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Masseria Giardino, denuncia a cinquestelle: così Foggia "regala" per 15 anni 400 ettari pubblici ad una società

La denuncia dell'on. Lovecchio: concessione a 15 anni dei 400 ettari agricoli di “Selva di Giardino” Azienda Agricola Masseria Giardino di proprietà comunale, vinta dalla società cooperativa ATS Montemaggiore con sede in Orsara di Puglia

“Con la concessione del fondo rustico di Masseria Giardino, ancora una volta l’amministrazione Landella ha perso un’occasione straordinaria per imprimere un cambiamento, che avrebbe potuto proiettare la città di Foggia tra le best practies del Paese nell’ambito dell’agricoltura sociale e dell’innovazione sociale. Nonostante lo splendido manufatto abbandonato sia entrato nei finanziamenti del CIS, Contratto Istituzionale di Sviluppo per la Capitanata, l’amministrazione è andata avanti in un piano scellerato di privatizzazione di un bene comune, arrecando più di una esternalità negativa per la comunità”. 

Si esprime così l’onorevole del M5S Giorgio Lovecchio dopo l’aggiudicazione del bando per la concessione a 15 anni dei 400 ettari agricoli di 'Selva di Giardino' Azienda Agricola Masseria Giardino di proprietà comunale, vinta dalla società cooperativa ATS Montemaggiore con sede in Orsara di Puglia, con un’offerta economica di 186.498,00 euro al netto dell’IVA, all’anno pari ad un rialzo del 3,61 % sull’importo a base d’asta. 

Con la gestione del fondo rustico 'Masseria Giardino' - si legge nel bando - "l’Ente intende conseguire ipotesi di valorizzazione e fruizione migliorative che diano nel contempo l’opportunità di conseguire maggiori utili e di impiegare un congruo numero di unità lavorative attraverso la realizzazione di un progetto di miglioramento aziendale complessivo tramite la presentazione di un piano di sviluppo aziendale con l’inserimento sociale di soggetti in situazione di fragilità o di svantaggio sociale con il reinserimento socio-lavorativo, realizzazione di laboratori e visite guidate in ambito ambientale e agricoltura/orti biologici"

Prosegue il deputato pentastellato: “L’amministrazione invece di valorizzare i territori extraurbani e connetterli sia fisicamente che digitalmente, in un corretto rapporto tra la città e la campagna con un rapporto osmotico e permeabile, ha preferito regalare, bypassando totalmente la partecipazione dei cittadini, 400 ettari produttivi ad una società, che non ha mai fatto dell’agricoltura il suo core business, negando di fatto la coesione sociale. Ovunque in Italia, da Roma con la sindaca Virginia Raggi a Padova fino a Milano, e in Europa, i beni comuni sono assegnati ad una pluralità di soggetti, associazioni, privati cittadini, enti, con una molteplicità di progettualità che hanno negli orti sociali l’esperienza più fruttuosa. Che fa però il sindaco Landella? Arbitrariamente nell’agro di Foggia, la più grande provincia agricola d’Italia, a pochi passi dal Parco dell’Incoronata, privatizza, per 15 anni, 400 ettari pubblici. Quand’anche la società attuasse politiche di community garden, non solo destinate a produrre cibo sano ma anche a dare valore alla comunità che se ne prende cura, non farebbe nulla di più rispetto a quello che il Comune avrebbe potuto svolgere con modalità pubbliche, allargando la partecipazione alla cittadinanza tutta”.  

“Tutto questo accade- continua il parlamentare- mentre al Senato è in discussione una legge contro il consumo di suolo, anche in dispregio della Legge regionale che detta delle Disposizioni per favorire l'accesso dei giovani all'agricoltura e contrastare l'abbandono e il consumo dei suoli agricoli, con l’istituzione della Banca della Terra di Puglia, che regola i principi fondamentali per la conservazione del suolo in quanto bene comune e risorsa non rinnovabile”. 

“Se questo non bastasse a dimostrare l’inefficacia del bando- conclude l’onorevole Lovecchio- possiamo fare anche qualche calcolo sul presunto guadagno derivante dal canone annuo di 186mila euro assicurato dalla società vincitrice, per un importo complessivo di 2.700.000 di euro nei 15 anni di concessione. Considerando che in condizioni di scarsa redditività un ettaro di terreno coltivato a cereali produce circa 30 quintali, con una semplice stima, per grani di qualità media senza contratti di filiera, ad un prezzo di mercato medio, quale quello attuale di 24 euro, possiamo dire che il Comune perde circa 100mila euro all’anno con la concessione. Il giusto valore per 400 ettari, al netto della pac, calcolando i flussi di cassa futuri, per 15 anni, non può essere inferiore ai 4,3 milioni di euro. La perdita secca insomma si aggira intorno al 1,6 milione di euro. Una perdita economica e morale per la cittadinanza”.  

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