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Riccardi “locomotiva” del PD, obiettivo resta la vicepresidenza. Miglio: “Valuteremo”

Il PD cresce ed è il primo partito. In conferenza stampa il segretario provinciale Raffaele Piemontese chiede la vicepresidenza della Provincia di Foggia. Miglio assume però una posizione attendista

"Siamo pronti a chiedere al presidente Francesco Miglio la vicepresidenza dell'amministrazione provinciale". È uno dei temi (prevedibili) che il segretario provinciale del Partito Democratico  di Capitanata, Raffaele Piemontese, pone all'attenzione della stampa nella conferenza organizzata a qualche ora dalla conclusione delle spoglio delle urne di ieri e che spiega bene le ragioni dell'urgenza con cui l'incontro con i giornalisti è stato convocato dai dem. 

Non solo per la soddisfazione di raccontare la buona performance del Pd, che si attesta primo partito nelle urne (elezioni, ribadiamo, di secondo livello, tra amministratori), ma anche e soprattutto per lanciare subito il messaggio politico a Miglio e civici. Questi ultimi detengono il primato del maggior suffragato (Rosario Cusmai, vicepresidente uscente) ma i numeri e la "collaborazione politico-istituzionale" imporrebbero a Miglio di svolgere una riflessione seria sul destinatario della poltrona numero due di Palazzo Dogana. Che, evidentemente, qualora accolta la richiesta, andrebbe ad Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia e maggior suffragato della lista dem con circa 8mila voti ponderati (seppur dopo doveroso passaggio in direzione provinciale). 

Lo stesso Riccardi, alla vigilia delle urne, minacciava a Foggiatoday di passare, in caso di niet, all'opposizione dell'amministrazione provinciale. Una ipotesi che, diplomaticamente, in conferenza stampa si sta ben attenti a non agitare. Ma è evidente che il discrimine della collaborazione sarà proprio quello. Miglio, dal canto suo, a Foggiatoday assume una posizione attendista: "È una questione che affronteremo nei prossimi giorni con tutte le forze del consiglio provinciale, subito dopo la proclamazione degli eletti e dopo richiesta ufficiale dal Pd – dichiara -. Questo ente si è contraddistinto in questi due anni per la collegialità delle decisioni. È così continueremo a fare".

Quindi la conferenza stampa verte sul dato più squisitamente politico-elettorale con un Pd che aumenta il numero di amministratori che hanno votato per simbolo e candidati dem rispetto a due anni fa (da 177 a 220, circa il 24% in più) e, quindi, il maggior appeal che il partito avrebbe sul territorio (forte, c'è da dire, anche dell'assist potente che giunge dall'essere nel governo della Regione). E tuttavia, la sfida con i civici è vinta e per Piemontese è occasione ghiotta per prendersela con coloro che nel partito sembrerebbero presi dalla "sindrome di Tafazzi, quella per cui saremmo sempre secondi a qualcuno: queste elezioni dimostrano che non è così, che siamo una forza capillare e portiamo un patrimonio importante al governo della Provincia".

La differenza, insomma, tra le "chiacchiere e i fatti" secondo il segretario provinciale che, con onestà, dà il merito ad Angelo Riccardi, figura trasversale ed autorevole del partito, di aver "fatto da locomotiva": "Gli abbiamo chiesto di candidarsi 15 giorni prima del voto. La lista che abbiamo messo insieme ci ha dato ragione".

Ed evidentemente è proprio così: l'aver candidato appartenenti a correnti politiche differenti ed in eterna rivalità all'interno del partito ha fatto sì che sul risultato finale pesasse la dura contesa scatenatasi tra i maggiorenti, ciascuno in guerra per un posto al sole in piazza XX settembre. Angelo Riccardi, Tommaso Sgarro (delfino di Elena Gentile), Leonardo Cavalieri (sostenuto dallo stesso Piemontese), Pasquale Russo (uscente, di marca "Speranza") hanno combattuto sino all'ultimo voto per spuntarla ed imporsi vicendevolmente, dando un antipasto di quel congresso provinciale che, con tutta probabilità, si celebrerà il prossimo novembre.

Si son contati rispetto ai competitors esterni, si son contati all'interno del Pd. E hanno annientato il centrodestra: il dato che emerge dalle urne, infatti, è quella di una imposizione pressoché totale sul territorio di Pd e Civici (anche questi ultimi aumentano il loro gradimento presso gli amministratori), polverizzando praticamente Forza Italia e affini. Come detto più su, è ovvio che per un amministratore  locale il fatto di votare una forza di governo regionale è più allettante che spendersi per una forza di opposizione. Ma tant'è. Ora tocca a loro. E dovranno stare attenti a non disperdere il patrimonio acquisito, a far sì che la conflittualità delle correnti non pesi sull'unione del gruppo consiliare a Palazzo Dogana.

Riccardi sembra voler in qualche modo attenuare i timori laddove dichiara "Io non sono assolutamente contro Emiliano", lui che in passato si è spesso scagliato contro il governatore della Puglia. Ma che sarà tutt'altro che uno yesman lo si comprende quando aggiunge: "È ovvio che da sindaco devo difendere gli interessi della mia comunità. C'è una partita aperta sul piano di riordino ospedaliero. Mi auguro che in un partito libero ci sia spazio per opinioni diverse". Stesso dicasi per la pasionaria Gentile, che schiera Sgarro. Insomma, una questione - quella dell'unità- tutta da verificare.

Intanto c'è il tema Provincia, "un ente che deve tornare a contare e a prendere decisioni strategiche dal momento che non siamo più nella fase transitoria voluta dalla Legge Delrio nelle more della loro definitiva abolizione" (la bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso ha archiviato questo possibilità). 

Ed il Pd si candida proprio a questo, a restituire un ruolo di maggior peso e centralità all'ente di Palazzo Dogana. Da una posizione gestionale di forza. Dalla vicepresidenza.

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