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Statua votiva preda delle intemperie e dei vandali: comitato civico la recupera a sue spese

A Lucera il comitato ‘Custodi della Memoria’ ha provveduto a rimuovere e a mettere al sicuro un'antica statua votiva che era collocata sul portale d'ingresso dell'ex sede del plesso scolastico di S. Matteo, in piazza delle Terme Romane

Il Comitato Civico ‘Custodi della Memoria’, a sue spese, con l’autorizzazione del direttore dei Beni Culturali Ecclesiastici della diocesi di Lucera-Troia, mons. Luigi Tommasone, e del parroco di San Matteo al Carmine, don Vincenzo Onorato, grazie all'intervento del sig. Luigi Frascone, muratore lucerino, ha provveduto a rimuovere e a mettere al sicuro un'antica statua votiva che era collocata nel vano finestra sul portale d'ingresso dell'ex sede del plesso scolastico di S. Matteo, in piazza delle Terme Romane a Lucera. L'intervento si è reso necessario per salvaguardare il manufatto che da anni era esposto alle intemperie e ad atti vandalici, bersagliato com'era dai ragazzi col lancio di palloni e pietre.

Il piano terra dell'edificio (che ha ospitato fino al 2014 alcune classi di scuola primaria dell'Istituto Bozzini-Fasani), è quanto rimane dell’ex chiesa di S. Matteo Apostolo, attestata già in epoca angioina (inizi XIV secolo) ed edificata inglobando strutture di età imperiale romana, ancora parzialmente visibili. Fu chiesa parrocchiale fino al 1935/36, quando, "perché piccola e priva di comodità", la sua sede fu trasferita presso l’attuale chiesa del Carmine. Dopo aver ospitato famiglie di sfollati nel secondo dopoguerra, negli anni '70, l'arciprete mons. Giuseppe Rossetti, per dotare la parrocchia di un edificio per le attività pastorali, vi fece costruire un piano superiore. Durante questi lavori, che stravolsero l'aspetto originario dell'ex chiesa (di cui rimangono solo i muri perimetrali) rimuovendo quanto restava dell'arredo architettonico interno, la piccola statua, che fino ad allora era visibile in un’edicola esterna al di sotto del vecchio campanile, ormai demolito, fu trasferita in cima al portale.

La statuetta è di buona fattura, alta all’incirca 60 cm., in terracotta dipinta, e si presenta mutila delle mani, con qualche lesione sul volto e sull'abito. In origine si presumeva che raffigurasse un S. Matteo Apostolo, ma, una volta rimossa e vista da vicino, è emerso trattarsi di una figura muliebre, probabilmente una Madonna (forse S. Maria della Libera, il cui culto è ancora vivo in parrocchia) o una santa martire. Sembra incedere inarcando il bacino verso destra e flettendo lievemente la gamba destra in avanti, mentre si appoggia su quella sinistra. Ha un viso ovale dai lineamenti delicati, le labbra socchiuse, il capo leggermente inclinato a destra, coi capelli che le scendono a larghe ciocche sulle spalle. Indossa una tunica a maniche larghe, al di sotto della quale si intravede una veste blu, ed ha il braccio destro flesso e rivolto verso l'alto, mentre il sinistro verso il basso. Un lungo manto rosso le cinge i fianchi e il dorso: un lembo è fissato in vita con una fibula circolare o un grosso nodo; l'altro pende dal braccio sinistro. Tracce di una probabile corona si intravedono sulla sommità della testa. 

“In base a foto d’epoca, la statua dovrebbe risalire almeno a prima del Novecento. In attesa di una sua collocazione più consona presso la chiesa del Carmine, che ne garantisca anche una migliore fruizione, auspichiamo che il manufatto sia sottoposto ad un accurato restauro e ad una approfondita analisi iconografica, che consenta di identificare il soggetto rappresentato e di datarlo con precisione”, hanno commentato i membri del comitato.

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