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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Severo

Tragedia al Gran Ghetto, dopo lo sgombero brucia ancora: due morti carbonizzati

Due giovani africani del Mali sono morti carbonizzati nell'incendio, l'ennesimo, sviluppatosi nel villaggio di cartone nel quale, dal 1° marzo, erano in atto le operazioni di sgombero da parte delle forze dell'ordine

Due giovani africani del Mali sono morti carbonizzati nell’incendio, l’ennesimo, sviluppatosi la scorsa notte nel Gran Ghetto, il villaggio di cartone in agro di San Severo, nel quale, dal 1° marzo, erano in atto le operazioni di sgombero da parte delle forze dell’ordine.

Incendio 'Gran Ghetto' 3 marzo 2017 (foto di Roberto D'Agostino)

Per due dei circa 100 inottemperanti - tutti legati alla misera condizione del ghetto dal ‘ricatto’ del lavoro nei campi - non c’è stato scampo. Ancora da accertare le cause dell’incendio. Il fatto è successo intorno all’una della scorsa notte e in pochi minuti le fiamme hanno avvolto un centinaio di capanne - costruite per lo più in legno, plastica e cartone - percorrendo una superficie di cinquemila metri quadri.

Necessario l’intervento di quattro squadre dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine ancora presenti per lo sgombero in atto: nelle baracche gli uomini del 115 hanno recuperato decine di bombole a gas, ma non si esclude che dietro la tragedia possano esserci il dolo.

"ECCO DI CHI È LA COLPA"

Le vittime non sono state ancora identificate ufficialmente. In base al racconto degli altri occupanti si tratterebbe di due cittadini del Mali di circa 30 anni, Mamadou Konate e Nouhou Doumbouya. Le salme sono state portate via dall'accampamento da una agenzia delle pompe funebri, tra la disperazione dei migranti presenti. Si tratta del settimo incendio sviluppatosi nel ghetto dal 2012 ad oggi, quello dalle conseguenze più gravi.

Le vittime fanno verosimilmente parte della frangia più resistente allo sgombero - composta da circa 100/150 braccianti. che ieri mattina è scesa in strada, a Foggia, per protestare contro la revoca della facoltà d’uso del sito sequestrato dalla DDA di Bari, al grido di ‘Vivere nel ghetto’ e di slogan e cartelli in cui i migranti manifestano la volontà di rimanere nel villaggio di cartone

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