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Cronaca

Fallimento Daunia Ambiente: Amica nel caos, sospeso dirigente

Misura interdittiva emessa nei confronti di Michele Simone. Avrebbe istigato gli amministratori di Daunia Ambiente a pagare ai dipendenti stipendi senza i dovuti contributi previdenziali e assistenziali

Nuova scure giudiziaria su Amica, la società comunale di igiene urbana fallita il 18 gennaio scorso sotto il peso di una debitoria milionaria.

Il tribunale di Foggia ha emesso una misura interdittiva nei confronti di Michele Simone, dirigente dell’azienda: secondo l’accusa avrebbe istigato gli amministratori della società “figlia” di Amica, Daunia Ambiente, anch’essa fallita, a pagare ai dipendenti soli gli stipendi senza i dovuti contributi previdenziali e assistenziali, “contribuendo a cagionare in tal modo – dice ancora l’accusa - il fallimento di Daunia Ambiente”.

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari, Michela Valente, che ha accolto le richieste dei sostituti procuratori Giuseppina Gravina ed Enrico Infante.

La vicenda rientra nell’inchiesta sul fallimento di Daunia Ambiente che l’8 giugno scorso portò alla notifica di alcuni avvisi di garanzia ai componenti dell’ex consiglio di amministrazione per bancarotta fraudolenta: avrebbero, secondo l’accusa, distratto somme di denaro a favore dell’azienda madre Amica, contribuendo anche qui, al fallimento.

Società “satellite” di Amica nata dieci anni fa per occuparsi di raccolta differenziata, Daunia Ambiente, lo ricordiamo, fallì nel novembre 2010, formalmente per poche migliaia di euro (poco più di 50mila, tanto a quanto ammontava il credito vantato nei confronti dell'azienda dall'ex presidente dei revisori dei conti, Nicola Scarcelli, che si vide accogliere dal tribunale di Foggia l'istanza di fallimento).

Intanto la città rischia di vivere una nuova emergenza rifiuti. La sentenza della Corte d’Appello di Bari sul fallimento di Amica tarda ad arrivare e il 20 luglio scade l'ordinanza sindacale con viene espletato oggi il servizio di raccolta e smaltimento in città.

Atto che il sindaco non può confermare dal momento che, sempre il 20 luglio, giunge anche a termine il periodo massimo di 18 mesi oltre il quale il primo cittadino può reiterare provvedimenti di questo tipo.

Il che, in assenza di urgenti provvedimenti tampone, significherebbe il caos.  E’ corsa contro il tempo, dunque, per correre ai ripari nelle more della sentenza dei magistrati baresi.

Il giudice del tribunale di Foggia delegato al fallimento, Roberto Gentile, qualche giorno fa ha autorizzato il Comune  di Foggia a stipulare un nuovo contratto di servizio con Amica e Dauniambiente che regoli i rapporti oltre quella data.  Dieci i giorni di tempo concessi per redigere il provvedimento, condizionato all’assenso formale da parte del Comitato dei creditori delle due società.  

All’interno – su espressa richiesta del Comitato - dovranno essere indicati esplicitamente “i servizi richiesti alle due società, la durata del rapporto, il corrispettivo da riconoscere e le scadenze precise dei versamenti”. Non solo. Anche “l’esonero per le due società e per gli organi fallimentari da responsabilità per eventuali disservizi”.  

Ed è proprio questo, stando ad alcune indiscrezioni, uno dei punti contestati da palazzo di città, al lavoro alacremente in queste ore per mettere nero su bianco quanto richiesto dal giudice fallimentare.

 

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