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Ecco la ricetta di Conte per rilanciare il Sud: "Una task force di giovani impegnata su grandi interventi"

Migranti, povertà e Sud nella seconda parte dell'intervista al premier Giuseppe Conte, da ieri a San Giovanni Rotondo, suo luogo natale

La seconda parte dell'intervista realizzata ieri in piazza Martiri, a San Giovanni Rotondo, al premier Giuseppe Conte. 

Flussi migratori, Diciotti. “Ne approfitto per riassumere la politica di questo governo in materia di immigrazione” esordisce, a domanda, il premier. “Anzitutto va ricordato che noi siamo intervenuti per mettere in salvo vite umane, fornendo continua assistenza sanitaria e vitto. Capisco che non è stata una vicenda edificante, ma prima che per l’Italia, per l’Europa, perché non si è riusciti a trovare forme di condivisione come preannunciato nel vertice europeo dello scorso giugno. In quei giorni abbiamo fatto il giro delle cancellerie europee per sollecitare i nostri partners ad esprimere una idea di Europa solidale. Detto questo, la politica sull’immigrazionenon può essere valutata su un caso emergenziale, perché da subito io stesso ho studiato un piano elaborato molto articolato, presentato in Europa, e ci siamo battuti perché la nostra proposta muove dal rispetto delle vite umane e dalla tutela diritti fondamentali: è questo che chiediamo in Europa”.

E tuttavia il vertice a Salisburgo sembra abbia fatto registrare ancora stallo o quantomeno una incapacità a trovare orientamento comune. “Vertice informale, non dovevamo scrivere nulla” precisa il premier,  “ho sollecitato i partners europei e quasi tutti hanno espresso forte sensibilità rispetto alla necessità che vengano attuati le conclusioni e i principi che abbiamo affermato lo scorso giugno. Un altro caso Diciotti diventa una sconfitta per tutti, che nessuno si tiri indietro – ha tuonato il premier-. “Ho trovato attenzione ma adesso bisogna concretizzare un meccanismo di gestione collettiva condiviso, per quanto riguarda il salvataggio in mare, lo sbarco, le ripartizioni dei migranti e la gestione dei rimpatri, le richieste asilo. Fino ad oggi si è pensato, forse superficialmente, che avendo supporto europeo in termini di risorse,  l’Italia potesse fare accoglienza indiscriminata, ma non è più possibile. Negli ultimi 5 anni e mezzo sono sbarcati 588mila migranti, se noi non riusciamo ad offrire prospettiva, non è accoglienza, e soprattutto non è corretto che ci facciamo carico solo noi perché avamposto del mar Mediterraneo”.

Europa e derive nazionaliste. “Quello che lei chiama deriva nazionalista non è altro che un moto di reazione, un fatto ciclico quando si rafforzano organismi sovranazionali. Quando queste spinte centripete si affermano, c’è questa reazione. Se a livello sovranazionale si perde l’afflato e l’entusiasmo che ci spinge a stare insieme, è chiaro che la reazione diventa rafforzamento delle identità locali. Io sono un convinto europeista, mi batto perché l’Europa possa recuperare la spinta propulsiva. L’ho detto ai leader europei: se non ci date una mano, le spinte nazionalistiche si rafforzano”.

“Dal 2012 ci dicono che la crisi è passata e la ripresa è cominciata. Come stanno le cose? Perché noi non ce ne accorgiamo” obietta il giornalista”. “Dipende dal piano di valutazione, se dobbiamo guardare i numeri è un conto, ma la crescita ce la dovete dire voi. Io so che c’è una soglia di povertà assoluta, 4 milioni e 700 mila persone non hanno di che vivere ed è questo che non mi fa dormire la notte – dichiara il premier.; poi c’è la povertà relativa, cioè di chi se la passa molto male e allora è inutile fare stime di crescita in astratto. Io l’ho detto anche ieri a Salisburgo: tutti vogliono sapere la prospettiva di crescita in termine di decimali, quelli saranno numeri che noi inseriremo alla fine, dobbiamo prima scriver le riforme, prima le riforme, valutiamo l’impatto sociale ed economico e poi trarremo le conclusioni. Stiamo lavorando sicuramente per la crescita, siamo concentrati su semplificazione burocratica, digitalizzazione, reddito di cittadinanza, riforma fiscale, riammodernamento del patrimonio infrastrutture, che saranno volano per la crescita. In questo momento non mi interessa il decimale ma fare riforme che vadano incontro a bisogni della gente”.

Task force per il Sud. “Abbiamo pensato ad un Ministro del Sud” ma ora anche “task force per elaborare progetti di crescita del sud. Spesso manca la capacità di lavorare ai progetti, ci sono le risorse ma non c’è capacità di elaborarli. Abbiamo scoperto che ci sono fondi, anche europei; allora abbiamo pensato ad una task force di persone giovani, capaci e motivate, per elaborare, stimolare progetti e aiutare a utilizzare i fondi. Immaginiamo grandi interventi, non è pensabile che al nord vi sia l’Alta velocità e al Sud un sistema di trasporto inferiore. Questo significa investimento infrastrutturale, che è la base per il rilancio economico”.

In conclusione, un messaggio ai giovani. “Quando mi chiedevano una tesi di laurea, la domanda rituale iniziale era: ma cosa ha deciso di fare, quale professione vorrebbe abbracciare? E spesso nei giovani leggevo segni di viva preoccupazione. Cioè, persone che si stavano per laurea e non avevano prospettiva lavorativa. Io vorrei lavorare ad una prospettiva di lavoro concreto, mi piacerebbe che tutti i giorni protessero viaggiare all’estero ma non che si fermassero perché  trovano un lavoro che il nostro Paese non offre”. 

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