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Economia Manfredonia

Una lapide per il mulino e pastificio D’Onofrio: Manfredonia onora mezzo secolo di storia fatta di grano e passione

Il 22 dicembre scorso, è stata apposta una lapide in via Arcivescovado, sulla parete dell’edificio sorto sul luogo del mulino e pastificio D’Onofrio & Longo

Il mulino e pastificio D’Onofrio: mezzo secolo di storia di Manfredonia La lapide posta in via Arcivescovado ricorda una pagina importante della storia economica sipontina e dell’intera provincia foggiana.

Il 22 dicembre scorso, senza clamori, è stata apposta una lapide in via Arcivescovado, sulla parete dell’edificio sorto sul luogo del mulino e pastificio D’Onofrio & Longo, che era stato realizzato su costruzioni preesistenti tra l’attuale via delle Antiche Mura, via Arcivescovado e via Tribuna.

“Sento il dovere, a nome dei D’Onofrio, di ringraziare i proponenti: il prof. Matteo Palumbo, purtroppo scomparso, e il prof. Lorenzo Mondelli, nonché il sindaco, Angelo Riccardi e la giunta comunale, che hanno reso possibile questo significativo gesto”, ha riferito l’avvocato Vincenzo D’Onofrio, nipote dell’omonimo titolare del pastificio e apprezzato presidente dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, oltre che console del Touring Club Italia, intervenuto al riguardo dell’installazione della lapide.

“Colgo l’occasione - ha aggiunto - per rivolgere e dedicare un particolare affettuoso pensiero alle famiglie tutte dei dirigenti, degli impiegati, degli operai che hanno lavorato presso il mulino e pastificio D’Onofrio & Longo, che ha cessato ogni attività da più di cinquant'anni”. “E’ dovere dell’Amministrazione comunale - sostiene il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi - ricordare nei modi e nelle forme più opportuni i cittadini, le imprese, le iniziative culturali, sociali ed economiche, che hanno contribuito in modo significativo e rilevante alla crescita e allo sviluppo della Comunità, perché siano di esempio e di sprone per tutti ad adoperarsi per il bene comune”.

E, nella storia di Manfredonia, l’arte della conservazione e della molitura del grano è testimoniata ancora oggi, grazie alla presenza di edifici, di magazzini e di toponimi, che ne ricordano l’importanza per i risvolti sociali ed economici. La famiglia D’Onofrio, commercianti cerealicoli foggiani, acquistò i locali che si trovavano nelle immediate vicinanze della ‘Porta nuova’ e, così facendo, trasferì anche la propria dimora a Manfredonia.

“Il ragionier Vincenzo – scrisse A. Ferrara in ‘Manfredonia: notabili tra vita e arte’ - si diede con passione all’amministrazione dell’importante complesso, che ampliò e potenziò avvalendosi dei più moderni ritrovati tecnici dell’industria molitoria e della pastificazione. Lo stabilimento, per la sua benemerita attività, ha scritto, specialmente nel periodo delle due guerre, una pagina memorabile nel campo dell’industria provinciale, lasciando un grato ricordo nella cittadinanza” grazie anche alle tante opere di generosità e di beneficenza, a favore dei poveri e delle orfanelle, della moglie del D’Onofrio: la signora Rosa Longo, a cui il commendatore Vincenzo D’Onofrio dedicò quell’affascinante struttura che risponde al nome di ‘Villa Rosa’ e quella struggente dedica sulla targa che era posta all’ingresso (“Per te/o mia Rosina questa villa che tutta la mia vita/ormai rinserra, io volli progettare e costruire. Disagi, avversità, violenze infami non valsero a fermare il mio cammino/ più forte fu la fede più forte ancor l’amore/VINSI!/E la tua reggia alfin dal sol baciata/da mille e mille piante profumata/brillò su questa arida pietraia/Ma tu la mia fatica compiuta non vedesti!/Dal ciel mi sorridesti e il tuo sorriso/Fu tutto il premio ch’io avea sognato/1940 – XVIII”).

Il mulino e pastificio D’Onofrio, nel corso della sua lunga attività, consentì la creazione di numerosi posti di lavoro e i prodotti come la famosa ‘pasta Sovrana’ riscossero consensi e apprezzamenti in giro per l’Italia. Il 15 dicembre 1950 avvenne l’imponderabile: un violento incendio distrusse una parte dell’importante complesso. Vincenzo D’Onofrio non si perse d’animo, nonostante l’infausto accadimento, dandosi subito alla ricostruzione di quanto distrutto dalle fiamme. Il 31 dicembre 1966, però, gli eredi si videro costretti a chiudere l’attività, liquidando il dovuto ai dipendenti e alle maestranze. E, per far fronte agli oneri di liquidazione, gli eredi decisero di vendere villa Rosa, nel 1967, in favore di S.E. Monsignor Andrea Cesarano per i diritti di piena proprietà pari al 50% e della sorella di questi, la signora Cesarano-Giglio per l’altro 50%. “In questo luogo sorgevano il mulino e il pastificio D’Onofrio & Longo che, per più di cinquant’anni, offrirono pane, lavoro e fama alla città, scrivendo una pagina memorabile nel campo dell’industria provinciale, lasciando un grato ricordo. La sua maestosa mole andò in parte distrutta da un violento incendio scoppiato il 15 dicembre 1950. L’Amministrazione comunale a memoria pose. 19 dicembre 2018”, recita l’epigrafe posta sulla lapide in pietra d’Apricena, di dimensioni cm 50x70. L’Amministrazione comunale, quindi, dando seguito alla delibera di Giunta n. 55 del dicembre 2016, ha voluto “ricordare e affidare alla memoria della Città questa pagina importante della storia economica sipontina e dell’intera provincia di Foggia”. Una storia fatta a braccetto della famiglia D’Onofrio, per mezzo secolo. Una storia che non può essere dimenticata, perché è la gente che fa la Storia.

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