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Venerdì, 19 Aprile 2024
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I parenti dei pazienti terminali: “Non chiudete la cucina dell’Hospice Don Uva”

A lanciare l'allarme sono i rappresentanti del comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell'Ospedale Don Uva di Foggia

“Non chiudete la cucina dell’Hospice Don Uva!” A lanciare il grido d’allarme sono i parenti dei pazienti terminali ricoverati nella struttura foggiana, che temono di vedere indebolita l’efficacia del progetto terapeutico dedicato ai loro congiunti  “Chiudere la cucina - dicono i rappresentanti del Comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell’Ospedale Don Uva di Foggia  -  significa ledere uno strumento molto importante dell’assistenza ai malati terminali: l’alimentazione”

“I nostri congiunti sono pazienti che non possono guarire ma che meritano di essere curati e la complessità dell’alimentazione è uno dei punti critici di tale assistenza socio sanitaria, che si traduce nelle cure palliative. Non è un lusso, ma una reale esigenza, perché non è possibile somministrare alla stragande maggioranza di questi pazienti una normale alimentazione, per cui una cucina specifica diviene un elemento  imprenscindibile” proseguono.

La presenza di cucine dedicate alla elaborazione di pasti diversificati è contemplata nel regolamento della Società Italiana di Cure Palliative che illustra l’organizzazione e l’offerta dei servizi della struttura. La presenza di una cucina dedicata in hospice, si spiega, anche, con l’esigenza di creare uno status logistico che sia quanto di più vicino all’habitat domestico e che sia in grado di garantire la più alta qualità di vita possibile ai malati oncologici in fase terminale.

“Noi ci domandiamo: ora chiude la cucina, domani non vorranno mica togliere l’accreditamento all’Hospice Don Uva?  - obiettano dal comitato i famigliari del Don Uva  - La nostra domanda  è figlia di una legittima preoccupazione, perchè a dolore per i nostri cari, cui spesso non rimangono che gli ultimi giorni di vita, si somma il timore di non poter più contare su quell’alta qualità assistenziale garantita dall’encomiabile equipe medica e dagli operatori dell’hospice, incolpevoli per una tale situazione”.

Sulla vicenda si è espresso anche il sindaco di Foggia: “Apprendiamo con preoccupazione la decisione dell'amministrazione della Casa della Divina Provvidenza di chiudere la cucina dell'hospice che da diversi anni ospita i malati terminali. Conosciamo bene le difficoltà che vive la struttura ospedaliera di via Lucera. Tuttavia spero che il direttore generale possa rivedere la decisione di chiudere la cucina dell'hospice, che non solo prevede il licenziamento di tre unità della ditta appaltatrice del servizio di ristorazione, ma non permetterebbe ai degenti con patologie tumorali, che già devono convivere con situazioni difficili, di avere un servizio mirato, che spesso va incontro alle varie esigenze dei degenti presenti nella struttura. Faccio mia, dunque la preoccupazione dei lavoratori che potrebbero essere licenziati e del comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell'ospedale Don Uva, auspicando che i vertici della Casa della Divina Provvidenza possano trovare una soluzione alternativa, garantendo sia i lavoratori che il servizio ai degenti di una struttura che in questi anni si è distinta per professionalità e competenza”

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