Foggia, ‘memorie di un centro storico’: ritratto di una città seminascosta
Terminata la mostra fotografica di Sirio Taddei dal titolo ‘La memoria delle mani’, l'Università di Foggia ospita un'altra esposizione di immagini per ribadire il concetto di (ri)affermazione dell'identità territoriale. Così, dopo gli antichi mestieri di un tempo, spazio a un patrimonio antropologico che i foggiani alimentano quotidianamente ma quasi inconsapevolmente: quello che scorre sui dei balconi, degli edifici e delle baracche della città, poiché – come puntualizza l'autore delle foto – è lungo i fili “che corre la memoria di una comunità, la storia non ufficiale di una popolazione”
Dal 2 novembre 2015 al 4 gennaio 2016 verrà quindi allestita la mostra fotografica di Franco Paoletta dal titolo ‘Fili – Memorie di un centro storico’, che come tutte le altre verrà disposta lungo il corridoio del Rettorato (quinto piano) e stavolta anche nell'atrio di Palazzo Ateneo (piano terra) in via Gramsci 89/91 a Foggia. Una prospettiva curiosa ma molto interessante quella scelta da Franco Paoletta, osservare l'andamento dei fili delle abitazioni (su cui si stendono ad asciugare gli abiti, cioè la cosa più personale di ogni individuo) o quelli dell'energia elettrica (su cui invece corrono le ambizioni e le aspirazioni di ognuno di noi, poiché il modo si muove grazie all'energia) come quelli delle comunicazioni (come non pensare a internet, al miracolo di dialogare con l'altra parte del mondo stando seduti a casa): sui fili non corre solo la memoria ma anche il futuro delle nostre vite, Franco Paoletta l'ha capito ed ha allestito una mostra appassionante, intensa, un ritratto poetico e romantico di una città seminascosta e di un centro storico che per l'occasione viene passato in rassegna guardando verso l'alto.
“Sono molto felice per l'opportunità che mi è stata concessa – dichiara il fotografo Franco Paoletta, autore della mostra che verrà esposta all'Università di Foggia – ragione per cui ringrazio l'Ateneo, a cominciare dal Rettore e dal Direttore generale. Sono felice perché esporre tratti così apparentemente remoti della mia città, in un luogo che invece vede la sua ragion d'essere nel futuro delle nuove generazioni, rappresenta a mio avviso un buon modo per recuperare intelligentemente il passato. Attraverso i fili, ovvero seguendo proprio il loro percorso, si possono in realtà capire molte cose. Ad esempio, gli indumenti che erano appesi trent'anni fa non sono naturalmente quelli di oggi, e in questo passaggio epocale c'è tutta una vita che rischia di andare perduta. Ma è del tutto evidente che questo racconto per immagini non ha confini, poiché la storia delle persone è fatta di collegamenti e i collegamenti, in passato, avvenivano quasi esclusivamente per fili»”
Successivamente, dal 4 gennaio al 30 aprile 2016, l'Ateneo ospiterà nella sua piccola ma ambita galleria permanente il pittore Mario Raviele (campano di origine, foggiano di adozione) e le sue visioni geometriche.