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Più ristoranti e ambulanti ma meno negozi: ecco com’è cambiato il commercio nel centro di Foggia

E' quanto emerge dal report della Confcommercio di Foggia sulla base del rapporto 'Demografia d'impresa nei centri storici italiani'. Commercio ambulante ha subito un incremento dell'80%; strutture ricettive aumentate da 18 a 46, cresce anche il numero di farmacie e ristoranti

Dal 2008, anno di inizio della crisi, a oggi, il commercio nei centri storici delle principali città italiane è profondamente cambiato; sono diminuiti i cosiddetti negozi a posto fisso mentre sono cresciuti il commercio ambulante e, soprattutto, alberghi, ristoranti e bar. E’ questo che emerge dal report predisposto dalla Confcommercio provinciale di Foggia, integrato con dati della Camera di Commercio, sulla base del rapporto ‘Demografia d’impresa nei centri storici italiani’, elaborato dal Centro Studi di Confcommercio e diffuso la scorsa settimana. Un'indagine su scala nazionale effettuata su di un campione di 120 città di medio-grandi dimensioni nel periodo compreso tra il 2008 e il 2017.

Il primo elemento di valutazione che emerge con chiarezza dal report, in controtendenza sulla percezione diffusa, è che il commercio al dettaglio come settore nel suo complesso, ha sostanzialmente tenuto con un saldo negativo di sole 4 unità e una perdita percentuale dello 0,2%. Anzi, se si considerano i soli dati relativi al centro storico, il dato è positivo con una variazione percentuale di +4,6%, mentre è negativo nelle zone periferiche. Questi numeri, però, considerano il commercio nel suo complesso, includendo anche il commercio ambulante che è la vera novità di questi ultimi anni nella nostra città.

Dai dati risulta infatti che a Foggia il commercio al di fuori di negozi, banchi e mercati, ha avuto nel periodo preso in considerazione un incremento di oltre l'80% a cui si aggiunge un incremento di oltre il 50% del commercio al dettaglio ambulante. Entrando nello specifico dei settori, invece, emerge chiaramente che il vero tracollo c'è stato per i negozi generici, categoria che comprende abbigliamento e calzature, (-48,7% in centro storico, -44,5% nelle altre zone cittadine); distributori carburante (-28,3% nel centro urbano -50% nelle altre zone); negozi specializzati per la casa (-33,4% in centro storico -24,8% in altre zone).

I dati positivi vengono invece, oltre che dal commercio ambulante, dalla ristorazione e l'ospitalità. Le strutture ricettive a Foggia passano in centro storico da 18 a 46 con un incremento percentuale pari al 60,5% con un lieve calo in periferia (-7%); mentre aumentano costantemente i bar e i ristoranti: 351 in centro storico con un +8,2% e 176 nelle altre zone con un incremento del 19,4%. Significativo anche il dato relativo alle farmacie che passano complessivamente da 45 a 72 con un incremento percentuale di oltre il 62%. Minimo l'incremento, invece, del numero di negozi di prodotti alimentari e bevande.

Una considerazione che emerge con chiarezza è che si è consolidata in questi anni la necessità per gli operatori del settore di abbandonare i centri storici per gli alti canoni di locazione. Una tendenza che a livello nazionale sembra comunque significativamente rallentata a partire dal 2015. “Più  incentivi ed agevolazioni mirate alle imprese che hanno una attività commerciale o che vogliono crearne una nelle città”, è la ricetta che propone il presidente provinciale di Confcommercio, Damiano Gelsomino.  “In campagna elettorale il presidente nazionale, Carlo Sangalli, ha rilanciato la nostra proposta di una cedolare secca sulle locazioni commerciali – prosegue Gelsomino – intervento che affiancato ad un ripensamento complessivo delle tasse locali (Imu, Tasi e Tari) potrebbe, agevolare nuovi investimenti, soprattutto da noi al Sud”.

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