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Cronaca

Giorgio Cislaghi, PUG: “Bisogna rivedere gli accordi di programma”

L'esponente del Prc chiede alla giunta Mongelli che non vengano accelerati i tempo per l'approvazione del Piano Urbanistico Generale. "Prima di pianificare nuove costruzioni si doveva fare una stima del fabbisogno edilizio"

Giorgio Cislaghi, segretario del Circolo “Che Guevara” Prc di Foggia, chiede una pausa di riflessione per stabilire il fabbisogno abitativo della comunità, prima ancora di varare il piano edilizio. L’esponente del Prc chiede al sindaco Mongelli di ripensare agli accordi di programma e di non accelerare i tempi dell’approvazione del PUG.

Si riporta il testo integrale del Comunicato Stampa di Giorgio Cislaghi

IL PUG - Il piano urbanistico generale è l’atto con cui una comunità, partendo dal suo passato, immagina il futuro. Il comporsi di case, negozi, attività produttive e le loro localizzazioni ci raccontano come una città si è evoluta. I quartieri settecenteschi costruiti attorno ai palazzi che hanno resistito al terremoto del 1731, le case costruite nel dopoguerra al posto delle case distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale in mezzo ai palazzi d’epoca, sono lì a ricordarci quei tragici momenti. I rioni CEP, Candelaro e Cartiera sono la testimonianza della ghettizzazione dei ceti popolari attuata attraverso i progetti edilizi degli anni ’50.

GLI ERRORI URBANISTICI - In primo luogo, Il PUG deve servire per recuperare l’esistente e a ridare nuova vita ai quartieri storici. Bisogna rivalutare l’anima popolare e riqualificare i quartieri ghetto per rimediare agli obbrobri dello sviluppo industriale senza regole. In secondo luogo deve correggere gli errori urbanistici fatti negli ultimi quindici anni, con la creazione dei quartieri dormitorio di lusso, villette a schiera di grande cubatura ma senza servizi e senza luoghi di aggregazione. Retaggio dei piani regolatori passati è “l’emergenza abitativa”, paradosso di una città che ha più case che nuclei familiari e che come negli anni ’60, è in calo demografico. Emergenza abitativa che negli anni ha visto crescere le baracche di via De Petra, modello di sviluppo dell’edilizia popolare fatto proprio prima da Agostinacchio, i container del campo Degli Ulivi, poi da Ciliberti, e container di via San Severo e Arpi Nova.

L’APPELLO - Prima di pianificare nuove costruzioni si doveva fare una stima del fabbisogno edilizio. Purtroppo questo studio non è stato fatto neanche nella stesura degli “accordi di programma” e “dell’housing sociale”. Per questi motivi chiediamo che ci si fermi a riflettere, si rivedano, ove possibile, gli “accordi di programma” per reperire gli alloggi necessari a risolvere in tempi brevi i problemi di chi è stato messo nei container e di chi paga l’affitto con i contributi della regione, contributi destinati a diminuire nel prossimo anno. Si chiarisca quali sono i tempi di attuazione dei programmi edilizi approvati e quali “situazioni di emergenza abitativa” sono destinati a risolvere visto che i tempi per la loro attuazione sono di 10 anni. Aspettare qualche mese in più e ritardare il varo di un piano edilizio che si attuerà nei prossimi 20 o 30 anni non arreca alcun danno alla comunità.

Se invece si vogliono accelerare i tempi dell’approvazione, si spieghi il perché senza reticenze, altrimenti vale il pensiero andreottiano “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”.
 

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