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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Viale Sant'Alfonso Maria Dè Liguori

Dipendenti comunali assenteisti, al via interrogatori: in due mesi frodati 23mila euro

Nelle 40 pagine dell'ordinanza, il gip Corvino evidenzia "la condotta degli indagati che, consapevoli di porre in essere una attività illecita, hanno ritenuto di seguire il trend generale, avallato dal dirigente Stanchi"

Al via gli interrogatori dei 13 dipendenti del Comune di Foggia arrestati dai carabinieri con l’accusa di truffa ai danni dello stato. Al centro delle indagini dei carabinieri - avviate dalla denuncia presentata da Giuseppe Mainiero, capogruppo di Fratelli D’Italia in Consiglio comunale – gli uffici del Servizio Integrato Attività Economiche, ex Uma e Protezione Civile del Comune in Viale Sant’Alfonso Maria De Liguori del Comune di Foggia.

Qui, secondo la tesi, i dipendenti avevano messo in atto un meccanismo che serviva a coprire ritardi, commissioni personali effettuate in orari di lavoro, vere e proprie assenze: nei filmati e negli oltre 300 fotogrammi che incastrano gli indagati (i tredici arrestati, tra cui il dirigente del servizio Antonio Stanchi, e i sette dipendenti sospesi) si vede chi torna in ufficio con la busta della spesa o con acquisti fatti in boutique e chi torna vestito in tuta dopo una corsa o una seduta in palestra.

VIDEO: Via vai di buste nella sede distaccata del Comune

Per gli inquirenti, tutto ciò era possibile in virtù della stretta collaborazione resa dai dipendenti (disposti a timbrare a turno anche fino a dieci badge) e con il presunto benestare del dirigente. Quest’ultimo, non essendo obbligato al timbro del cartellino non può essere accusato direttamente di assenteismo. Stanchi però, ritengono i militari, avrebbe più volte timbrato in entrata il badge marcatempo della moglie (tra le 7 sospese dal servizio), rendendosi complice del meccanismo.

VIDEO: Timbra per i colleghi e controlla presunta telecamera

Quanto accadeva nella sede di viale De Liguori era stato già evidenziato tramite agli organi di controllo del Comune di Foggia dall’allora assessore al ramo Jenny Moffa, successivamente sollevata dal suo ruolo per questioni politiche. Tutti campanelli d’allarme rimasti inascoltati e che hanno portato Mainieri alla denuncia depositata in procura il 15 gennaio dello scorso anno.

Nelle 40 pagine dell’ordinanza, il gip Carmen Anna Lidia Corvino evidenzia come “sia da condividere la qualificazione giuridica degli stessi, sussistendo sia gli artifici che i raggiri, sia l’indebita percezione di denaro - a fronte di attività lavorativa non svolta -– sia il danno per l’ente pubblico da individuare non solo nell’indebito esborsi di emolumenti per attività lavorativa non prestata, ma anche nel mancato e corretto funzionamento degli uffici e conseguenti disservizi”. Nel complesso, con vari profili di gravità, nel periodo di indagine (febbraio-aprile 2015) il Comune di Foggia è stato frodato per circa 23mila euro, ovvero denaro percepito senza la reale controparte lavorativa. I profili variano da poche decine di euro a cifre più consistenti pari a intere mensilità.

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Si legge ancora nella relazione del Gip come “sia evidenziabile la condotta posta in essere dagli indagati che, consapevoli di porre in essere una attività illecita, hanno ritenuto di seguire il trend generale, avallato peraltro dalla condotta del dirigente Stanchi che non solo era consapevole dell’andazzo generale ma vi partecipata attivamente, nonostante il suo ruolo di controllo e vigilanza. Si tratta di circostanze rilevanti perché nonostante il breve lasso di tempo in esame evidenziano come la condotta fosse generale e consolidata”. Conclude il Gip, “non sussistono cause di giustificazione, di esclusione della pena, di estinzione del reato”. Gli interrogatori proseguiranno anche nella giornata di domani e per tutta la prossima settimana.

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