"Una e Bina - l'arte dell'incontro": a Foggia la mostra di Rosalba Casmiro e Nelli Maffia
Sabato 19 gennaio presso la sala Diomede del Museo Civico Foggia, in via Vincenzo Nigri,3. Sarà inaugurata la mostra “Una e Bina – l’arte dell’incontro” di Rosalba Casmiro e Nelli Maffia a cura di Angelo Pantaleo e Guido Pensato.
La mostra non sarà la personale di due artiste: un’istallazione con otto opere intorno; né otto opere a parete con un’istallazione al centro. Non, quindi, un allestimento semplicemente “corretto” dal punto di vista logistico e spaziale. Si tratta di un’operazione compositiva ed espressiva più audace: un’unica istallazione costituita da un contenitore – la Sala Diomede del Museo civico - con dentro, alle pareti, otto opere a parete e un’istallazione, che alludono – l’una e le altre - a qualcosa d’altro da sé: l’arte, l’arte contemporanea in particolare, non racconta (o non racconta soltanto), ma allude, sempre; e, come ogni rappresentazione, è una simulazione, che simula, come in questo caso, per memoria, sogno o progetto.
Un concretissimo, ma etereo e non evanescente, “oggetto” di Nelli Maffia è posto “quasi al centro”: un (altro) contenitore le cui pareti - apparentemente fragili e penetrabili - sono costituite da tante piccole opere, tanti frammenti di opera, di opere (altrui, anonime) finite.
La Maffia ha costruito, dal versante della soggettività più profonda, il paradigma del “dentro”: estraniante e reclusorio, e del “fuori”: estraneo e precluso, alludendo esplicitamente alla dimensione domestica, “femminile e materna”, di pratiche familiari tra le più diffuse e stringenti: la tessitura della “deliziosa e preziosa” tela di ragno che uncinetti, tomboli e i ferri da maglia stringevano intorno all’artefice in erba, “vittima” predestinata e talora recalcitrante, e futura istruttrice di nuove vittime-artefici. Trama che qui assume le sembianze “squisite” di una “casina delle fate”, la cui sacralità non si materializza in un edificio reificato e alienante, che, viceversa, allude alla sua indiscussa inviolabilità di rifugio sicuro e, insieme, questo sì, di divoratore paziente e famelico di tempo, spazio e vita. In questo senso si coglie anche la specificità e la esplicita estraneità di questo “oggetto ansioso”, di questa “ossessione svelata”, rispetto alle – non si sa bene se e quanto ironiche o anche e quanto nostalgiche - “hollywoodiane macchine con ricami” di Francesco Vezzoli; ma anche la vicinanza al sogno di “ricucire” – attraverso l’arte - almeno il “proprio” mondo, se non “il” mondo: straordinaria “pretesa” di Maria Lai.
Altrettanto incontenibile appare l’ossessione creativa di Rosalba Casmiro, che si rivela nella sua immersione nel blu, nei blu, in tutte le loro sfumature, nelle diverse trasparenze e profondità, nelle diverse lunghezze d’onda delle stesure, nel dialogo che intrattengono con le rare – ma forti ed eloquenti - irruzioni che le superfici accolgono: di rossi, lampi improvvisi di luce, tracce di rugosa, rugginosa temporalità, a rendere problematica, inquieta e incerta l’ansia di oltrepassare, di vincere la finitezza della condizione – umana – dell’artista, della sua esistenza, del suo operare, delle sue opere. Ed è, infatti, arduo – oltre che ozioso – provare a sistemare in una ben definita casella l’intrico di azioni e intenzioni che conducono al magma che si indovina sotto la superficie delle tele di Rosalba. Anche qui siamo di fronte ad azioni e gesti che tendono a travalicare il visibile - un “visibile blu”, in questo caso - e vanno al di là della matericità del colore, per riproporre - con modalità diverse e legate a pulsioni creative diverse - la dialettica dentro/fuori: una interiorità, se non dolorosa, certamente insondabile e inconoscibile nella sua interezza e profondità; a fronte di una (ossessivamente) sognata in.finitezza, di una immaginata e artisticamente ri.creata moltitudine di spazi e di mondi possibili, attingibili, là fuori: ad appena un tratto di blu, di luce più in là.
Altrettanto arduo è definire con precisione l’itinerario compiuto da Rosalba e le sue coordinate. Inappagata, forse, dai confini dell’astrattismo di Kandinskij - matematici e geometrici -, più intrigata da quelli aperti, materici e gestuali di espressionismo astratto, spazialismo, informale; impegnata a inseguire ricostruzioni plausibili di verità e mondi “altri” – nella sfera del cosmico e dell’universale, ma anche in quella intimamente spirituale ed esistenziale – sembra (a me sembra) potersi riconoscere in bilico tra la vaga certezza di Einstein: “Il sentimento che sta alla radice della vera arte e della vera scienza è il mistero della vita” e il perentorio invito di Marcel Duchamp: “Occorre creare quel che si cerca”. Fosse anche l’universo: dell’arte o della scienza.
Artist: Rosalba Casmiro – Nelli Maffia
Curators: Angelo Pantaleo – Guido Pensato
Info: Sala Diomede – Museo Civico di Foggia
Piazza Vincenzo Nigri, 3
Dalle 9.00 alle ore 13.00
Il martedì e giovedì
Inaugurazione ore 18.30