Mongelli salvo, ma Foggia dovrà restituire 37 milioni di euro in 10 anni
Con 24 voti a favore, l'amministrazione Mongelli aderisce al fondo di rotazione 'Salva Enti'. Mongelli: "Atti difficili hanno pesato sulla città"
Dopo tre anni, l'amministrazione Mongelli chiude la lunga fase di risanamento avviata sin dal suo insediamento, aderendo al fondo di rotazione ‘Salva Enti’ che farà piovere su Corso Garibaldi circa 37 milioni di euro (sui 45 concedibili ai comuni in difficoltà), così come confermato oggi dal Ministero degli Interni per uscire dalle secche del pre-dissesto e scongiurare il crack finanziario.
Si tratta di un prestito, è ovvio, da restituire in 10 anni con una dura manovra di risanamento presentata oggi al consiglio comunale e votata con 24 voti a favore nonostante la seconda convocazione (la prospettiva di andare tutti a casa ha compattato, alla fine, partiti e consiglieri che pure nei giorni scorsi erano tornati a far "pesare" i loro voti per ottenere posti di gestione e strapuntini).
La prospettiva in assenza di via libera al piano di risanamento finanziario pluriennale (così si chiama la manovra) l'ha spiegata l'assessore al Bilancio, Rocco Lisi, nel suo intervento: "il dissesto ci costringerebbe a portare le tariffe al massimo, ma senza la possibilità di applicare qualsivoglia detrazione. I creditori vedrebbero liquefatti i propri crediti, le risorse sarebbero destinate solo al risanamento con una stretta sui servizi".
E dunque la strada non può, per l'amministrazione Mongelli, che essere quella del Salva Enti: “In questi tre anni abbiamo accolto il rischio politico e amministrativo che ha accompagnato il risanamento - ha sottolineato il sindaco - Abbiamo assunto atti difficili che hanno pesato sulla città. Se non avessimo seguito questa strada, il nostro Comune non avrebbe ottenuto l'ingresso al fondo".
I vantaggi per l'amministrazione sono quelli legati alla liquidità esterna che affluirà nelle casse che libereranno risorse oggi drenate da mutui, leasing e debiti. Il centrodestra, con gli interventi di Bruno Longo e Ciccio D'Emilio, ha contestato l'intera procedura, sollevato pregiudiziali, accusato il sindaco e la sua amministrazione ci aver peggiorato le condizioni dell'ente e di non aver presentato dati credibili e certi.
Alla maggioranza, al momento del voto, si è sommato quello dell'indipendente Giuseppe Trecca: "Voglio avere la tranquillità di poter affermare che ogni qualvolta si è trattato di fare provvedimenti a favore della città non mi sono tirato dentro. Resta negativo il mio giudizio sulle procedure con le quali si è arrivato a questo atto che votiamo al buio. Non comprendo i motivi della sua soddisfazione - ha detto rivolgendosi al primo cittadino - Stiamo raccogliendo una ciambella di salvataggio fornita dalla Stato che sarebbe sciocco e miope rigettare. Resta critico il mio giudizio sulla sua amministrazione".
Dai banchi della maggioranza, i socialisti Angelo Benvenuto ed Emilio Piarullo, hanno assolto l'azione della precedente giunta Ciliberti e i bilanci di quegli anni. "Voto questo atto solo per spirito di appartenenza, per la spada di Damocle del centrosinistra che ho sulla testa" ha dichiarato l'ex assessore al bilancio. Diversa la posizione di un altro ex assessore della giunta Ciliberti, Claudio Sottile (Mep), che nello stigmatizzare "le delibere e gli atti che in passato ci hanno passato i dirigenti, da loro controfirmate" ha ammesso la responsabilità politica dell'attuale situazione di "dissesto" e si accinge a lasciare la presidenza della commissione bilancio.
Malumori anche nell'UdCap che con una mano ha votato la delibera e con l'altra ha chiesto l'apertura della verifica politica (il gruppo consiliare Centro Democratico, sotto la guida dell'assessore ex UdCap Pasquale Pellegrino, è ormai una realtà). Ma il dato di fatto è che Mongelli l'ha spuntata: 24 voti in seconda convocazione. E forse più che di Salva enti, si è trattato di salva poltrone.