La verità sulla morte di Stefano Cucchi: Carlo Bonini ne parla alla Ubik
C’è solo un punto di vista che conta in questa storia: il corpo di Stefano. Il testimone primo e ultimo di una vicenda che, lo scorso 17 gennaio, è finalmente rientrata sui binari della legalità con la contestazione, da parte della Procura di Roma, del reato di omicidio preterintenzionale nei confronti dei tre carabinieri che arrestarono, e pestarono, Stefano Cucchi. Lo sa bene Carlo Bonini, grande firma di Repubblica e autore di libri dal forte impatto come Acab e Suburra: per sette anni sulle tracce del caso Cucchi nel tentativo di rifiutare “l’assurdo scientifico della morte per fame e per sete” vagheggiata – e falsificata – dagli stessi responsabili. Venerdì 3 febbraio, alle ore 19, il giornalista e scrittore incontra il pubblico della libreria Ubik di Foggia, ospite di Questioni Meridionali Off, per raccontare la verità sulla morte di Stefano Cucchi, al centro del suo libro dal titolo Il corpo del reato (Feltrinelli, 2016). Una storia italiana, nell’accezione più oscura che se ne possa dare che però, forse, può non avere un esito italiano, anche grazie all’impegno dell’autore, protagonista di una vera e propria inchiesta civile raccontata con gli strumenti della narrazione più incalzante. A conversare con Carlo Bonini, Michele Trecca (Ubik) e Sergio Colavita (Spazio Baol).
Il corpo del reato (Feltrinelli, novembre 2016; 320 pagine). “Un drogato di merda. Un diverso. Un Corpo a perdere. Uno di quelli di cui si dice, nel gergo di certi sbirri, che abbiano il nome all’anagrafe scritto a matita. Perché cancellarlo è un attimo. E nessuno verrà a reclamare.” La morte di Stefano Cucchi è uno di quei fatti di cronaca che segnano una generazione e un pezzo di storia italiana. Perché vicenda simbolo, carica di significati pesantissimi: la violenza del Potere, la fragilità dello Stato di diritto, l’incapacità dello Stato italiano di fare i conti con le responsabilità dei suoi servitori, il pericolo che corre un ragazzo che finisce nelle mani di uomini che indossano la divisa di chi garantisce la nostra sicurezza o il camice bianco di chi tutela la nostra salute. Carlo Bonini, grande firma di “Repubblica” e autore di Acab e Suburra (insieme a Giancarlo De Cataldo), per sette anni ha seguito da vicino il caso Cucchi – attraverso la lettura di decine di migliaia di pagine di atti giudiziari, i colloqui con i familiari, lo studio delle perizie e controperizie medico-legali sulle cause della morte – e in questo libro mette al centro il testimone primo e ultimo della verità su quanto accaduto: il Corpo del Reato. Il cadavere di Stefano. Che svelerà le tappe del suo calvario attraverso gli occhi e la scienza di un medico che, per una coincidenza precisa come un responso, sarà lo stesso chiamato a interpretare i segni delle torture inflitte a Giulio Regeni, trucidato in Egitto e intrappolato in una storia oscura, così diversa e così simile a quella di Stefano Cucchi. Perché è tempo di far parlare quel cadavere martoriato, di fargli raccontare quello che sa e che alcuni non avrebbero voluto che dicesse, e di spiegare a tutti noi, che forse non vorremmo ascoltare, quanto i nostri corpi siano alla mercé del Potere, dello Stato, della Storia. Stefano Cucchi è morto. Lo Stato che lo aveva preso in custodia ha restituito solo un cadavere. Ma quel cadavere parla. E tutti lo dobbiamo ascoltare.
Carlo Bonini. Nato nel 1967 a Roma, è inviato speciale del quotidiano “la Repubblica”, dove è arrivato dopo aver lavorato per “il manifesto” e “il Corriere della sera”. Ha pubblicato le due biografie La Toga Rossa (1998), storia del giudice Francesco Misiani e Il Fiore del Male, la vita di Renato Vallanzasca (1999), il reportage narrativo Guantánamo (2004), Il mercato della paura, scritto con Giuseppe D’Avanzo (2006), Acab. All Cops Are Bastards (2009) e con Giancarlo De Cataldo Suburra (2014) e La notte di Roma (2015).