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Cronaca

Quattro ginecologi non obiettori in Capitanata, tre verso la pensione: “Dopo cosa accadrà?"

Per Loredana Olivieri (Cgil Capitanata), la Regione dovrebbe farsi carico di garantire nelle strutture pubbliche ginecologi non obiettori. In Capitanata ci si può rivolgere a Foggia, Cerignola e Manfredonia

“Non contestiamo la libera scelta del singolo medico ma chiediamo alle istituzioni che attraverso percorsi di indirizzo e di organizzazione sanitaria si continui a garantire e applicare al meglio una legge dello Stato”. E’ quanto afferma la segretaria provinciale della Cgil di Capitanata, Loredana Olivieri, commentando la bocciatura nella commissione Sanità del Consiglio regionale pugliese di una proposta in materia di attuazione della normativa sull’interruzione volontaria della gravidanza, che puntava a sopperire alla carenza negli organici delle strutture pubbliche di medici non obiettori.

“I dati sono allarmanti – commenta Olivieri – perché in una regione come la nostra vi sono appena 23 ginecologi negli ospedali pubblici disposti a praticare la IVG. In provincia di Foggia solo in tre strutture è possibile rivolgersi: a Foggia, Manfredonia e Cerignola dove operano quattro ginecologi in totale. Solo che in tre matureranno la pensione tra la fine del 2017 e il prossimo anno, quindi ci chiediamo in che modo la Asl potrà garantire la continuità delle prestazioni se è impossibile assumere nuovo personale”.

Non tutti, denuncia la segretaria della Cgil, “si dichiarano obiettori per una scelta etica o di coscienza. E’ un compito difficile e delicato quello svolto da questi medici, e spesso proprio perché sottorganico sono costretti a turni massacranti. Va ricordato che se non è il pubblico a intervenire spesso le strade alternative che scelgono soprattutto donne socialmente più deboli sono pericolose e rimandano a clandestinità e a un vero e proprio mercato”. Difficoltà che giustificherebbero il ricorso a pratiche meno invasive “e che non richiedono la presenza dello staff medico e di una sala operatoria. Ci riferiamo alla cosiddetta pillola del giorno dopo, la Ru486, che non capiamo perché in provincia di Foggia non deve essere garantita”.

Non è la sola presenza di ginecologi non obiettori quindi che reclama la Cgil assieme a un cartello di associazioni: “Dall’iniziativa del 28 settembre, giornata di mobilitazione mondiale per l’aborto sicuro, è nato un percorso comune che vuole spingere le istituzioni a operare perché in pieno si attui la 194. Perché l’ivg non sia un metodo anticoncezionale va fatta informazione soprattutto tra i ragazzi e le ragazze, per una maternità consapevole e sulla prevenzione. Vanno fatti investimenti sui consultori e trovare le strade affinché vi sia un turn over che garantisca l’operatività delle strutture sanitarie e la presenza di ginecologi non obiettori. A breve avanzeremo alcune riflessioni e proposte come cartello di associazioni, disponibili a un confronto con i vertici della Asl e della stessa Regione”.

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