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Cronaca

Omicidio Lombardozzi, l'agguato mentre rientrava in carcere: nella notte eseguiti 4 stub

Prima l'inseguimento sulla Statale 16, poi l'omicidio nell'area di servizio: questa la ricostruzione dell'agguato avvenuto ieri sera, alle porte di Foggia

I killer lo avevano agganciato già lungo la Statale 16, esplodendo alcuni colpi di arma da fuoco verso il suo furgoncino, un Fiorino bianco. Sapevano bene che Matteo Lombardozzi, 50enne di San Severo, ogni giorno alle 22 doveva rientrare al carcere di Foggia, essendo sottoposto al regime di semilibertà. Ieri sera, però, Lombardozzi, con precedenti per droga, nella casa circondariale di via delle Casermette non ci è mai arrivato. E’ stato ucciso a 10 chilometri da Foggia, nel piazzale di un’area di servizio, dove lo stesso ha cercato di rifugiarsi avvicinandosi alla tavola calda dell’attività, al cui interno erano presenti ancora alcuni avventori.

COSA MOSTRANO I FILMATI DELLE TELECAMERE

Le telecamere del sistema a circuito chiuso del distributore mostrano il fiorino arrivare a tutta velocità, seguito dall’auto dei sicari; la vittima prova a scappare ma viene finito a pochi metri dal mezzo con una sventagliata di colpi di kalashnikov e fucile calibro 12. Sull’accaduto sono in corso le indagini dei carabinieri che, nella notte, hanno eseguito 4 stub (l’esame che rivela la presenza di polvere da sparo su pelle e indumenti) ed altrettante perquisizioni a carico di pregiudicati sanseveresi. Ascoltati amici e parenti della vittima. Almeno una ventina i colpi esplosi, la metà dei quali ha ferito il 50enne in vari punti vitali, soprattutto al torace, non lasciandogli scampo.

VIDEO | Fucili e kalashnikov, 50enne ucciso da sventagliata di colpi

I KILLER CONOSCEVANO LE ABITUDINI DELLA VITTIMA

Chi ha agito conosceva bene la routine della vittima: conosceva i suoi orari, il suo tragitto e soprattutto aveva la certezza, dovendo rientrare in carcere, di trovarlo disarmato. Gli uomini dell’Arma stanno indagano a 360°, scavando nel passato della vittima. Al momento non si esclude nessuna pista, tra queste anche un possibile regolamento di conti all’interno della criminalità sanseverese. Per gli inquirenti, il 50enne era ritenuto vicino - come tutti i soggetti gravitanti nel mondo della droga a San Severo - al boss Nicola Salvatore, ucciso insieme alla moglie Isabella Rotondo, lo scorso 24 maggio, nella loro profumeria. La dinamica dell’agguato e le armi utilizzate dai sicari, invece, richiamano l’efferato duplice omicidio avvenuto alle porte di Apricena, quando vennero brutalmente assassinati con fucile e kalashnikov il 54enne Antonio Petrella e il nipote Antonio Ferrelli, di 43 anni, entrambi con precedenti per droga. Indagini in corso.

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