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“Ci sono le condizioni per tenere aperti quattro aeroporti in Puglia?”

E’ in sostanza questo il dubbio di Ernesto Abaterusso e il Consigliere Pino Romano, in merito alla delibera di indirizzi regionale della Giunta con la quale si dà il via libera ai voli di linea nell’aeroporto di Grottaglie

L’apertura al traffico civile di uno scalo deve essere prevista nel Piano nazionale degli aeroporti che per la Puglia prevede solo Bari e Brindisi. È questo in sintesi il punto dal quale occorre partire quando si parla di scali aeroportuali in Puglia, secondo il presidente del gruppo consiliare Art.1-Mdp Ernesto Abaterusso e il consigliere Pino Romano che ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, hanno spiegato le ragioni per le quali il Movimento Democratico e Progressista dice no alla delibera di indirizzo della Giunta regionale con la quale si dà il via libera ai voli di linea nell’aeroporto ‘Arlotta’ di Grottaglie.

Un documento che, secondo i due consiglieri regionali, non contiene in sé alcun piano industriale e non si basa su alcun dato scientifico per dimostrare la eventuale sostenibilità di ulteriori investimenti infrastrutturali e gestionali.  I due esponenti di Art.1-Mdp hanno sottolineato come “L’Enac, attraverso il suo presidente Vito Riggio, ha già espresso da tempo contrarietà per l’aeroporto di Grottaglie perché l’intero sistema aeroportuale pugliese, con l’apertura dello scalo di Grottaglie, rischierebbe il collasso”. Pino Romano, nel corso del suo intervento, ha precisato come quando si parla di trasporto aereo “servono studi di fattibilità, serve il coinvolgimento dell’Enac e del Ministero competente. Serve un vero e proprio piano industriale perché, diversamente, si corre il rischio di dare vita a una guerra tra territori”. 

Durante la conferenza stampa sono stati evidenziati alcuni dati numerici circa la situazione degli aeroporti italiani. “Nelle regioni in cui non si è tenuto presente il rapporto tra popolazione e scali aeroportuali – hanno fatto sapere Abaterusso e Romano – si è verificato il sostanziale fallimento di aeroporti. Basta guardare la Lombardia dove l’aeroporto di Brescia non riesce a decollare (nel 2016 era 36esimo, con soli 19.239 passeggeri) perché schiacciato dagli aeroporti di Malpensa, Linate e Bergamo. ln Campania stessa cosa: lo scalo di Salerno (38mo, con soli 7.729 passeggeri) è sostanzialmente inesistente a causa della presenza di quello di Napoli. ln Calabria forti criticità vengono registrare per l’aeroporto di Reggio Calabria (26mo, con 485.000 passeggeri) e per quello di Crotone (32mo, con 219.000 passeggeri). Entrambi rischiano il fallimento a causa della presenza dall’aeroporto di Lamezia Terme. Anche in Sicilia esistono problemi simili tanto che I’Enac suggerisce da tempo l’accorpamento degli attuali scali (Catania, Palermo, Trapani e Comiso), basandosi proprio sul modello Puglia”. 

“Se Grottaglie, Foggia o Galatina devono diventare strumenti del sistema aeroportuale regionale – sostengono i due consiglieri – allora va bene, sono un’opportunità. Ma devono essere opportunità che fanno crescere, non che mettono in crisi il sistema”.  L’eventuale apertura ai voli civili dell’aeroporto di Grottaglie determinerebbe quindi un insostenibile aumento dei costi gestionali della società Aeroporti Puglia, intaccando le economie di scala che fino ad oggi hanno reso possibile una gestione corretta della stessa società e quindi del sistema aeroportuale pugliese. 

“Rispetto a queste questioni – affermano Abaterusso e Romano - noi chiediamo professionalità, competenza e visione perché occorre avere la certezza che per aprire un nuovo scalo ci siano le condizioni adatte. E per decidere su una materia così importante la Puglia non è sola. La nostra regione, infatti, può decidere del sistema aeroportuale nazionale, ma per farlo deve chiamare dentro l’Enac e il Ministero competente. Solo dopo aver ricevuto il via libera da Riggio e da Delrio si può pensare di procedere dando incarico per un piano industriale consapevole e arriva così ad una conclusione definitiva. Diversamente si rischia di fare la fine di Lamezia e di altri aeroporti simili che hanno avuto l’infrastrutturazione, ma ancora adesso sono fermi e quei pochi che son partiti sono da tempo in fase fallimentare”. “Risiede qui – concludono Abaterusso e Romano – la nostra preoccupazione. La preoccupazione della disponibilità a dare risposte vere e serie alle richieste legittime che vengono dal territorio, ma sule quali non c’è un substrato di approfondimento e quindi appare tutto improvvisato o guidato dagli umori o, peggio ancora, dagli interessi del politico di turno”. 


 

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