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Bologna ricorda Paz, il fumettista di San Severo innamorato del Gargano

Visse a Bologna in via Emilia Ponente 223, dove ora c'è una targa in suo onore. Riposa a San Severo, città del suo pensiero

Bologna ha ricordato Andrea Pazienza. Il 23 maggio, nel giorno dell’anniversario della nascita del poliedrico artista pugliese, il sindaco Virginio Merola ha officiato la presentazione di una targa in suo onore in via Emilia Ponente 223, nella residenza in cui visse Paz e che ritorna in molte delle sue opere. All’iniziativa – promossa dal Comune di Bologna, Coop Adriatica e Centro Antartide – hanno preso parte i familiari dell’artista, così come Gianfranco Savino, primo cittadino di San Severo, “la città del mio pensiero” come la definì lo stesso Pazienza e in cui tuttora riposa per sua espressa volontà.

La cerimonia si è aperta con i saluti di Savino, che ha omaggiato Merola e la città di Bologna con una targa raffigurante Palazzo Celestini, sede del comune. Il primo a prendere la parola è stato Marco Pollastri che, in rappresentanza del Centro Antartide, ha sottolineato l’importanza per Bologna di proseguire nel ricordo chi ha reso culturalmente grande la città, definendo Pazienza come “un artista unico, capace di appassionare generazioni intere di giovani”.

Toccante il ricordo di Michele Pazienza, che proprio in quell’appartamento visse accanto al fratello: “Essere qui davanti mi sembra quasi normale, nonostante sia passato tanto tempo. All’epoca non avevamo il telefono in casa e i cellulari non esistevano ancora, così per chiamare utilizzavamo il bar qui all’angolo. Ricordo Andrea come se fosse ieri. E’ sempre stato amatissimo, conosciuto da tutti ma è incredibile come più trascorrano gli anni e più si parli di lui”.

Il primo cittadino di San Severo ha elogiato Bologna “città da sempre ospitale con i sanseveresi”, parlando del Pazienza bambino, avendolo conosciuto fin dall’infanzia tramite il papà Lucio con cui andava a caccia insieme: “Ricordo i primi disegni di Andrea a due anni e mezzo.  Nutriva un affetto profondo per la sua terra che lo portava a tornare spesso nell’amato Gargano. Noi ci sentiamo onorati di essere suoi concittadini e per aver portato il nome di San Severo in ogni dove”.

Virginio Merola è apparso a tratti commosso. Il sindaco di Bologna ha messo in risalto il contributo culturale dato dal genio del fumetto “le cui opere rimarranno per sempre scolpite nella memoria della città che ha saputo accogliere e far coesistere l’estro di personalità controcorrente, senza mai subordinare il pensiero delle minoranze. Ricordare Andrea Pazienza è bello e doveroso per una città gentile come Bologna, a cui deve la propria crescita civile e culturale ad artisti come lui. Se per controcorrente si intende avere coraggio, Andrea ne ha avuto da vendere” ha detto il fratello, chiudendo l’iniziativa con un pensiero sul legame dell’artista col capoluogo emiliano: “Ha sempre descritto Bologna senza remore, raccontandola in tutti i suoi aspetti. E Bologna l’ha sempre accompagnato”.

CHI E’ ANDREA PAZIENZA | Nato nel 1956 a San Benedetto del Tronto, Pazienza trascorre l’infanzia nella paterna San Severo (la città “del suo pensiero, dove prospera la vite e l'inverno è alquanto mite” come la definì lui stesso).  Passa le estati a San Menaio, perla marittima del Gargano di cui si innamora. E sarà proprio il Gargano a fare da sfondo a molte delle sue opere, a testimonianza del legame indissolubile che si creerà tra l’artista e il territorio pugliese. Dal 2008 esiste, sempre a San Menaio, il lungomare Andrea Pazienza.

Si trasferisce per motivi di studio a Pescara, dove si iscrive al Liceo Artistico e stringe amicizia con l'autore di fumetti Tanino Liberatore. Proprio in quegli anni Pazienza dà vita alle prime opere, esposte in mostre personali e collettive nel 1973. Un anno dopo, la svolta. Pazienza approda a Bologna, iscrivendosi al DAMS che lascerà a soli due esami della laurea. Qui conosce altri artisti e scrittori come Pier Vittorio Tondelli, Enrico Palandri, Freak Antoni e Francesca Alinovi.

Vive gli anni della contestazione bolognese legata al Movimento del ‘77 che ispireranno il suo primo lavoro pubblicato su Alter Alter e faranno da sfondo al fumetto Le straordinarie avventure di Pentothal, uscito nel 1983. Il 1977 è un anno chiave nella vita dell’artista che assieme a Filippo Scozzari, entrerà a far parte della rivista “Cannibale”, fondata dal duo Stefano Tamburini – Massimo Mattioli e a cui si unirà l’amico d’infanzia Tanino Liberatore.

È dall’estro collettivo dei cannibali che vedrà la luce il mensile Frigidaire, sulle cui pagine fa capolino il personaggio Zanardi. Nei primi mesi di vita della rivista, Pazienza, impegnato anche sul fonte del settimanale satirico Il Male, crea soggetti e disegni per decine di storie in bianco e nero, a colori e con tecniche miste, regalando al pubblico personaggi intramontabili come Francesco Stella, L'investigatore senza nome e Pertini.

Fumettista, pittore, ma anche insegnante. Pazienza mise infatti il proprio genio a disposizione della Libera Università di Alcatraz e partecipando nel 1983 alla Scuola di Fumetto e Arti Grafiche Zio Feninger di Bologna, messa in piedi da Brolli e Igort in collaborazione con l'Arci. L’esperienza da insegnante proseguì parallelamente a fianco di Magnus, Lorenzo Mattotti e altri. Qui tenne un corso fino al giugno del 1984, narrando dell'esperienza di docente qualche anno più tardi nel romanzo grafico Pompeo.

Senza limitarsi al fumetto, Pazienza firma in questi anni manifesti cinematografici (tra i quali quello della Città delle donne di Fellini nel 1980, videoclip, copertine di dischi (come Robinson di Roberto Vecchioni) e campagne pubblicitarie. Nel 1984 si trasferisce a Montepulciano Qui prosegue la collaborazione con le più importanti riviste italiane del fumetto, tra cui Linus, Tango e prende parte alla creazione del mensile Frizzer (affiancatosi a Frigidaire).

Nel 1987 Roberto Benigni gli dedica il film “Il piccolo diavolo”. Muore tragicamente la notte del 16 giugno a Montepulciano, a soli 32 anni. Andrea Pazienza riposa nel cimitero di San Severo come per sua espressa volontà, come rivelò un giorno al padre: “Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio solo un po' di terra a San Severo, e un albero sopra".

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