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Cronaca Manfredonia

Pescara: sequestrati beni alla famiglia Granatiero di Manfredonia

Sette le persone indagate. Sequestrati oltre 20 milioni in beni immobili e conto correnti. Sarebbero stati impiegati denaro, beni e utilità di provenienza illecita e frutto di attività delittuose

La Gdf e la Questura di Pescara, attraverso l’impiego di 38 finanzieri e 32 poliziotti, hanno sequestrato quattro società di capitali facenti capo alla famiglia Granatiero di Manfredonia, i cui componenti gestiscono alcuni dei più noti locali della città. Si tratta del bar pasticceria “Caffè Venezia”, via Venezia, 27; bar “Caffè Venezia” di viale Regina Margherita, 14/16/18; panetteria “Piglia la Puglia”, via Venezia, 31; ristorante pizzeria “Università della pizza” di piazza Martiri Pennesi e pub “Piano terra” sito in corso Manthonè. Sotto sequestro anche i saldi di conto corrente riconducibili alle persone fisiche e giuridiche sottoposte alle indagini.

Il reato contestato è quello di riciclaggio. Secondo gli inquirenti sarebbero stati impiegati denaro, beni e utilità di provenienza illecita e frutto di attività delittuose. Sono stati sequestrati oltre 20 milioni di euro in beni immobili e conto correnti.

L’attenzione degli investigatori è partita nel 2003 con l’espansione economica nel territorio pescarese dei Granatiero, resasi protagonista di operazioni di acquisizione e ristrutturazione di diversi esercizi commerciali, che gli inquirenti hanno ritenuto troppo onerose rispetto alle posizioni reddituali e ai ricavi d’impresa dei loro componenti.

L’operazione della Gdf e della Questura di Pescara è stata eseguita tenendo conto di tre fasi. Nella prima, tra il  2002 e il  2005, la famiglia foggiana si sarebbe insediata a Pescara eseguendo investimenti con l’apporto di capitali dei soci e mediante l’intervento di istituti di credito. Nella seconda fase, quella tra il 2005 e il 2008, ci sarebbe stato un ricorso massiccio  al credito bancario, grazie al quale le società in capo alla famiglia della “Capitanata” avrebbero contratto mutui per oltre due milioni e mezzo di euro, determinando la sperimentazione di vari artifizi contabili volti ad occultare le ingenti entrate di denaro e contestualmente le uscite estranee alla gestione delle attività economiche. Dal 2008 ad oggi si sarebbe verificata la creazione di soggetti economici diversi da quelli che sarebbero indebitati con gli istituti di credito, al solo fine di produrre ricavi e contestualmente canalizzarli verso le aziende maggiormente esposte a livello bancario.

La famiglia Granatiero respinge le accuse e annuncia istanza di dissequestro.

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