I santini: piccoli segni di fede. Esposizione di immagini sacre a Troia
Emblemi dall'attenzione divina alla quotidianità degli umili e di una religiosità domestica in sedicesimo, le immaginette sacre, i «santini» tanto per intenderci, possono stupire. Nel XV-XVI secolo erano piccole pergamene dipinte soprattutto nei conventi, nei luoghi di culto e di pellegrinaggio. I bordi esibìvano per lo più un pizzo con decorazioni in seta, il che contribuiva a farne delle vere e proprie opere d'arte in miniatura. Dalla seconda metà dell'Ottocento, epoca d'oro dei Santini, le figure dipinte a mano vennero sostituite da stampe mentre il pizzo dei bordi era invece lavorato a macchina. La storia del costume e della fede attraverso queste immaginette è ripercorsa nella mostra “I santini: piccoli segni di fede”, allestita presso il Museo Ecclesiastico Diocesano di Troia (Piazza Papa Giovanni XXIII, 4, 71029 Troia FG), inaugurata domenica 15 dicembre u.s. ed aperta fino al 6 gennaio 2020.
Gli oltre 450 Santini, per la gran parte italiani ma con una rappresentativa «colonia» franco-tedesca, sono esposti in apposite bacheche. Dapprima antichi simboli di devozione, poi per tanti anni ridotte magari al ruolo di distratto segnalibro, oggi diventate oggetti da collezione. Da quelle d'epoca (molte rarissime), fino a quelle dei giorni nostri. Piccole cose che pure nella loro semplicità riescono sempre a comunicare messaggi profondi. Queste immaginette sono state custodite per tanti anni nei messali dei nostri nonni e della nostra gente. Queste immaginette fanno parte anche un po' di noi. Sono di famiglia, le nostre radici. In effetti, viste le centinaia di immagini esposte al MED di Troia, va perlomeno rivista l'idea che si ha di questi oggettini che, negli ultimi decenni, non hanno avuto una gran considerazione popolare. Rifiutati, spesso, persino dalle gerarchie ecclesiastiche. Il termine «santino» è stato usato addirittura in tono un po' dispregiativo, arrivando a definire cosi la pubblicità elettorale dei vari candidati. Ma è una lettura frettolosa del fenomeno. Le immaginette hanno una loro valenza devozionale, ma sono anche una testimonianza del gusto di un'epoca, di creatività grafica (indubbiamente belli quelli dei primi anni del XX secolo) e di virtuosismi tipografici se si pensa alle raffinate tecniche usate per le immaginette cosiddette «fustellate» o realizzate con l'antico procedimento del «canivet» nato nel Cinquecento. «Queste immaginette senza pretese erano tenute sul cuore dai soldati nelle tante guerre che il nostro mondo ha conosciuto - ha scritto Ulderico Bernardi, docente di sociologia all'Università di Venezia -. I parroci li distribuivano agli emigranti. E cosi il culto di tanti santi, cari alla devozione popolare, si è trasferito al di là dei mari». Le immaginette sono anche un'industria: i francesi hanno dominato il mercato fino alla metà di questo secolo; poi sono stati gli stampatori italiani a strappare una leadership mondiale che hanno tuttora, anche se ormai l'informatica ha completamente stravolto i sistemi di produzione.