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In attesa di operazione, gliela rinviano 8 volte "per mancanza di personale": ecco il calvario di Domenico

In attesa di innesto osseo, viene rispedito indietro per ben sette volte. All'ottavo tentativo entra ed esce dalla sala operatoria nel giro di venti minuti: nulla di fatto. E’ la storia di Domenico Ritoli, foggiano, attualmente ricoverato agli Ospedali Riuniti di Foggia, reparto Ortopedia.

E’ dal 4 febbraio scorso che si prepara per la delicata operazione, anche psicologicamente. Ma, puntualmente, alla vigilia, l’intervento viene annullato. Motivo? “Mancanza di personale” vien detto ai familiari che, oggi, sfiancati, si sono rivolti a Foggiatoday. Questa mattina la figlia di Domenico, Samantha, ha scritto finanche al Ministero della Salute e all’assessorato regionale alla Sanità.

I chiarimenti dell'azienda: ecco cosa è successo

Ma andiamo con ordine, riportando le parole della figlia. “È una storia un po' lunga” esordisce Samantha.”Intorno all'11 settembre a mio padre si rompe il chiodo endomidollare posto 10 mesi prima per frattura all'omero sinistro. L'ortopedico ci comunica che deve fare l'innesto osseo e quindi l'ospedale doveva richiedere "il pezzo" alla banca dell'osso. A gennaio ci comunicano che l'osso è arrivato. Quattro mesi di attesa a causa della burocrazia, Così ci viene detto. Comunque l'intervento viene programmato per il 4/2/2019”.

E qui inizia il calvario: “Il 4/2 andiamo in ospedale e attendiamo che arrivi il turno di mio padre, ma verso le 11,30 ci dicono che quel giorno non è più possibile fare l'intervento e che è stato posticipato al 6/2/2019. Il 5/2/2019 ci dicono che l'intervento non ci sarà nemmeno il 6/2 ma slitta a data da destinarsi. L'8/2 contattano mio padre per comunicare che lunedì 11/2 ci sarebbe stato l'intervento. L'11/2 andiamo in ospedale e attendiamo. Verso le 14.00 ci dicono che l'intervento slitta al mercoledì 13/2. Martedì 12/2 mio padre riceve la telefonata dall'ospedale e comunicano che l'intervento slitta ancora al 18/2. Ok! Sarà la volta buona?!? Invece no, perché il 15/2 l'ospedale chiama per comunicare che l'intervento slitta al 20/2. Ma il 19/2 verso le 8 di mattina mio padre riceve l'ennesima chiamata dove viene comunicato che l'intervento sarà eseguito il 25/2.

“Forse ci siamo, la speranza è sempre l'ultima a morire, ci diciamo”. E qui il clou. “Il 25/2 alle 7.00 di mattina andiamo in ospedale e attendiamo!! Verso le 8:30 ci dicono che l'intervento non sarà eseguito per mancanza di personale. Vado in Direzione sanitaria e mi dicono che stanno provvedendo ad affrontare l'emergenza. Ritorno in ospedale e continuiamo ad attendere. Alle 10:50 circa mio padre entra in sala operatoria ma alle 11:10 circa esce. Motivo? Sempre mancanza del personale. Vado nuovamente in direzione e chiamano un medico che era stato di turno la notte e che aveva staccato dopo le 7.00 di quella mattina. Arriva un medico ma viene meno un altro. Intervento non eseguito.

“Intanto mio padre è ricoverato e non uscirà dall'ospedale fino a quando non sarà operato. In direzione sanitaria mi dicono che il caso è all'attenzione del direttore sanitario e anche del direttore generale e che stanno provvedendo. Ad oggi non sappiamo quando ci sarà l'intervento e nel frattempo mio padre che è cardiopatico ha dovuto sospendere da un mese le sue medicine e sta con un braccio rotto, deformato e molto dolorante. Questa è la sanità dove, a causa del malfunzionamento generale, i reparti non sono efficienti e a rimetterci sono i pazienti come mio padre”.

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