rotate-mobile
Cultura

La ruota fino a San Valentino e la svolta sul Teatro Mediterraneo. L'assessore Giuliani: "Al degrado rispondiamo con il bello"

Confermata la proroga della ruota panoramica dopo il grande successo riscontrato nel periodo natalizio, macchiato - però - dai violenti e rumorosi messaggi della criminalità: "Guai a farsi travolgere dalla rassegnazione". E per il 2020 c'è l'annuncio: un Libando ancora più grande e un progetto per riqualificare la struttura di viale Fortore

È stata l'autentica novità del Natale foggiano. La ruota panoramica installata nel pronao della Villa Comunale è presto diventata il simbolo delle festività da poco trascorse. Tantissimi i foggiani che almeno una volta si sono goduti il giro all'interno di una delle 24 cabine, altrettanti quelli che giunti in cima si sono goduti la vista della città dall'alto, immortalandola con il proprio smartphone. 

Una novità tanto apprezzata da portare a una proroga: sì, perché mentre mercatini, pista di pattinaggio e albero di Natale verranno presto smontati, la ruota continuerà a troneggiare nella piazza simbolo della città ancora per un mese abbondante, fino al 14 febbraio, festa degli innamorati. "Ma il gestore si farà carico delle spese sulla corrente", precisa Anna Paola Giuliani, al suo sesto anno come assessore alla Cultura: "La ruota è stata l'elemento nuovo del Natale all'interno di una formula ormai consolidata. Le novità non sono mancate, sin da "Il volo dei desideri", impreziosito dallo straordinario spettacolo di danza aerea, per non parlare di Libando spostato nella villa comunale, ma si parla di appuntamenti ai quali la città era abituata. La ruota era l'elemento nuovo di questo Natale, non c'era mai stata". 

Novità che i foggiani hanno apprezzato. 

"Le tante foto scattate sono le istantanee che ho più amato di questo Natale. Mi hanno riportato alla mente il primo Natale, del 2014, quando la gente fotografava l'albero con il videomapping. Ci sono queste due istantanee adesso nell'immaginario collettivo, quello del 2014 che fu l'inizio di un percorso e quella di quest'anno. Foto bellissime, ognuna rappresenta una cartolina di quello che è stato questo periodo e di come vorremmo fosse sempre la nostra città". 

Un periodo di gioia e di festa interrotto bruscamente... 

"C'è amarezza e rammarico per quello che sta accadendo, ma non possiamo abbassare la testa. C'è bisogno che al degrado si risponda con il bello, che ai vandali si risponda risistemando ciò che è stato vandalizzato, rendendolo possibilmente più bello. Penso agli esempi degli artisti spontanei, alle donazioni di Iacurci. È questa la città vera, quella dell'associazionismo e del volontariato. Ciò non vuol dire far finta di non vedere ciò che sta accadendo". 

Dal 2014 a oggi come e quanto è cambiata Foggia?

"Io forse sono la meno indicata a parlare. Mi sono innamorata di questa città con la quale sono in debito, non ne potrei mai parlar male. Anche perché ho avuto la fortuna di conoscere la parte migliore, la Foggia laboriosa, propositiva, solidale, dell'associazionismo, e quando parlo di associazioni lo faccio in maniera trasversale, al di là dei colori che non mi interessano". 

C'è però una minoranza che fa tanto rumore.

"Purtroppo. Ed è quella che con la violenza cerca di tenere sotto scacco il 90% della città fatta di persone perbene. Ma Foggia non può abbassare la testa. Una risposta si è vista a giudicare da come il popolo si ribella, ma il problema c'è". 

Non c'è il pericolo che una parte della comunità si faccia travolgere dalla rassegnazione?

