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Economia Lucera

Dalle carenze strutturali a quelle dei fondi: l’alternanza scuola-lavoro al ‘Bonghi-Rosmini’ non convince

L’associazione dei Genitori dell’IISS critica nei confronti del progetto che, pur essendo condivisibile, presenta numerose criticità: “Esigua presenza di aziende, carenza di idee progettuali e i fondi sono esigui”

L’Associazione dei Genitori dell’IISS Bonghi-Rosmini di Lucera (FG) nei due anni trascorsi all’interno della struttura scolastica, vicino alle problematiche degli studenti, professori, collaboratori scolastici e attraverso un ampio dialogo con il suo dirigente, ha osservato, studiato ed analizzato il percorso di “alternanza scuola – lavoro” che il MIUR ha reso obbligatorio dallo scorso anno scolastico 2015/2016.

“Questo studio è stato portato avanti partendo dal nostro istituto ed allargando lo sguardo anche alle altre realtà scolastiche, sia dal nostro punto di vista in qualità di genitori, sia alle nostre risorse come potenziali aziende”, fanno presente i membri dell’associazione.

I genitori fanno presente che, pur essendo condivisibile l’idea di far affacciare al mondo del lavoro i ragazzi dei licei e degli istituti tecnici, esistono numerose criticità: “Prima tra tutte la esigua presenza di aziende, enti e associazioni che possono accogliere gli studenti in maniera adeguata per progetti degni del nome “Alternanza scuola – lavoro”. Questa problematica aumenta esponenzialmente nelle piccole realtà territoriali. C’è poi la carenza di “idee progettuali” finalizzate ad una reale possibilità formativa. Quello che si riscontra più spesso è un parcheggio di ore destinate ad “ottemperare al dovere imposto dal Ministero”. Tant’è vero che le scuole, in molti casi, essendo obbligate a fornire la cosiddetta “formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro”, per ottimizzare i fondi erogati si vedono “costrette” a far seguire un corso tenuto da un esperto ad un numero massimo di studenti”.

Infine c’è il problema fondi: “Quelli destinati alla realizzazione di questi progetti sono, purtroppo, esigui. Ciò si evidenzia soprattutto nella mancanza di somme da destinare alla retribuzione dei tutor esterni. Questa figura, il tutor esterno, può essere individuato dall’azienda ospitante anche all’esterno di essa. Nel periodo di crisi che stiamo attraversando risulta difficile per una azienda individuare una persona da distogliere dal lavoro per poterla dedicare al progetto di alternanza, figuriamoci individuarne uno esterno. Senza contare che in alcune realtà, dove si trattano dati sensibili, non è possibile mettere a disposizione dei ragazzi le informazioni dell’azienda. Perciò, quelli molto volenterosi, sono costretti a creare delle situazioni specifiche per i ragazzi che dovranno svolgere il progetto dell’alternanza. Quindi, viene spontaneo chiedersi: chi paga tutto questo? Sono previsti dei fondi per le aziende che si offrono di far perseguire questo percorso agli studenti?”

Insomma, fermo restando la bontà dell’idea, c’è un oggettivo problema nella realizzazione del progetto alternanza scuola-lavoro: “Per quanto esso abbia il merito di aprire le porte del mondo del lavoro agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, per accorciare le distanze temporali dei giovani, che iniziano a lavorare in età sempre più adulta, svolta in questo modo così approssimativo, corre il serio rischia di allungare le distanze: difatti l’ingresso tardivo nel mondo del lavoro porta a perdere le competenze scolastiche acquisite ed il risultato è l’adeguamento a quello che il mercato del lavoro offre a costi non adeguati non solo sotto il profilo economico ma anche umano e culturale (laureati nei call center…)”.

Prosegue l’associazione genitori dell’IISS Bonghi-Rosmini di Lucera: “Si ravvisa la totale inadeguatezza dell’Alternanza scuola-lavoro in molti casi, a parte alcuni che, nonostante non raggiungano la finalità prefissata (del lavoro) perlomeno educano alla consapevolezza di essere cittadini del mondo ed al lavoro di gruppo, elementi fondamentali, al giorno d’oggi, per non perdere “l’anima“ che è l’essenza dell’essere umano. Questo grazie soprattutto ad associazioni no profit che si spendono per le comunità territoriali. Infatti, forse per ora, resta una delle maggiori possibilità di attuazione di questo progetto. Associazioni no profit che svolgono il loro imprescindibile lavoro anche a costi altissimi, non solo intesi come sacrifici economici, ma anche come “tempo speso” alle personali attività lavorative, ma il loro entusiasmo, impegno, passione in grado di coinvolgere gli studenti, ripaga di tutto questo, gettandosi alle spalle quella, pur sempre in agguato, sensazione di sfruttamento messa in campo dal progetto Alternanza!”

In conclusione la proposta dell’associazione è quella di “erogare dei finanziamenti o degli sgravi fiscali alle aziende o alle ditte individuali che attuano il percorso dell’alternanza scuola-lavoro, in modo che si possano dare quantomeno dei rimborsi ai tutor esterni. Così facendo, sicuramente si potrebbero realizzare dei progetti veramente di qualità, sfruttando tutte quelle competenze eccezionali che escono fresche fresche dall’università desiderose di mettere in pratica l’esperienza derivata dal loro percorso di formazione al lavoro”.

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