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Balafon itinerante: immigrazione, intercultura e legalità a Foggia

Mercoledì 30 gennaio la Comunità di Corte Altini con Migrantes , Apulia Film Commission, Cgil Puglia e Università degli Studi di Foggia, organizza a Foggia una giornata dedicata ai temi dell’ immigrazione, intercultura e legalità nell' ambito del progetto Balafon Itinerante.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FoggiaToday

Una tavola rotonda, un laboratorio rap, un incontro di approfondimento e due proiezioni cinematografiche per una giornata animata dalla necessità di confrontarsi con temi, conflitti e ferite che drammaticamente segnano l’attualità.

Una testimonianza di vera condivisione con il diverso che vuole riunire un numero considerevole di realtà varie, associative, sindacali, clericali e istituzionali presenti sul territorio foggiano per testimoniare l’importanza dell’integrazione dei popoli e delle culture come valore imprescindibile di civiltà.

Un percorso, quello di Comunità di corte Altini, che garantisce l’esistenza ormai comprovata di una rete territoriale di promozione sociale in grado di organizzare e stimolare le attività delle comunità e delle associazioni, creando rapporti di scambio ed una concreta comunicazione tra entità culturali diverse con le comunità di immigrati presenti sul territorio per la valorizzazione dei processi di integrazione. Saranno presenti infatti numerosi ragazzi del centro di prima accoglienza per richiedenti asilo di Borgo Mezzanone. Il programma prevede dalle ore 9.00 una tavola rotonda alla Facoltà di economia dell' Università degli Studi di Foggia, moderato dalla Segretaria Provinciale CGIL Foggia Loredana Olivieri, con la presenza del Direttore del Dipartimento di Economia dell' Università di Foggia, prof. Francesco Contò.

Interverranno: Leonardo Palmisano, sociologo sul tema immigrazione e intercultura; Dario Billuccio, direttivo nazionale ASGI Quadro Giuridico circa l' immigrazione in Italia; Madia Donghia, docente Università di Foggia Dipartimento Giurisprudenza, su immigrazione e diritto del lavoro; Azmi Jarjawi, dipartimento immigrazione CGIL Puglia sul tema immigrazione e contrattazione; Nicola Faccilongo, ricercatore Università di Foggia Dipartimento Economia sui risvolti economici dell' immigrazione; Antonio Gagliardi, segretario generale Flai CGIL Puglia sul lavoro agricolo in Puglia e immigrazione.

Alle ore 17.30 nel Cineporto di Foggia si terrà un laboratorio rap aperto alla scrittura e all' espressione verbale in musica, con la performance live di Revo e Torto di Bari Jungle Brothers Pooglia Tribe. I convenuti, giovani migranti e non, appassionarti e cultori del rap, saranno invitati ad esprimersi nel proprio stile musicale, in un percorso integrato con due rappers professionisti, un confronto positivo fra persone, una condivisione, un dialogo fra differenti opinioni, fra idee. Utilizzando non solo l’italiano, ma anche i dialetti e le lingue di tutto il mondo, come il rap da tempo ha insegnato a fare. Per oltrepassare con la musica la paura delle differenze e i rischi della discriminazione e della xenofobia. Perché la parola costruisce ponti tra persone differenti e la musica unisce continenti lontani.

Alle ore 18.30 sempre al Cineporto di Foggia seguirà un incontro di approfondimento moderato dal presidente di Comunità di Corte Altini Koblan Amissah con Daniele Iacovelli, Segretario Generale Flai CGIL Provinciale Foggia, Maurizio Carmeno, Segretario Generale CGIL Foggia ed il giornalista Fulvio Digiuseppe. Alle ore 19.30 si darà spazio alla proiezione dei film.

La Comunità di Corte Altini, attingendo dall’ archivio “Festival Balafon Arte e cultura africana e della diaspora nera” ha scelto il lungometraggio Une saison en France. Una stagione in Francia parla di un insegnante di francese che ha lasciato il suo villaggio nell’Africa Centrale per ricostruirsi una vita in Francia. Mentre aspetta di ottenere lo status di rifugiato, organizza la sua vita: manda a scuola i figli e lavora al mercato, dove incontra e si innamora di una donna. Ma se la sua richiesta d’asilo non fosse accettata, cosa accadrebbe di questi frammenti di vita normale che ha messo insieme faticosamente? Il regista Mahamat-Saleh Haroun è nato in Ciad, ottiene i primi riconoscimenti già con il suo cortometraggio d’esordio e il suo primo lungometraggio, Bye-bye Africa viene premiato nel 1999 come Miglior Film al Festival di Venezia. Une saison en France, è il suo primo film girato in Francia ed è interpretato da Eriq Ebouaney e Sandrine Bonnaire. Nel 2006, il Museum of Modern Art (MoMA), di New York ha reso omaggio ad Haroun presentando una retrospettiva dei suoi film. Nel 2010, ha ricevuto il Premio Robert Bresson per la carriera. Nel 2013, Mahamat-Saleh Haroun ha ricevuto la Medaglia Fellini dell’UNESCO. A seguire verrà proposto Vol Spécial, un film documentario di Fernand Melgar del 2011 Ogni anno, in Svizzera, migliaia di uomini e donne vengono incarcerate senza processo né condanna. Per la sola ragione di risiedere illegalmente sul territorio, possono essere privati della libertà per un periodo di due anni in attesa della loro espulsione.

Dopo “La Forteresse” – Pardo d’oro al Festival internazionale del film Locarno – che trattava delle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo in Svizzera, Fernand Melgar posa il suo sguardo sull’altra estremità della catena, ossia sulla fine del percorso migratorio.Il cineasta si è immerso nel corso di nove mesi nel centro di detenzione amministrativa di Frambois, a Ginevra, uno dei 28 centri di espulsione per Sans papiers in Svizzera. A Frambois si trovano alla rinfusa sia richiedenti asilo la cui domanda è stata rifiutata, sia clandestini. Alcuni tra questi si sono stabiliti in Svizzera da anni, hanno costituito una famiglia, lavorano, versano i contributi alle assicurazioni sociali e mandano i loro figli a scuola. Questo fino al giorno in cui i servizi cantonali di immigrazione decidono arbitrariamente di chiuderli in carcere per garantire la loro partenza dalla Svizzera. Il problema è che nessuno tra i detenuti è preparato a partire volontariamente, inizia quindi un lungo accanimento amministrativo per forzarli a farlo. L’ ingresso è gratuito.

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