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Cronaca San Severo

"Sangue, odio e vendetta" a San Severo: "Città è come un corpo malato che non riesce a risollevarsi"

Questo il messaggio lanciato ai sanseveresi dalla Caritas di San Severo e da Epicentro Giovanile, nelle persone di don Nico D'Amicis e don Andrea Pupilla

L’ultimo fatto di sangue avvenuto ieri mattina in via don Minzoni a San Severo, ultimo solo in ordine di tempo, ha sconvolto un’intera città: per come sono stati assassinati i coniugi Nicola Salvatore e Isabella Rotondo e per l’idea che il terribile episodio possa essere riconducibile all’omicidio di Mario Morelli, dal momento in cui i coniugi assassinati ieri all’interno della profumeria di proprietà della donna, sono i genitori del ragazzo minorenne che nel settembre scorso uccise un suo coetaneo e ne ferì un altro per una ragazza contesa. Gli inquirenti seguono però questa e altre piste.

TUTTO SULL'OMICIDIO DI 'NICOLINO DIECI E DIECI'

Questo il messaggio lanciato ai sanseveresi dalla Caritas di San Severo e da Epicentro Giovanile, nelle persone di don Nico D’Amicis e don Andrea Pupilla

La gioia della festa in onore di Maria Santa del Soccorso è stata spazzata via dall’orrendo fatto di sangue che ancora una volta ha colpito la nostra comunità cittadina. Non appena una ferita pare si stia chiudendo subito ne viene riaperta un’altra; e come un corpo malato la nostra città non riesce a risollevarsi e a riprendere un cammino che dia speranza, serenità e pace a tutti coloro che in questa città vogliono vivere e lavorare onestamente.

Anche se profondamente avviliti ma non scoraggiati, sentiamo di dover condannare con forza questo ultimo grave atto di violenza e chiediamo che si spezzi la catena dell’odio e della vendetta, via senza uscita che non dà pace e sollievo a nessuno né ai vivi, né ai defunti. La conversione e il perdono sono l’unica strada da seguire per una riconciliazione autentica e senza riserve che arresti la spirale della violenza che attanaglia la nostra città.

Queste tragedie ci interpellano e ci riempiono di inquietudine perché evidentemente abbiamo ancora molto da fare per rappresentare, come realtà ecclesiali, un’alternativa autentica soprattutto per le nuove generazioni. Impegniamoci tutti, ognuno nel proprio ambito e con il proprio ruolo, affinché la pace torni nella nostra comunità cittadina. La vendetta è solo un modo per continuare a tenere aperte le ferite cospargendole di sale. Maria Santissima, che invochiamo come Madre del Soccorso, venga in nostro aiuto e dia a tutti la forza e il coraggio, sì perché ci vuole coraggio, di perdonare, di amare e di vivere onestamente.

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