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Confesercenti, crisi nera per commercio e turismo: “Troppe le aziende che chiudono”

Entrambi i settori registrano più fallimenti che aperture: nel secondo bimestre del 2014, hanno cessato l’attività alcune centinaia di imprese. E, nello stesso periodo, le nuove aperture sono state di gran lunga inferiori

In Capitanata perdura la crisi di turismo e commercio. Nel secondo bimestre del 2014, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, nei due settori hanno cessato l’attività alcune centinaia di imprese: nello stesso periodo, le nuove aperture nel commercio e nel turismo sono state di gran lunga inferiori, per un forte saldo finale negativo di unità impiegate.

 

Entrambi i settori registrano più cessazioni che aperture: nel commercio il saldo di natimortalità delle imprese è più alto, più basso – ma con dati altrettanto preoccupanti – per il turismo. “Settori trainanti della nostra economia – commenta Carlo Simone, presidente di Confesercenti Foggia – che, più degli altri, pagano le conseguenze della crisi che attanaglia il mercato interno italiano perché nei primi quattro mesi del 2014 le vendite commerciali, secondo le nostre stime, sono calate sensibilmente”. Da qui la preoccupazione per un momento che continua a non fornire motivazioni agli operatori.

 

Il settore del turismo, in particolare, sembra avere difficoltà a uscire dalla crisi. Nei primi quattro mesi dell’anno il comparto turismo e somministrazione ha visto calare la serranda a 168 imprese contro solo 89 aperture per una perdita di numerose attività lavorative. In calo anche il settore alloggio, comprensivo di alberghi e hotel della provincia di Foggia, che ha registrato 2 aperture contro 9 chiusure. Negativo (-22) anche il dato dei bar, che da gennaio registrano, a fronte di 37 aperture, ben 59 chiusure. Ancora peggio i ristoranti: nel periodo interessato in provincia di Foggia hanno iniziato l’attività 43 locali contro 76 cessazioni di impresa.

 

In particolare, il commercio foggiano sembra essersi ormai avviato verso una fase di destrutturazione, che premia i comparti che presentano meno spese di impresa. Cala infatti il dettaglio in sede fissa, mentre aumenta il commercio fuori dai negozi: le imprese che vendono attraverso internet mettono a segno un sostanziale equilibrio, mentre il commercio su aree pubbliche cresce anche se con ritmi diversi dalle precedenti analisi. E si conferma come l’unico comparto ‘anti-crisi’ del commercio. Il settore più penalizzato è quello tessile e dell’abbigliamento con 103 cessazione di attività a fronte di 60 inizio attività.

 

Una fase della crisi che va monitorata con sempre più attenzione. “L’incessante lavoro svolto dall’Osservatorio Confesercenti – conclude il presidente Simone – testimonia la nostra attenzione verso le imprese daune. Ma è anche un indicatore di straordinaria importanza per il mondo istituzionale locale e regionale sollecitato a trovare soluzioni per uscire da questa fase ancora stagnante. Commercio e turismo rappresentano una fonte importante per la nostra economia. Da qui la necessità di correre al loro capezzale recependo anche le politiche e le strategie indicate dalle imprese che invocano più attenzione”.

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