A Musica Civica vanno in scena l'evoluzione umana e quella tecnologica
Il settimo appuntamento di Musica Civica sarà ricco di effetti speciali. Del resto il file rouge dell’evento sarà l’evoluzione, quella umana e quella tecnologica.
Si comincerà ancora una volta con una riflessione su un tema di stringente attualità e di interesse collettivo per poi lasciare spazio allo stupore, come solo gli spettacoli innovativi proposti quest’anno dalla rassegna sanno fare.
Nel 2018 il razzismo è più che mai un argomento da affrontare nel quotidiano tra accoglienza e muri, fogli di via e integrazione. Musica Civica lo tratterà domenica 8 aprile, alle 19, al Teatro Giordano di Foggia con il paleoantropologo Giorgio Manzi nella conversazione “Perché non possiamo non dirci africani”. Un titolo niente affatto provocatorio, anzi, un’affermazione su base scientifica che sintetizza la vicenda evolutiva umana per arrivare ad esaminare la secolare diatriba sul paradigma razziale. «Siamo padroni (incontrollati) del pianeta, ma dentro di noi c’è sempre quel bipede barcollante che, intorno a 2 milioni di anni fa, iniziò a sviluppare un cervello abnorme e poi, circa 200 mila anni or sono, divenne Homo sapiens e si diffuse ovunque», dice il divulgatore, che fornirà pillole di evoluzione umana che aiuteranno a comprendere meglio noi stessi e il posto dell’uomo nella natura. Istantanea dopo istantanea, lo scrittore porterà a riflettere sulle irrealistiche definizioni di razza e come nel nostro genoma restino tracce di lontane migrazioni preistoriche che, appunto, non possono farci dire di non essere africani.
Il tema dell’evoluzione è il fulcro anche del concerto abbinato alla conversazione, poiché anche la musica si è trovata in questo secolo di fronte ad un’importante sfida. L’impegno di un ascolto creativo dal vivo contro l’immediatezza delle immagini, il palcoscenico contro la grandiosità degli effetti 3D su uno schermo, i suoni e la riflessione contro le tecnologie digitali e la velocità del nostro tempo.
«Il concerto classico rischia di perdere pubblico e di non saper dialogare con i giovani – spiega la direttrice artistica Gianna Fratta -. La tecnologia digitale ci ha incantato con le sue molteplici possibilità, ma ci ha anche reso dipendenti dalla bellezza sgargiante dei colori virtuali, che rischiano di rendere la realtà, anche quella sonora, più sbiadita. E allora, se solo nel cambiamento c’è la vera crescita, si cambia. Si cerca l’interazione, la commistione delle arti, l’innovazione. Con l’apporto di scenografie digitali di ultima generazione, il concerto classico diventa un evento nuovo, in cui musica, regia, scenografia e tecnologia danno spettacolo».
L’allestimento innovativo farà da scenario a due proposte musicali altrettanto nuove, legate dal numero 4 e dall’idea di rinverdire il modo di porgere il repertorio solistico per flauto e violino. Si comincerà con la prima esecuzione assoluta del brano Quattro cartoline dall’Italia (Roma, Amalfi, La leggenda di Maja e Paese in festa) del compositore trentino Roberto Di Marino (1956) per flauto, ottavino e archi.
Sarah Rulli si cimenterà al flauto e all’ottavino in una composizione che trae ispirazione dalla musica a programma e che arricchisce il repertorio per flauto e archi con una forma classica, la suite, ma dai contenuti nuovi, quasi trasgressivi.
Seguirà Quattro per quattro, quattro stagioni musicali di quattro compositori diversi: la Primavera porteña di Astor Piazzolla, l’Estate di Max Richter, l’Autunno di Philip Glass e l’Inverno di Antonio Vivaldi. Il violino di Dino De Palma, con l’Ensemble Musica Civica diretto da Lorenzo Passerini, attraverserà la storia dal barocco di Vivaldi al rivoluzionario tango argentino di Piazzolla, fino ad arrivare alla modernità di Richter ed al minimalismo di Glass. Anche in questo caso si fonderanno tradizione e innovazione e per la prima volta, da un’idea dello stesso De Palma, saranno proposte le quattro stagioni dei quattro grandi compositori che le hanno trattate, rinnovando la famosissima opera del compositore italiano che viene sempre proposta integralmente e mai a confronto con le opere di autori del Novecento.
La sapienza creativa del video designer Leandro Summo, della stage designer Valentina Savino, entrambi supportati dalle installazioni di Nicola D’Agnelli, interpreterà con scenografie digitali e effetti speciali l’accostamento tra arti e periodi storici, l’alternanza delle stagioni e delle culture, per creare un nuovo prodotto artistico che si stacchi dalle origini e viva di vita propria.
Il concerto è organizzato all’interno del progetto 3Digital Concert – Musica classica, opera lirica e nuove tecnologie danno spettacolo, in collaborazione con Associazione Spazio Musica di Foggia, Fondazione Apulia Felix di Foggia, Acli sede provinciale di Foggia e cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Tanti i promotori e sostenitori dell’iniziativa, tra cui Comune di Foggia – Assessorato alla Cultura, Regione Puglia, Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, oltre a molte realtà imprenditoriali del territorio, che credono nella qualità e nella novità della proposta culturale di questa rassegna; tra esse l’azienda Capobianco, il Gruppo Salatto, la Banca Mediolanum, Fortore Energia, Ubik e altre. Quest’anno Musica Civica è anche sostenuta da Multimedia Art Experience, progetto cofinanziato dalla Fondazione con il Sud e da altre 17 fondazioni aderenti all’Acri nell’ambito del bando Funder35.
Biglietti in vendita a Foggia al botteghino del Teatro Giordano a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo (dalle ore 18.00 di domenica 8 aprile) al costo di 15 euro per platea, I ordine di palchi e II ordine di palchi centrali, di 12 euro per II ordine di palchi laterali e III ordine di palchi e di 10 euro per il loggione.