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Verdi e Psi tirano fuori i nomi per il Parlamento: da Foggia 'Insieme' per "tornare a Roma"

Luigi Iorio, uno dei possibili candidati insieme a Maria Emilia De Martinis, Michele Santarelli e Dario Fredella: “I sondaggi ci danno al 1,5%. Possiamo crescere

Il dirigente nazionale PSI Luigi Iorio, il presidente della Camera minorile Maria Emilia De Martinis, il segretario provinciale del PSI, il sanseverese Michele Santarelli. Dentro anche Dario Fredella. Sono questi i nomi che andranno a Roma, sul tavolo della ripartizione dei collegi, per il Partito socialista foggiano, che scende nell’agone politico elettorale con i Verdi e Uniti nell’Ulivo. “Insieme”, così si chiama il cartello che accompagnerà il Pd nell’accidentata traversata elettorale fino al 4 marzo.

Ieri a Palazzo Dogana la presentazione della réunion. Al tavolo, oltre a Santarelli (per il quale sarà chiesto il collegio di San Severo alla Camera), anche i responsabili degli altri due partiti, Fabrizio Cangelli e Pino Marasco, moderati da Nino Abate. Nessun nome, ancora, per queste due formazioni (spunta Lomelo capolista al Senato, plurinominale che raggruppa sia Foggia che Bari); d’altronde, che le formazioni abbiano da lavorare sul personale politico non è un mistero. Così come non è un mistero che sarà molto difficile superare la soglia del 3%. “Insieme” pare più un sacrificio che si fa per portare qualche voto al Pd, in nome della storicità dei simboli, che comunque un loro zoccolo duro di elettori lo hanno sempre mantenuto (per quanto assottigliatosi negli anni).

Ma è anche l’occasione di esserci, di riproporsi sulla scena. “Vogliamo tornare in Parlamento” tuona Cangelli, che alla domanda perché proprio col Pd (la scelta appare ai più schizofrenica, come dimenticare infatti la battaglia contro Renzi anti-trivelle e il no al referendum costituzionale), ammette: “E’ una scelta dolorosa dovuta al Rosatellum, che premia le coalizioni. Non dimentichiamo i feriti lasciati sul campo dallo Sblocca Italia, ma la legge sugli ecoreati ha in qualche modo raddrizzato il tiro”. Si pongono in continuità perché hanno paura del populismo.

Ma c’è molta ritrosia a parlare di Liberi e Uguali e della scelta di andare da soli, facendo un gran favore al centrodestra. “Non condivido il settarismo e ho sperato fino all’ultimo in una ricomposizione. Se avanzeranno queste forze? Non diamo la colpa a nessuno” dice Cangelli, malcelando un certo imbarazzo. Più diretto Pino Marasco: “Non capisco perché LeU appoggi Zingaretti e non Gori. Dopo che Fontana ha parlato di razza bianca, credo ci siano in Lombardia tutte le condizioni per vincere. E invece rischiamo di perdere un’occasione. LeU dovrebbe porsi la domanda se la sua scelta è funzionale ad un certa area politica”.

Tradotto: se rifiutiamo i populismi, le destre, perché dividerci? E su quali basi, posto che in altre realtà si riesce senza troppi problemi a convergere? “Ad ogni modo, questo è il governo che più ha fatto sul fronte dei diritti civili” evidenzia Luigi Iorio, che non ci sta a considerare la partecipazione di “Insieme” come una presenza di mera testimonianza: “I sondaggi ci danno al 1,5%. Possiamo crescere. E, so che non si dovrebbe dire ma a fronte di un alto tasso di astensionismo, nulla ci è precluso”. A fare da contraltare all’entusiasmo la circostanza, sussurrata nella Sala della Ruota, che “ogni giorno che passa diminuiscono i collegi certi per il Pd”.

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