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Cronaca

Dalle violenti percosse all’incendio dell’auto, poi la minaccia shock: “Ti devo uccidere”

Foggia, un marito picchiava e minacciava di morte la moglie, alla quale ha bruciato anche l'auto. La vittima e i figli sono stati collocati in una struttura protetta

Fine di un incubo per una donna di Foggia, costretta a subire, già alcuni anni dopo il suo matrimonio avvenuto nel 2002, ingiurie, minacce e violenze da parte del marito anche alla presenza del figlio minore; a causa dell’eccessiva gelosia dell’uomo. Il 17 ottobre gli agenti della Squadra Mobile di Foggia hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare emessa dal Gip del capoluogo dauno, e con prescrizione di lasciarla immediatamente, nei confronti di B.V., pregiudicato classe 1979, per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e lesioni.

"Ti devo uccidere" e l'incendio dell'auto

Il 2 giugno scorso mentre la donna riposava, il 38enne in maniera aggressiva, pretendeva di avere un rapporto sessuale. Al diniego della vittima, l’indagato la percuoteva e la minacciava con un coltello da cucina al grido “ti devo uccidere”. Per fortuna la malcapitata, che era riuscita a scappare scalza, veniva soccorsa dalla vicina di casa. Per le lesioni subite veniva medicata al Pronto Soccorso e si trasferiva dalla madre per paura che il marito potesse farle qualcosa. L’uomo non ha smesso di perseguitarla, seguendola durante i suoi spostamenti, ingiuriandola e minacciandola davanti ad altre persone e anche telefonicamente con l’invio di messaggi. Fino ad incendiarle l’auto.

Gli sms in Quesura e la collocazione in una struttura protetta

L’indagato, durante l’esecuzione dell’ordinanza dell’applicazione della misura coercitiva dell’allontanamento della casa familiare, alla presenza della Polizia esternava l’intenzione di voler ammazzare la moglie. Inoltre, anche mentre la donna si trovava in Questura continuavano ad arrivare sms in cui il marito  minacciava di ucciderla; pertanto la donna e i figli sono stati collocati in una struttura protetta. Prosegue, pertanto, il lavoro della Polizia di Stato a tutela dei soggetti più deboli che si ritrovano a subire inaccettabili violenze in seno alla famiglia.

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