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Cronaca Cerignola / Via Urbe

Morto l'uomo che lanciò il cane dal balcone, dubbi sulla morte improvvisa: disposta autopsia

Il legale della famiglia, Giovanni Quarticelli: "Il timore è che al mio assistito, schizofrenico, siano stati somministrati calmanti in dosi eccessive che abbiamo causato lo scompenso cardiaco"

E’ deceduto in carcere, pochi giorni dopo il suo arresto, l’uomo di Cerignola arrestato nella notte tra il 9 e il 10 novembre, dopo una furibonda litigata in famiglia terminata con l’uccisione del cucciolo di pitbull della moglie, scagliato da una finestra al sesto piano di una palazzina di via Urbe, alla periferia della città.

Ma sulle circostanze e sulle cause della morte, sopraggiunta a seguito di un infarto la sera del 13 novembre, la famiglia dell’uomo arrestato in flagranza di reato e accusato dei reati maltrattamenti in famiglia, resistenza a pubblico ufficiale e dell’uccisione del cane vuole vederci chiaro. L’avvocato difensore Giovanni Quarticelli ha chiesto e ottenuto l’autopsia per chiarire l’accaduto.

“Stiamo parlando di un uomo affetto da schizofrenia cronica da oltre 20 anni, e da tempo seguito con specifiche terapie dal Centro di Igiene Mentale di Cerignola”, spiega il legale. “La convalida dell’arresto è avvenuta per motivi di opportunità, ovvero in risposta alla necessità imminente di allontanare lo stesso dal contesto familiare avendo manifestato atteggiamenti pericolosi per sé e per gli altri: aveva lasciato il gas aperto o la caffettiera in ebollizione sul fuoco, avevo scatti di ira con tutti e pochi giorni prima aveva tentato una rapina sia alle Poste che in banca appellandosi al fatto che Matteo Renzi gli avesse rubato la pensione”.

I dubbi che la famiglia avanza tramite l’avvocato potranno essere sciolti solo tramite l’autopsia: “L’uomo non soffriva di patologie cardiache: il timore è che gli siano stati somministrati calmanti in dosaggi sbagliati, tali da causare il grave scompenso al cuore. Qualora queste circostanze saranno confermate dall’esame autoptico, ci riserviamo ogni ulteriore azione legale”.

Sul punto, ribadisce l’avvocato: “Il regime carcerario non era adatto al mio assistito. Anche per la tipologia di reato commesso, sarebbe stato opportuno il ricovero in una struttura ospedaliero-psichiatrica o sottoposto a Tso: la morte di questa persone mette in evidenza tutta l’inefficienza del sistema giudiziario, sanitario e carcerario per i malati mentali”.

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