rotate-mobile
Eventi

Pierluigi Bruno, il poliziotto foggiano che "racconta" le città sulla tela

In forza alla Sezione Polizia Stradale di Foggia, Bruno esporrà le sue "Città Invisibili" dal 18 al 29 giugno a Milano, in quanto vincitore del contest internazionale "Fuoridilingua". La successiva personale, entro l'anno, in Brasile

Di giorno indossa la sua divisa - quella della Polizia di Stato - e affronta la città, nel bene e nel male; la notte, invece, quando la città dorme, mescola impressioni ed esperienze del vissuto e le impasta in quegli acrilici che restituiscono su tela uno sguardo disincantato sul vivere quotidiano, sul rapporto dell’uomo con il tessuto urbano.

Missione artistica di Pierluigi Bruno, in forza alla Sezione di Polizia Stradale di Foggia, infatti, è raccontare la vita dell’uomo nelle città, non solo contenitori di spazi e palazzi, ma entità vive e pulsanti. Ed è proprio questo il tema della personale “Città invisibili” che il foggiano Bruno presenterà a Milano, dal 18 al 29 giugno, in qualità di vincitore italiano del Contest Internazionale “Fuoridilingua - Italia / Brasile" organizzato dall’associazione Ponte degli Artisti Uniti d'Italia e Oltre. La personale di Bruno sarà allestita presso la galleria “Seicentro” in via Savona, nella città meneghina, prima di essere esposta in Brasile, paese partner dell’evento.

Pierluigi, come è nata sua la partecipazione al contest?

E’ stata una partecipazione del tutto casuale. Attraverso i canali internet sono venuto a conoscenza di questo contest aperto ad artisti italiani e brasiliani. Il tema del concorso era legato al logo dei Rolling Stone. Ho deciso di presentare l’opera “Malelingue”, un acrilico su tela 110x90 che inserisce la celebre e irriverente “linguaccia” di Mick Jagger tra le diverse forme di “malelingue” che serpeggiano nelle città. Al concorso ha partecipato un nutrito numero di artisti, c’è stata una prima cernita a 60 artisti (30 italiani e 30 brasiliani), poi una ulteriore scrematura al termine della quale la mia opera è risultata vincitrice tra gli italiani.

L’opera “Malelingue” è nata appositamente per il contest?

Non esattamente. L’opera era stata abbozzata tempo fa. Questo contest mi ha dato la possibilità di sviluppare un’idea già in nuce, che ha trovato quindi la sua collocazione ideale. L’opera rappresenta vari personaggi calati all’interno di una ipotetica città. Ogni figura rappresenta un tipo di linguaggio, un differente modo di dire, parlare e sparlare. Tra queste vi è anche la lingua di Mick Jagger, il logo dei Rolling Stone, il simbolo di una generazione.

Malelingue rientra nella collezione “Città invisibili”. Insomma, il punto di partenza è sempre lo stesso…

Sì, il mio obiettivo è rappresentare la vita dell’uomo all’interno delle città moderne, un “mare” che ha ormai coperto tutto, anche ciò che è al di fuori: la campagna non esiste più, il territorio è antropizzato e devastato dalla mano dell’uomo che modifica ogni cosa. Dunque, sono le città le vere “protagoniste".

Alla “semplificazione” delle forme risponde la “complessità” delle città…

Seguo un percorso che, al momento, non so dove mi porterà. Cerco di raccontare la complessità della città, attraverso ombre e volumi, per metter in evidenza le esagerazioni ed esasperazioni dell’uomo moderno, anche nella fase costruttiva delle città stesse, proiezioni di un’anima collettiva.

Parliamo di città in generale, quindi. Non c’è alcuna identificazione Foggia o con un centro in particolare?

No, parliamo di megalopoli, di generiche città dai 500mila abitanti in su, quelle che hanno perso qualunque “aria” di paese e vivibilità a dimensione d’uomo.  

Quanto c’è della sua esperienza personale e professionale?

Tantissimo. Chi meglio di un poliziotto - che vede le cose più belle e più brutte della gente - può rappresentare la vita dell’uomo nelle città? Chi più di noi? Nella mia vita ho viaggiato molto per questioni personali e per lavoro. La divisa mi ha portato in città diverse: Foggia, Roma, Palermo, Napoli, Torino e ogni città l’ho fatta mia. Un “girovagare” che mi ha lasciato tracce importanti e mi ha fatto maturare una grande sensibilità e attenzione sul rapporto uomo/città. Quando si ha un animo sensibile queste cose entrano a far parte di te, le fai girare nella tua mescolanza di colori e le rappresenti su tela.

La personale di Milano sarà una vetrina importante, alla quale ne seguirà entro l’anno una seconda, in Brasile. Il suo impegno artistico inizia a diventare importante, ma non le farà mai mettere da parte la divisa…

Assolutamente no. Vivo il mio lavoro con impegno e passione nella quotidianità e continuo a dare il mio contributo alla città con la stessa intensità di sempre. E’ grazie alla Polizia di Stato se sono quello che sono. Sono queste le esperienze che metto su tela.

FOTO | "Le città invisibili" di Pierluigi Bruno, il poliziotto-artista

Allegati

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pierluigi Bruno, il poliziotto foggiano che "racconta" le città sulla tela

FoggiaToday è in caricamento