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Economia Cep / Via Francesco Petrarca

L’allarme di Marasco: “Dalla Giunta alloggi pericolosi a chi ha bisogno di casa”

I punti-chiave di una interrogazione urgente sul progetto di riuso dell'ex scuola materna "Giovanni XXIII" al CEP che, secondo il capogruppo de 'Il Pane e le Rose' in Comune, ha gravissimi problemi di staticità

“Dare una casa pericolosa a chi ne ha bisogno è un’azione non solo ingiusta ma cattiva sotto tutti i punti di vista”. È il giudizio del capogruppo de “Il Pane e le Rose”, Augusto Marasco, che getta luce sulla decisione della Giunta comunale di Foggia di recuperare il plesso dell’ex Scuola Materna “Giovanni XXIII” di via Petrarca, al CEP, per realizzare nuovi alloggi da destinare all’emergenza abitativa.

“Quell’edificio – ricorda Marasco – è stato sgomberato per carenze strutturali e dichiarato non più recuperabile per gravi problemi che ne hanno compromesso definitivamente, e da tempo, i requisiti minimi di agibilità e sicurezza”. Malgrado ciò, la Giunta ha approvato un progetto esecutivo per realizzare 10 alloggi attraverso lavori di recupero edilizio per uso abitativo degli immobili comunali dell’ex Scuola dell’Infanzia “Acquaviva”, in via Candelaro, e dell’ex Scuola Materna “Giovanni XXIII”, al CEP. “Emblematico – aggiunge l’ex candidato sindaco del centrosinistra – che questa risposta rabberciata a un dramma sociale sia collocata nei due quartieri più popolari della città, che evidentemente la Giunta Landella pensa non siano all’altezza di avere progetti importanti e qualificati, come si è già visto con lo scandalo dell’inaugurazione fantasma del Parco e degli orti urbani sempre al CEP”.

Lo scorso 11 marzo, Marasco ha presentato un’interpellanza urgente centrata sulla Delibera numero 23 del 20 febbraio scorso, con cui la Giunta Comunale approvava, su proposta del Servizio Lavori Pubblici, il progetto esecutivo per il recupero edilizio di due immobili comunali per trasformarli in alloggi da destinare all’emergenza abitativa: 6 alloggi nell’ex Scuola “Acquaviva”, per un costo di intervento stimato pari a 163.360,27 euro, e 4 alloggi nell’ex Scuola “Giovanni XXIII”, per un costo stimato pari a 110.573,46. In tutto 400 mila euro, comprese le “Somme a disposizione dell’Amministrazione”. Peraltro, lo scorso 9 marzo, Marasco ha chiesto al dirigente responsabile della Segreteria della Giunta Comunale, Protocollo e Archivio di visionare il progetto che, secondo quanto stabilito dalla legge, deve essere allegato in originale all’atto deliberativo adottato. Il dirigente ha dovuto attestare la indisponibilità del progetto.

Nell’interpellanza urgente rivolta al sindaco, Marasco ha messo in rilievo che “nell’ambito di un Accordo di Programma Quadro Difesa del Suolo – Delibera CIPE 20/2004, il Comune di Foggia ha beneficiato di un finanziamento in esecuzione del quale ha stipulato, nel 2008 e nel 2011, una convenzione con l’Autorità di Bacino della Puglia per eseguire una serie di verifiche di vulnerabilità sismica su edifici pubblici e strategici”. Tra quegli edifici, c’era anche la Scuola Materna “Giovanni XXIII”: in seguito alle verifiche effettuate sul plesso di via Petrarca 65, i tecnici incaricati certificarono, infatti, che “alla luce delle indagini svolte e dei risultati ottenuti dal calcolo numerico, è emerso che la struttura della Scuola “Giovanni XXIII” in Foggia non risulta adeguata sia nei confronti delle azioni controllate dell’uomo (ossia carichi permanenti e alle azioni di servizio) sia nei confronti delle azioni sismiche, cosicché essa non risulta staticamente e simicamente agibile”.

Lo stesso edificio, proprio con ordinanza del Servizio Lavori Pubblici, è stato sgomberato per carenze strutturali: in poche parole, è impossibile procedere in alcun modo per il recupero edilizio di quel plesso. “È sconcertante – osserva l’esponente del centrosinistra - che la Giunta, peraltro assistita dal Segretario Generale deputato al controllo e alla legittimità degli atti, abbia potuto far approvare un progetto esecutivo, proposto dall’assessore e dal dirigente del Servizio Lavori Pubblici, privo dei requisiti minimi richiesti per legge. Ancor più assurdo appare – conclude Marasco – che, dopo anni di attenzione e investimenti al tema dell’abitare sicuro, si possa pensare di dare una casa a chi ne ha bisogno in un edificio di cui sono state accertati e certificati gravissimi e irrimediabili problemi di staticità e sicurezza, nonché l’assoluta inadeguatezza agli standard minimi di antisismicità”.

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