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Cronaca

L’agricoltura del Foggiano si vota alla marijuana: il business a sei zeri nella Capitanata stupefacente

La provincia di Foggia terra 'stupefacente' con intere distese di marijuana, immense piantagioni per giri d'affari da capogiro. Intervista al maggiore Fabio Rufino, Comandante del Nucleo Investigativo di Foggia

In provincia di Foggia l’agricoltura sembra essersi convertita. Aperta a nuovi scenari, nuove colture e fonti di business alternativi. Illegali però. Colpa della crisi, dicono i maligni. Fatto sta che da alcuni mesi il Tavoliere si è rivelato una terra ‘stupefacente’ svelando di volta in volta intere distese di marijuana, immense piantagioni per giri d’affari da capogiro.

Per settimane e mesi, infatti, a partire dalla fine dell’estate, si sono susseguite notizie - FoggiaToday ne ha dato ampio spazio e rilievo - relative a piantagioni di cannabis indica o sativa scoperte lungo l’argine dell’Ofanto, nascoste dalla fitta boscaglia in agro di Cerignola, o sul Gargano, in terreni impervi e lontani da sguardi indiscreti.

Anche il basso Tavoliere non è rimasto indifferente rispetto a questa deriva agricola mettendo a disposizione della malavita, in agro di Ordona, oltre 6 ettari di terreno, una delle piantagioni più estese mai sequestrate in Italia. I numeri sono talmente grandi da sembrare sproporzionati per le ‘piazze’ locali.

Da luglio ad oggi sono state scoperte e sequestrate 20 piantagioni, interi fondi agricoli votati alla marijuana, che cresceva rigogliosa all’ombra di vigneti o uliveti: la malavita alza il tiro e punta al banco, ovvero all’intera filiera dello stupefacente, dalla produzione alla vendita, passando per essiccazione e confezionamento. Nella Valle dell’Ofanto, ad esempio, sono state sequestrate due maxi-piantagioni per complessivi 10 quintali di foglie, 3 milioni di dosi medie singole ricavabili e un profitto a sei zeri.

Sempre nel cerignolano, a settembre, scoperte e distrutte cinque tonnellate in foglie di cannabis sativa che avrebbero originato 500mila dosi medie di marijuana da immettere sul mercato dello spaccio foggiano per un guadagno da 1 milione e mezzo di euro.

A CERIGNOLA LA PIU' GRANDE PIANTAGIONE IN PUGLIA

Ad Ordona, invece, come caso eclatante, ci sono voluti tre giorni di lavoro per estirpare e distruggere gli oltre 180mila arbusti di cannabis indica scoperti nei pressi di una cava dismessa. 14 milioni le dosi medie singole ricavate, per un valore commerciale stimato di decine di milioni di euro.

SCOPERTA L'INDUSTRIA DELLA MARIJUANA A ORDONA

Il rovescio della medaglia di questo ‘proliferare’ di marijuana lo si percepisce in strada, dove reperire la sostanza, almeno a Foggia, è un gioco da ragazzi. Ne abbiamo parlato con il maggiore Fabio Rufino, Comandante del Nucleo Investigativo di Foggia.

MAGG Fabio Rufino-2

Maggiore Rufino, da luglio ad ottobre sono state scoperte decine di piantagioni di marijuana nel Foggiano. Benché si tratti di episodi slegati tra loro, la cosa non può lasciarci indifferenti. E’ il sintomo di un cambiamento in atto? Come in quadrare tale fenomeno?

Non parlerei di cambiamento. La droga è sempre circolata nel territorio foggiano e alcune piantagioni sono state sequestrate anche negli anni passati. Di certo, però, mai così tante e così estese. Credo piuttosto che ci sia stato un incremento dei sequestri dovuto a più fattori: sociali e climatici innanzitutto, ma anche figli dei maggiori controlli effettuati sul territorio. Sono state incrementate, infatti, le attività a banda larga nelle campagne, sia nei campi per individuare eventuali piantagioni di cannabis, ma anche nei casolari e poderi spesso scenari di reati quali furti e ricettazione. Indubbiamente, questi controlli hanno sortito effetti importanti nel contrasto alla produzione di stupefacenti.

Una prima spiegazione che si può dare a questo fenomeno è che la malavita stia puntando al banco. Ovvero a mettersi in proprio, e a gestire tutta la filiera dello stupefacente: coltivazione, produzione e spaccio.

