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“Dacci i soldi o ti spariamo in faccia”: rapinato dipendente Esso, 26mila euro il bottino

Il titolare del distributore di corso del Mezzogiorno, per evitare la revoca delle licenza, ai suoi 18 dipendenti chiederà di fare un sacrificio. La vittima si stava recando in banca. Denaro serviva per pagare fornitori

Si stava recando in banca per depositare quasi 26mila euro derivanti dalla vendita di benzina, sigarette e gratta e vinci, accumulati in più giorni dal distributore di benzina Esso di Corso del Mezzogiorno, ma intorno alle 13.15 di ieri mattina, l’auto sulla quale viaggiava la vittima, all’altezza di una rotatoria nei pressi della chiesa di Sant’Antonio, è stata affiancata da due ragazzi a bordo di uno scooter.

I malviventi (uno a volto scoperto indossava un cappellino, l’altro un casco integrale) hanno infranto il vetro del finestrino del mezzo con un martello e asportato la borsa contenente il denaro, ma non prima di aver minacciato la vittima puntandogli contro una pistola: “Dacci i soldi o ti spariamo in faccia”.

Dopo aver consumato la rapina dell’ingente valore di 25.540 euro, i due hanno guadagnato la fuga indisturbati. Allertato il 113, sul posto è giunta una pattuglia della polizia. In un secondo momento, il titolare (che nel frattempo era fuori città) e il suo collaboratore più stretto, si sono recati nella vicina caserma dei carabinieri dove hanno sporto denuncia.

Al danno – sottolinea Felice – si è aggiunta anche la beffa dell’assicurazione. Distrutto per l’increscioso episodio, il titolare della pompa di benzina ha scoperto anche di non essere assicurato in caso di rapina, confidandoci che quei soldi sarebbero stati depositati in banca per pagare i fornitori.

Cosa che solitamente – precisa - avviene più volte al giorno attraverso depositi di poche migliaia di euro ciascuno, ma che in questa sfortunata occasione, per sopraggiunti impegni di lavoro e anche perché, ironia della sorte, il titolare e il dipendente non erano riusciti a sentirsi prima del colpo, sarebbero stati versati in un’unica soluzione.

Ma ci sarebbero altri problemi. Felice dovrà recuperare quella cifra in fretta se non vuole rischiare di vedersi revocare la licenza e di mandare a casa i suoi 18 dipendenti, gli stessi ai quali il 35enne imprenditore di Manfredonia chiederà un piccolo sacrificio economico in concomitanza con gli accrediti degli stipendi in programma lunedì prossimo.

“Oggi è stato un caso di una coincidenza unica perché nemmeno io sapevo che quel ragazzo stava andando a versare il denaro. Infatti, non riuscendo a mettersi in contatto con me, si è avviato da solo”. Un’ingenuità che purtroppo è costata cara e che avrebbe potuto provocare una tragedia, fortunatamente scongiurata.

Il titolare ci confida di aver subito, alcuni mesi fa, una rapina in un esercizio commerciale de “La Mongolfiera”, dove lavorava per conto della famiglia Sarni. In quella occasione un ragazzo aveva fatto irruzione nel locale portando via la cassa contenente oltre 3mila euro. Il ladro fu poi bloccato e successivamente arrestato dai carabinieri.

Ma la rapina di ieri ha il sapore amaro di chi si è visto portar via non 1, 100 o 1000, ma la bellezza di 26mila euro, che per giunta sarebbero serviti per pagare il carburante e che pesano come un macigno sull’economia generale di un’attività portata avanti con molti sacrifici e che permette a 18 famiglie foggiane di poter vivere.

Ora, alla preoccupazione di non poter far fronte in pochi giorni ai pagamenti, per l’imprenditore manfredoniano si è aggiunto il timore che qualcuno possa realmente pensare che quotidianamente girino tutti quei soldi.Non è così, perché è un caso che io mi sia ritrovato con quella cifra di denaro da dover versare in un’unica soluzione” sottolinea il titolare, che al telefono ci tiene a ricordare di non essersi mai sottratto ad alcuna richiesta di sponsor e di aver aiutato chiunque, sostenendo persino i colori del Foggia Calcio.

Dopo esser stato dipendente Sarni per una vita, il titolare del distributore di Corso del Mezzogiorno si adopererà, prima ancora di tutelare gli incassi, di assicurare e garantire l’incolumità fisica dei sui dipendenti, gli stessi a cui ha dato un lavoro e ai quali questo mese potrebbe chiedere un aiuto. “Fino a questa mattina ero convinto che a me non mi sarebbe mai capitato nulla per 1000 motivi, anche perché, lavorando vicino alla questura, mi sono sentito sempre tutelato. Ma purtroppo oggi abbiamo commesso un’ingenuità che ci è costata cara”.

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