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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Scontri tifosi-polizia, la Curva Nord si difende: “Ecco la nostra versione dei fatti”

Parlano, tramite l'avv. Luigi Treggiari, di carica esagerata nella quale "si è forzata la mano". "Non siamo dei santi, ma nemmeno criminali". Sui lacrimogeni: "E' criminale l'idea di lanciarli su una curva inerme"

A quasi un mese di distanza dagli scontri avvenuti dopo il derby tra Foggia e Barletta che portarono all’arresto di due persone, dieci Daspo e al ferimento di due poliziotti, la Curva Nord prende la parola, per spiegare la propria versione dei fatti. E lo fa scegliendo attentamente la tempistica, ovvero dopo che i provvedimenti di Daspo sono stati notificati e convalidati dal GIP. “Nessun giudizio verso l’operato delle forze dell’ordine”, come afferma il legale Luigi Treggiari, “ma solo il tentativo di ristabilire la verità. Abbiamo atteso che i provvedimenti fossero convalidati, prima di poter manifestare serenamente il nostro pensiero e la versione dei fatti”.

NESSUNO SCAVALCAMENTO - Una verità corroborata da una foto, scattata alle ore 17.57, come affermano i rappresentanti della Curva Nord, pochi istanti prima del lancio di lacrimogeni, e della successiva carica della Polizia, determinata secondo la versione ufficiale da un’oggettiva situazione di pericolo. La foto, piuttosto eloquente dice altro, e ritrae i giocatori rossoneri sotto la Nord pronti a ricevere il consueto omaggio post partita, e uno stato di totale quiete. “In quel momento, secondo alcuni, vi era un oggettivo pericolo, causato da alcuni tifosi pronti a scavalcare il muro divisorio per recarsi verso i tifosi del Barletta. Al di là delle difficoltà, essendoci quattro muri tra i due settori, dalla foto si nota che nessuno stesse tentando di scavalcare. C’era sì delusione per il risultato, ma stavamo solo aspettando la squadra”, spiegano i rappresentanti della Nord. 

VUOTO TRA EPISODI – Ci sarebbero dunque dei vuoti tra il prima e il dopo. Le ricostruzioni video fornite dalla Questura non fanno cenno di quei momenti decisivi, che testimoniano una carica esagerata, nella quale “si è forzata la mano”. “Se la curva viene attaccata, la gente intuisce e scappa, e la gente nel panico non porta a nulla di buono. Anche perché in curva non ci sono solo ultra, ma gente comune, donne, bambini”. I rappresentanti della Nord smentiscono la motivazione della carica che si spiegherebbe con il rifiuto da parte dei tifosi di defluire, a differenza di quanto avvenuto in altre aree dello stadio. “Non è vero, perché sia la Sud che la Tribuna erano ancora piene, e soprattutto era impossibile uscire visto che i cancelli che portano verso l’esterno erano chiusi. Infatti la gente è stata fatta defluire dalla Gradinata, che è un settore dichiarato inagibile”.

LA VERSIONE DELLA POLIZIA

LA VERITA’ – La Nord pone la sua attenzione sulla necessità di lanciare i lacrimogeni: “E’ criminale l’idea di lanciarli su una curva inerme. Tutti noi conosciamo gli effetti che i lacrimogeni producono, però l’effetto dei lacrimogeni visto sui bambini è impressionante. C’erano bambini che vomitavano, che piangevano, in preda a crisi respiratorie, e tutto ciò è avvenuto in un momento di assoluto vuoto. Non c’era alcun motivo per agire. Dopo di che noi paghiamo per quanto fatto, per aver difeso la curva e la gente che la popola, ma vorremmo invitare alla riflessione tutti sulla libertà di informazione. La verità si ottiene ascoltando tutte e due campane. L’altra campana ha suonato per 20 giorni, dopo di che nessuno ha più fiatato. Noi vorremmo ristabilire una verità più equa. Non siamo dei santi, ma non ci va di passare per dei criminali come ci hanno dipinti giornali e televisioni. Non siamo dei folli che all’improvviso abbiamo deciso qualcosa di assolutamente fuori dalla grazia di Dio”.

RICORSO – “Alcuni ragazzi sono stati oggetto di Daspo, spesso integrato dall’obbligo di firma, un provvedimento coercitivo convalidato dal Gip”, ha dichiarato l’avvocato Treggiari. “Abbiamo depositato il ricorso in Cassazione. In molti casi il Daspo viene fondato sul fatto che si fosse solo presente nella zona degli scontri, quando invece la natura del provvedimento deve essere preventiva non repressiva. Se si verificano episodi che attestano lo stato di pericolosità del soggetto allora è lecito, ma bisogna motivarlo e provarlo, cosa che non è stata fatta in molti casi”. 

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