso l’impegno sistematico del governatore sulla scena nazionale. Per Campo “il PD deve uscire da quella di condizione di subalternità  politica e culturale con cui si è autocollocato a ruota del carro di Vendola”. Tradotto: abbiamo pagato pegno e compreso la lezione; ora il governatore non creda di fare tutto da solo in questo rush finale di legislatura.

Le trattative sulle nuova giunta sono appena partite. “Non è con un rimpastuccio che ne usciamo, serve subito un  patto di rilancio”. Il tentativo di dettare la linea e scrollarsi di dosso l’Opa Vendola è appena partito. Ma per la SEL il Pd, azzoppato com’è, non può pensare di fare la “voce grossa” nella formazione della nuova giunta regionale, che il governatore sta preparando in completa autonomia, ignorando pressing e richieste.

Lo spettro del voto non entusiasma nessuno in questo momento; i democratici – questo il ragionamento dei fedelissimi del presidente - dovranno farsene una ragione. Ed è così che, pur di non sottostare al ricatto politico del voto in aula, Vendola sta “pensando bene” di aprire le porte (del governo o delle commissioni si vedrà) a chi fino a ieri era il suo più acerrimo competitor: l’Udc di Casini e la lista Civica di Mario Monti. Per il montiano Leonardo Di Gioia sarebbero già dischiuse le porte della commissione Bilancio (che a breve Arcangelo Sannicandro lascerà vacante attesa la nomina in parlamento, al posto del dimissionario Vendola).

Né il presidente sarebbe intenzionato a cedere l’assessorato alla Sanità, sulla cui gestione più si sono concentrate le critiche dei democratici e che il Pd vorrebbe per sé (nome in pole Pino Romano). Al contrario, forte sarebbe la tentazione in queste ore di richiamare l’ex braccio destro Tommaso Fiore.  Insomma, se l’opa vendoliana continuerà a condizionare un partito in totale affanno e stordito dal voto lo dirà, tra qualche giorno, la nuova squadra del presidente. Il resto è storia che solo il PD potrà riscrivere per rinascere da dove si è fermato.   

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Vendola apre a Leo Di Gioia e nel Pd nasce 'Capitanata Democratica'

FoggiaToday è in caricamento