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Cronaca Cerignola

Tentato duplice omicidio: confermato l'arresto di Casalino, ma cade l'aggravante del metodo mafioso

Le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni. La difesa pur avendo raggiunto un importante risultato, non è pienamente soddisfatta e annuncia ricorso in Cassazione, ritenendo oltremodo provata l’innocenza dell’imputato

Confermato l’arresto di Casalino, ma cade l’ordinanza in riferimento all’aggravante del metodo mafioso. Si è espresso così, dopo una riserva di tre giorni, il Tribunale del Riesame, in favore di Francesco Casalino, 50enne di Trinitapoli, accusato del tentato omicidio di due soggetti pregiudicati del posto, avvenuto nel maggio del 2014. Incassato il responso (le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni), la difesa pur avendo raggiunto un importante risultato, non è pienamente soddisfatta e annuncia ricorso in Cassazione, ritenendo oltremodo provata l’innocenza dell’imputato.

Nel dettaglio, lo scorso 4 marzo, si è celebrata dinanzi ai Giudici del Tribunale del Resame di Bari, l’udienza in camera di consiglio sul riesame proposto dall’avvocato Antonio Merlicco nell’interesse di Francesco Casalino, cinquantenne di Trinitapoli. Lo stesso, lo ricordiamo, fu tratto in arresto su ordinanza custodiale emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, all’esito di una indagine della distrettuale antimafia, essendo ritenuto responsabile del porto e della detenzione di un fucile e del tentato omicidio di due pregiudicati del luogo.

“Secondo la ricostruzione accusatoria – spiega a FoggiaToday l’avvocato Antonio Merlicco - l’indagato (unitamente ad altro soggetto) avrebbe inseguito per le campagne le due persone offese a bordo di una Fiat Stilo esplodendo numerosi colpi di fucile calibro 12 e colpendo i due soggetti in numerose parti vitali. L’accusa prendeva le mosse da un cappellino ritrovato nei pressi della scena del crimine (dal quale fu estrapolato dna del tutto sovrapponibile a quello del Casalino) e si basava anche su alcune intercettazioni ambientali nel corso delle quali sarebbero state evidenziate delle frasi che avrebbero attribuito all’indagato la responsabilità di quell’agguato inserito (secondo gli inquirenti) in una faida fra due gruppi contrapposti”.

“Ebbene - riprende l’avvocato - incaricato un consulente di parte, le trascrizioni delle captazioni ambientali sono state in alcuni tratti differenti da quelle effettuate dagli inquirenti, tanto - sostiene il legale - da cambiarne radicalmente il senso. Anche la correlazione fra il cappellino ritrovato ed il suo utilizzo da parte di uno degli aggressori è stata fortemente contestata dalla difesa che ha sostenuto la tesi difensiva sin dall’immediatezza sostenuta dal Casalino, dichiaratosi a gran voce innocente”.

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