Il fenomeno della coltivazione di stupefacenti nel Foggiano c’è ed è evidente: il territorio, poi,si presta a tale attività illegale sia per conformazione geografica che per vocazione agricola e climatica. Indubbiamente una delle fonti di sostentamento delle organizzazioni criminali è la droga, ma non è la fonte esclusiva. Sicuramente dietro questi fenomeni può esserci un interessamento delle organizzazioni criminali, ma questo lo scopriremo solo all’esito delle indagini in corso.

I numeri, lo abbiamo visto, sono davvero importanti. E sembrano andare ben al di là delle richieste delle locali ‘piazze’ dello spaccio…

Sicuramente alcune coltivazioni scoperte negli ultimi mesi - come quella di Ordona, maggiore per estensione - non erano pensate per ‘servire’ solo la provincia di Foggia, ma mercati più ampi. Ma sui territori e sui vari canali di spaccio, ci stiamo lavorando.

Insomma, tutto sembra far pensare che la Capitanata stia diventando un centro di coltivazione e produzione dello stupefacente.

Non sarei così netto nel giudizio. Importanti piantagioni di marijuana sono state scoperte anche in altre zone d’Italia. Certo, la quantità delle dosi stimate ci fa pensare a piazze che vanno al di là del consumo locale, ma anche questo al momento è oggetto di ulteriori indagini.

Scoperta una piantagione di cannabis, cosa avviene dopo? Quali sono i passaggi successivi?

Tutto il materiale sequestrato viene fatto analizzare al LASS - Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti dell’Arma dei Carabinieri, che abbiamo qui in sede e funziona sia per l’Arma che per altre forze di polizia. Questa analisi quantifica e qualifica lo stupefacente: ovvero, si va ad analizzare sia il grado di purezza che il principio attivo della sostanza in oggetto. Si tratta di elementi importanti per definire la condanna delle persone colpite dalla nostra azione, e per procedere alla stima di possibili dosi ricavabili, secondo i parametri stilati dalle tabelle ministeriali. Una volta espletate tutte analisi di laboratorio utili a livello processuale, la magistratura da’ ordine di distruzione della droga, che viene incenerita e quindi sottratta non solo dai mercati illegali ma anche da possibili malintenzionati.

A proposito di esami del LASS, nell’ultimo periodo si è notato come sia improprio parlare ancora di droghe leggere perché il principio attivo dello stupefacente è presente in percentuali sempre maggiori e quindi potenzialmente più dannoso. C’è una sorta di ‘perfezionamento’ del coltivato?

Tornando alla coltivazione scoperta in agro di Ordona, lì abbiamo trovato marijuana di alta qualità, in termini di purezza e percentuale di principio attivo. La differenza tra droghe leggere e pesanti è un aspetto legislativo e tale resta. A noi quello che interessa è che se una sostanza è vietata noi perseguiamo quel tipo di reato. Il resto è una questione prettamente qualitativa, che non va ad incidere sulla nostra azione.

Dal punto di vista concreto, dopo questi sequestri è cambiato qualcosa? Circola meno marijuana o c’è stata un’impennata del costo per dose?

Sicuramente abbiamo messo in difficoltà il sistema. Una percezione chiara delle possibili variazioni del prezzo noi non l’abbiamo perché sono tante le variabili che entrano in campo per determinare aumenti o flessioni. Indubbiamente, togliendo dal mercato quantitativi così ingenti, chi traffica in stupefacenti ha dovuto riadattarsi attraverso altri canali e altre fonti di approvvigionamento che verranno determinate dalle indagini in atto.

Per concludere, non le chiedo un parere personale ma un suo punto di vista sulla base dell’esperienza operativa-investigativa fin qui maturata: la possibilità dell’eventuale legalizzazione delle droghe leggere potrebbe realmente andare a spezzare il circuito di illegale (come sostenuto, ad esempio, dal procuratore antimafia Franco Roberti), oppure sarebbe solo uno specchietto per le allodole che poi darebbe la stura ad altri illeciti, dal contrabbando ad altri fenomeni ad esso connessi?

Sono molto sintetico: si tratta di valutazioni che non spettano a me. Personalmente ho una mia idea al riguardo, ma non posso, per il ruolo che rivesto, esprimermi in tal senso. Se un fatto è inquadrato come illecito penale noi interveniamo e perseguiamo quel reato; nel momento in cui quello stesso fatto non è più inquadrato in tal senso si valuterà la soluzione da adottare. Il resto è politica.

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