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Cronaca Manfredonia

Sigilli al ristorante "Guarda che luna": sequestrata la struttura di Francesco Romito

Il locale, sulla suggestiva scogliera il località "Acqua di Cristo, è stato oggetto di una indagine dalla Procura di Foggia, all’esito della quale i carabinieri, con i colleghi forestali e gli uomini della Capitaneria di Porto, ne hanno eseguito il sequestro preventivo

Scattano i sigilli al ristorante “Guarda che luna”, sulla suggestiva scogliera in località “Acqua di Cristo”, a Manfredonia. Il locale, infatti, è stato oggetto di una indagine diretta dalla Procura di Foggia, all’esito della quale i carabinieri, con i colleghi forestali e gli uomini della Capitaneria di Porto, ne hanno eseguito il sequestro preventivo. La struttura è gestita dalla società "Bar Centrale di Romito Francesco s.a.s.", nipote di Mario Luciano, il boss di Manfredonia ucciso lo scorso 9 agosto nella strage di San Marco in Lamis, insieme al cognato Matteo De Palma che gli faceva da autista e ai fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori del posto uccisi perché scambiati per due “fedelissimi” dei Romito.

VIDEO | Sequestrato ristorante a Manfredonia: i motivi del provvedimento

I militari hanno posto sotto sequestro l’intera struttura - sala ristorante, cucina, servizi e veranda - che insiste su quell’area demaniale da circa 25 anni, periodo di tempo durante il quale si è evoluta da chiosco a bar (la concessione risale al 2000, purché la struttura fosse amovibile), fino a diventare un vero e proprio ristorante sul mare. Secondo quanto accertato, la struttura sequestrata è stata realizzata in spregio alle normative edilizie ed ambientali: non è stato rispettato, infatti, il precetto dell’amovibilità previsto dal Piano regolatore Generale di Manfredonia, dal Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia e dal Piano Regionale delle Coste, che impongono la facile smontabilità o amovibilità di ristoranti o attrezzature realizzate sul territorio costiero o comunque nella fascia di rispetto dei 300 metri dal mare. Anzi, dal 2011, la struttura risulta ancoràta alla scogliera tramite cementificazione. Inoltre, gli accertamenti e le verifiche condotte hanno permesso di accertare che l’immobile è stato realizzato in palese violazione dei permessi a costruire, in totale difformità del titolo abilitativo edilizio, delle autorizzazioni imposte del Codice Paesaggistico e del Codice della Navigazione, insistendo su area demaniale a ridosso del mare, sugli scogli del lungomare di Manfredonia.

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