"È sempre dietro l'angolo. Serve far squadra per fare la differenza, partendo anche dalle piccole cose. Leggo, anche sui social, di persone che invitano al rispetto civico, al prendersi cura della città rispettando i parcheggi, non sporcando, insegnando ai figli ad adottare la città, ad averne cura al 360°. Questo senso civico troppo spesso viene meno. Ecco perché abbiamo tutti il dovere, in primis noi rappresentanti delle istituzioni, di continuare a lottare. D'altronde, questa città è risorta da un bombardamento, è stata ricostruita dalle macerie. Se ce l'abbiamo fatta una volta, bisogna continuare a lottare". 

La cultura resta una delle armi più incisive per contrastare degrado e rassegnazione?

"Ha un ruolo sociale fondamentale, come lo sport. Tiene lontani i giovani da un determinato mondo, li avvicina al mondo dell'arte, della musica, della poesia. Quando parlo di associazioni mi riferisco soprattutto al lavoro che tante parrocchie dei quartieri periferici hanno prodotto, organizzandosi in proprio e prendendosi cura dei residenti". 

A proposito di periferie, che cosa si può fare per scongiurarne la ghettizzazione? 

"Io sono convinta che la vera spinta sia portare le periferie nei luoghi di cultura. Non possono esistere quartieri-ghetto, le periferie devono arrivare nei luoghi della cultura. Abbiamo già promosso degli eventi, ce ne saranno altri, ma ciò non fa delle periferie dei luoghi a sé stanti. Anzi, le periferie sono spesso uno spaccato autentico di una città, ma non dei segmenti staccati da essa. Foggia è una città unica, una unica vera grande comunità, o almeno dovrebbe esserlo". 

Il 6 gennaio scorso il sindaco Landella ha parlato di città che vuole continuare a crederci e a investire. Come si passa dalle parole ai fatti, anche alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni?

"Mi piacerebbe dire che con la cultura e una serie di sinergie si riesca a debellare questo cancro. Non so se ci riusciremo da soli, credo sia fondamentale che ognuno faccia la propria parte, dallo Stato alle Istituzioni passando per le associazioni e i singoli cittadini. A proposito di investimenti, mi viene in mente l'apertura dei Campi Diomedei. E penso al Teatro Mediterraneo". 

Ovvero?

"Penso che potremo a breve raccontare qualcosa di significativo e importante sul teatro Mediterraneo, altro luogo che deve ritornare alla sua città, attraverso un'opera di riqualificazione che coinvolga pubblico e privato, che dovranno seguire un sentiero che porti a una unica direzione, quella della città". 

Che cosa dice a chi sostiene che l'enorme produzione di eventi sia una forma per distogliere l'attenzione da altre problematiche (buche, rifiuti)?

"Ho sempre rispetto delle idee di tutti. Il popolo ha sempre ragione, sia quando ci premia che quando ci critica, purché in maniera costruttiva. Investire in cultura non vuol dire distrarre la città o sostenere che non ci siano criticità. Era giusto che ci impegnassimo rispetto alla cultura, significava dar voce ai foggiani, come a quelle compagnie indipendenti che hanno continuato a investire su se stessi malgrado i tagli del FUS e alla mancanza di fondi. Questa è forza-lavoro, ecco perché chi dice che "con la cultura non si mangia" dice una grossa falsità. La cultura è cibo. Certo, quando i cittadini evidenziano problematiche meritano assoluto rispetto. Non si impara solo dai complimenti". 

In ambito culturale che cosa dovranno aspettarsi i foggiani dal 2020?

"È già in cantiere la nuova edizione di Libando, che presenterà tante novità. Una versione che metterà insieme la cultura in tutte le declinazioni. Non solo cibo, ma anche tutte le arti che gli ruotano attorno, dalla poesia alla musica passando per le arti figurative. Si lavora già per la programmazione estiva, presto presenteremo un volume sulla Foggia sotterranea, sulle tracce del palazzo imperiale di Federico II. E poi c'è il Teatro Mediterraneo. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La ruota fino a San Valentino e la svolta sul Teatro Mediterraneo. L'assessore Giuliani: "Al degrado rispondiamo con il bello"

FoggiaToday è in caricamento