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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

È morto Stefano Fumarulo, il dirigente regionale che ha messo fine alla vergogna del ‘Gran Ghetto’

Stefano Fumarulo, dirigente regionale alla Sezione Antimafia sociale e migrazioni, consigliere del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, è morto a Bari per un aneurisma all'aorta. Aveva 38 anni

"A me non interessa se in passato si faceva così. Ora si fa in altro modo. Ora le cose cambiano. È una questione di giustizia sociale". Era uno dei mantra di Stefano Fumarulo, una delle frasi che più spesso gli avevo sentito pronunciare. Dirigente regionale alla Sezione Antimafia sociale e migrazioni, consigliere del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, Stefano Fumarulo aveva cominciato a mettere ordine nel ginepraio di faccende e faccendieri che, per lunghi anni, si sono aggirati attorno al tema immigrati.

Aveva, appunto, perché ieri un malore (un aneurisma all'aorta, pare) se lo è portato via. È deceduto nel suo garage, in via Pavoncelli, a Bari, mentre era in procinto di mettersi in viaggio per raggiungere Borgo Mezzanone, per una delle tante manifestazioni contro il caporalato. Aveva soli 38 anni. E, malgrado la giovane età, aveva già rivestito cariche di notevole delicatezza ed importanza a livello internazionale, come quella di consulente dell'Unità mondiale contro la criminalità organizzata dell'Onu.

"UN UOMO DEL FARE, AFFIDABILE"

A lui il governatore (che se lo era portato in Regione dal Comune di Bari) aveva affidato, appunto, l'Antimafia sociale, accorpandola per la prima volta alle migrazioni, nel convincimento, evidentemente, che i due temi presentassero confini molto labili e una soglia di permeabilità altissima. Fumarulo non delude le aspettative. Con i suoi modi pragmatici e seriosi, che lasciavano poco spazio al sorriso e alla confidenza, corazza di uno spirito retto e teso alla difesa dei più deboli, il giovane dirigente prende subito tra le mani i dossier più scottanti. Su tutti il Gran Ghetto di San Severo. E riesce in quello che nessuno era mai riuscito, nonostante i propositi politici dei governi precedenti: smantellarlo. E rimettere in piedi Casa Sankara, presso l'azienda agricola Fortore, uno dei modelli di integrazione che si preannunciano virtuosi dopo l'esperienza fallimentare del passato.

Ci mette un anno. Ma lo fa. Tra critiche più o meno discutibili e indignazione un tanto al chilo, Stefano Fumarulo lancia la sfida ai totem della sinistra, ai poteri di più difficile scardinamento, alle sacche ambigue di resistenza, e mette le mani in quel coacervo di illegalità varie di cui mai nessuno si era occupato (o voluto occupare) con tanta determinazione e coraggio, a viso scoperto e senza mai chiedere protezione per la sua incolumità. E rischiando finanche l'incarico in Regione (non sono un mistero le richieste di rimozione giunte all'indirizzo di Emiliano di fronte alle veementi critiche politiche contro le gestioni del passato).

Di recente aveva iniziato il progetto itinerante che avrebbe dovuto portare alla redazione del Piano Triennale delle migrazioni con il contributo del mondo sindacale, delle organizzazioni datoriali, del terzo settore, e ad occuparsi di camminanti, rom e sinti. In shock il mondo della politica, delle istituzioni, dell'associazionismo, ma soprattutto dei braccianti agricoli per i quali si è speso negli ultimi anni al fine di restituire loro la dignità perduta. Ancora in silenzio il presidente della Regione Puglia. Ad Emiliano, che perde un amico fraterno ed un consigliere leale, il compito più arduo: sostituirlo in un settore delicato con una figura di altrettanto spessore. I funerali si terranno oggi, alle 15.30, in Cattedrale, a Bari.

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