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Cronaca

La storia di Giovanni Russo, il clochard foggiano morto nell'anonimato. "Le Iene" cercarono di aiutarlo, lui preferì la strada

Viveva da anni a Como, dove era conosciuto da tutti. Faceva qualche lavoretto in cambio di pochi soldi. Nel 2014 i City Angels gli donarono un appartamento che però lui non usò quasi mai. Inutili i tentativi di Matteo Viviani di fornirgli una stanza di un B&B.

A Como un po’ tutti lo conoscevano. Giovanni Russo era un senzatetto orgoglioso e libero. Ogni mattina si svegliava all’alba, svuotava i cestini del parco vicino al porticato dove dormiva e li riempiva con i sacchetti nuovi. Poi si spostava al mercato coperto per spazzare. In cambio riceveva qualche soldo o un pasto caldo. Un modo per farlo sentire utile, e infatti Giovanni era conosciuto e ben voluto da tutti.

La sua storia finì a “Le Iene”. Matteo Viviani lo andò a trovare nel novembre del 2014 per approfondire la sua storia. Giovanni era originario di Foggia, ma viveva a Como da diversi anni, dopo aver perso ogni contatto con la ex moglie e i figli. “Ho iniziato a lavorare a 15 anni, mettevo insieme i pezzi dei televisori”. Poi il fallimento della ditta, tanti mestieri cambiati: “Ho lavorato una vita versando i contributi, aspetto la pensione”. Nel frattempo si rendeva utile: “Io aiuto tutti in cambio di quei 20/30 euro passo il tempo”, raccontava.

Ma il sogno più grande di Giovanni era un altro: “Vorrei un tetto”. Ed ecco che si mise in moto la macchina della solidarietà, fino a quando la vigilia di Natale del 2014 – grazie ai City Angels di Como – Giovanni ottenne un piccolo appartamento, con un letto vero, un bagno, il calore, e tutti i piccoli comfort che una casa vera garantisce. Giovanni non riuscì a trattenere l’emozione per un regalo di Natale così inaspettato e grande.

La gioia di quei momenti, però, non durò molto. Perché dopo poco tempo Giovanni tornò a dormire per strada. Le telecamere de “Le Iene” tornarono a Como per scoprire che cosa fosse successo. Si comprese presto che Giovanni non era riuscito a “staccarsi” da certe abitudini legate alla vita di strada. E quindi in quell’appartamento non c’era andato quasi mai. Neppure il successivo tentativo di Viviani, di offrirgli una stanza di un bed and breakfast, andò a buon fine. Giovanni preferiva vivere in strada, tra la gente, sotto il portico della Coin, sotto il Broletto, o in stazione. E così ha continuato a vivere fino al 15 settembre scorso, quando si è diffusa la notizia della sua morte.

Giovanni se n’è andato via e lo ha fatto da uomo libero.

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