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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Sanità privata al collasso. Appello disperato di Cgil, Cisl e Uil

Cifre da bollettino di guerra. Cgil, Cisl e Uil tentano l'ennesimo disperato appello. A rischio posti di lavoro e diritto alla salute. Tremano CDP, Casa Sollievo, la clinica San Michele e i centri Padre Pio

La sanità privata di Capitanata rischia di scrivere i titoli di coda. Cgil Cisl e Uil lanciano l’ultimo disperato appello alle istituzioni. Chiedono un “patto tra persone perbene“, così lo definiscono, che salvi dal baratro un indotto vitale per il territorio foggiano, che conta oltre 5000 posti di lavoro ed offre un servizio all’utenza insostituibile, soccorrendo - e in alcuni casi, sostituendosi - al pubblico quando questi va in affanno. Eloquente lo slogan scelto per l’assemblea pubblica svoltasi questa mattina presso la Cassa Edile a Foggia: “La sanità privata è un servizio pubblico, difendiamola”. Lo stesso appello urlato all’infinito nell’ultimo anno all’indirizzo di Regione, Asl, Comuni e Provincia dagli imprenditori del settore ed i loro dipendenti. Invano: oggi si è allo stremo.

La Casa della Divina Provvidenza rischia di lasciare per strada 2000 professionalità tra Foggia e Bisceglie e si prepara all‘ennesimo sit in lunedì davanti alla Regione Puglia. In affanno i Centri Padre Pio, fino a ieri un’isola felice, oggi annunciano licenziamenti. La clinica San Michele (Manfredonia, 44 dipendenti) è ancora chiusa. Isola felice sembrava anche Casa Sollievo della Sofferenza e invece oggi, in quella sala, la testimonianza – drammatica - di un dipendente. In bilico unità lavorative anche nelle case di cura e nei centri di riabilitazione della Provincia. Stesse difficoltà per i laboratori di analisi, dove è stata avviata la cassa integrazione per parte del personale.

Un bollettino di guerra, insomma. La madre di tutti i problemi restano le tariffe datate, ferme al 1997, mentre il costo della vita è aumentato vertiginosamente. “Sfido chiunque - tuona Luigi Giorgione, Uil - ad acquistare beni e servizi al costo reale del 2011 per essere rimborsato come se fossimo fermi a 15 anni fa”. Evidente lo squilibrio. Le uscite non compensano le entrate. Il rischio non sono solo i licenziamenti ma la chiusura di centri di eccellenza in un territorio già povero di strutture, che paga la mannaia del piano di rientro nel settore pubblico. Ma le leggi del mercato non fanno sconti. Alle rette datate vanno aggiunte, da un lato, le leggi regionali che impongono giustamente agli imprenditori elevate garanzie in termini di professionalità, dotazione tecnologica, caratteristiche strutturali.

Dall’altro però risorse sempre più ridotte da Via Capruzzi (i cd. Tetti di spesa) che non tengono conto degli investimenti sostenuti. Per non parlare dei tempi biblici per gli accreditamenti e i ritardi sistematici nella sottoscrizione dei contratti con la Asl di Foggia (si pensi che il contratto 2011 non è stato ancora firmato. E siamo a luglio). Lunedì l’assessore regionale alla Salute, Tommaso Fiore, ha promesso un’audizione (“dopo un anno e mezzo“ commenta ironico Giovanni D‘Alessandro, Cisl). E finalmente fa capolino la politica, anche se solo con due consiglieri regionali su 13 che la Capitanata ha inviato a Bari per tutelare gli interessi del territorio (Pino Lonigro - SEL, Giandiego Gatta, PDL). Mentre l’Asl resta convitato di pietra: ancora una volta nessun rappresentante da Piazza della Libertà.

Presente, invece, la Provincia di Foggia con l’assessore al Lavoro Leonardo Lallo (che dichiara la disponibilità di Palazzo Dogana ad aprire un tavolo di crisi, seppur la Provincia non abbia competenza in materia), il Comune di Foggia, lavoratori ed associazioni di categoria. Insieme per “patto tra persone perbene“. Chi si sente chiamato in causa, oggi faccia un passo avanti.

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