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Il 10 dicembre di cinque anni fa riapriva il Teatro Giordano: Foggia si riappropriava del suo tempio della cultura

Il 10 dicembre 2014 il concerto del maestro Riccardo Muti che "battezzò" il rinato teatro. Fu l'inizio di una nuova epoca, quella delle grandi stagioni di prosa, dei colossi del jazz e della lirica

Otto anni di oblio, il "tempio della cultura" foggiana chiuso al pubblico per un tempo lungo, troppo lungo. Per il ruolo che ha rivestito, come uno dei più autorevoli teatri del fu Regno di Napoli, per il nome che portava, quell'Umberto Giordano che tanto lustro e prestigio porta alla città di Foggia in tutto il mondo. 

Per otto lunghissimi anni i foggiani hanno trovato su quel teatro i cancelli chiusi. Un silenzio reso ancora più mortificante dalle beghe politiche, burocratiche e giudiziarie che ne hanno compromesso e rallentato l'apertura. Una sofferenza che ha conosciuto la sua fine esattamente cinque anni fa. 

Il 10 dicembre 2014 è diventata una data speciale per la città: il Maestro Muti 'battezzò' il rinato Teatro Giordano sulle note di Martucci, Mozart e Schubert. Una serata di grande festa, pur se accompagnata da polemiche (dalla prelazione dei biglietti, alla transazione Ra.Co.) e da alcune stoccate insidiose dello stesso direttore d'orchestra per i numerosi biglietti concessi alle autorità (161): "L'apertura di questo Teatro deve essere da oggi un luogo di incontro, non un luogo di eventi. Ho letto nel programma di Grandi eventi? Sono la possibilità di mettersi i vestiti elegati, di avere le auto blu fuori, 200 vigilanti e il pubblico vero che resta fuori?" 

Ma di quella serata restano i bei ricordi, perché rappresentò l'inizio di una nuova era: quella delle stagioni di prosa, dei grandi artisti, delle anteprime nazionali, della lirica (con il ritorno dell'Andrea Chenier e la 'prima' di "Giove a Pompei"), ma anche quella della musica con il Giordano in Jazz. L'era in cui il tempio della cultura ha riaperto (si spera) per non chiudere più, come auspicò il sindaco quel mercoledì 10 dicembre del 2014, "perché l'Arte, la cultura e il "bello" sono potenti fonti d'ispirazione per il progresso morale e civile di una comunità". 

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